Piaffe e Passage/12

di Enzo Truppa

Piaffe e passage appartengono all’Alta Scuola e meriterebbero sicuramente una trattazione specifica in un testo dedicato esclusivamente a loro, poiché trattando del piaffe e passage ci si addentra veramente nel cuore del cosiddetto Grand Dressage.

D’altro canto l’importanza di questi due movimenti in un Grand Prix è talmente evidente: il piaffè viene giudicato con coefficiente 2.

La trattazione di questi due movimenti sarà, per la natura e gli scopi di questa pubblicazione, limitata agli elementi essenziali di giudizio e a una indagine generale sui metodi di addestramento che portano all’insegnamento di queste due arie.

Sostanzialmente i metodi per insegnare il piaffe a un cavallo si basano su due alternative:

A) cominciare il lavoro a terra;

B) insegnare il piaffe con il cavallo montato.

PIAFFE

Il momento ideale in cui iniziare a insegnare il piaffe con il cavallo montato dipende essenzialmente dalla conformazione, dal temperamento e dall’addestramento raggiunto dal cavallo stesso. Non esiste quindi una regola fissa, sebbene in generale si possa dire che sarebbe meglio non iniziare un piaffe con il cavallo montato, prima dei cinque/sei anni e prima che il cavallo sia in grado di essere stabilizzato al passo.

Cosa diversa è invece iniziare il lavoro preparatorio a terra, che può essere intrapreso non appena l’addestramento di base sia stato completato.

Insegnare il piaffe su un cavallo montato presuppone che il cavallo sia già relativamente dritto, abbia raggiunto un certo grado di riunione e sia molto sensibile agli aiuti del cavaliere.

L’indicazione di tutto ciò sarà data dal fatto che il cavallo procederà dall’alt al trotto, prontamente e in risposta ad aiuti veramente leggeri e sarà inoltre capace di offrire nella transizione a scendere dal trotto al passo o all’alt, i cosiddetti “tempi ridotti di trotto” (half-sieps) che, una volta sviluppati, daranno origine al piaffe.

Questi “tempi ridotti di trotto” non sono solo utili e addirittura necessari per poter insegnare al cavallo il piaffe, ma sono anche in generale esercizi ginnici di grande utilità per metterlo negli aiuti (durchlassigkeit) e sviluppare la sua capacità di portar peso sui posteriori.

I criteri principali per giudicare un buon piaffe sono soprattutto il mantenimento di un ritmo corretto e la flessione delle anche a denotare la loro capacità a prender peso.

Il fatto invece che il cavallo rilevi più o meno gli anteriori dipende principalmente dalla sua conformazione e dal modo in cui si muove al trotto.

Idealmente, il posteriore in elevazione deve portarsi fino all’altezza dell’altro nodello e l’anteriore diagonale fino alla metà dell’altezza del ginocchio dell’altra gamba.

Il rilevamento dell’avantreno è una conseguenza dell’aumento della flessione delle anche ed è interrelato a questo. Ecco perché si parla di rilevamento relativo, perché il rilevamento del treno anteriore deve essere in stretta relazione all’abbassamento del treno posteriore. Infatti, se non esistesse questa relazione e si provocasse un eccessivo rilevamento dell’avantreno rispetto a quanto il posteriore tenda ad abbassarsi, si avrebbe come effetto quello di bloccare l’attività dei posteriori, esercitando grande pressione sulla schiena del cavallo

Gli aiuti per il piaffe devono derivare innanzi tutto da un assetto tranquillo e immobile che consenta al cavallo di trovare il suo equilibrio senza essere disturbato dal cavaliere.

Le gambe del cavaliere devono rimanere nella loro posizione naturale, cioè nei pressi delle cinghie.

Obiettivo primario del cavaliere è quello di evitare che il cavallo diventi forte sulla mano e che mantenga invece un contatto assolutamente costante e leggero. Anche in questo movimento, che forse è la più alta espressione della riunione, il cavallo deve essere sempre pronto a procedere in avanti e, se richiesto, ad allungare l’incollatura in avanti e in basso. La tendenza ad avanzare deve essere mantenuta continuamente attiva così che l’applicazione simultanea delle gambe del cavaliere per il cavallo abbia sempre il significato di portarsi risolutamente in avanti e non, come spesso si osserva in gara, che il loro impiego scriteriato produca in qualche maniera un piaffe a “esecuzione forzata”.

La voce dell’istruttore può essere di grande aiuto e deve essere considerata nella giusta misura nell’insegnamento del piaffe. Prendiamo per esempio il “verso della rana”, effettuato con la lingua; in genere serve a far capire al cavallo che si è sul punto di richiedere dei tempi ridotti di trotto e quindi a eseguire un piaffe. In altre parole bisogna instillare nel cavallo la percezione di aiuti sostitutivi a quelli delle gambe, così che questi possano diventare sempre più leggeri e il cavallo stesso possa chiaramente capire cosa gli è richiesto nell’esecuzione di questo movimento.

L’uso della frusta dovrebbe essere considerato molto attentamente e tale strumento andrebbe usato sia dal cavaliere, sia da un assistente a terra solo per aiutare il posteriore che sta sollevandosi.

Come sopra accennato, ci sono tantissimi metodi per insegnare il piaffe.

In genere quando il cavallo impara a eseguire correttamente dei tempi di piaffe senza il peso del cavaliere, si procede a far montare il cavallo stesso da un cavaliere che però siederà molto passivamente in sella e sostituirà sempre più i propri aiuti a quelli dell’istruttore che sta a terra.

Alcuni principi del lavoro da terra sono validi anche quando si insegna il piaffe a cavallo montato. Si procederà per esempio a richiedere alcuni tempi di piaffe frequentemente, ma mai per lungo tempo, accarezzando il cavallo non appena mostri di ubbidire ad aiuti leggeri e continuando, con molta gradualità, a chiedere piccoli miglioramenti. Occorre più di tutto consentire al cavallo di capire cosa gli è richiesto, premiandolo e addirittura alcune volte, riportandolo in scuderia non appena abbia reagito positivamente alle richieste del cavaliere svolgendo in modo soddisfacente l’esercizio.

Se si insegna il piaffe con il cavallo montato, l’esercizio preliminare consiste nello sviluppare “tempi ridotti di trotto” (half-steps) che si ottengono partendo dal trotto riunito e scendendo al passo o addirittura all’alt. Per poi ripartire immediatamente al trotto. Per fare ciò occorre diminuire la lunghezza dei tempi di trotto riunito con continui ma discreti mezzi arresti.

Se questo esercizio viene richiesto dal passo, occorre che questo sia assolutamente riunito sino al punto da poter addirittura ridurre la durata del suo tempo.

Comunque, prima di iniziare a lavorare sui tempi ridotti di trotto o passo per poi richiedere al cavallo i primi tempi di piaffe, occorre ricordarsi che il cavallo deve essere assolutamente negli aiuti (durchlassig) e con un’accettazione dell’imboccatura pressoché ideale.

Si raccomanda di usare questo metodo con moderazione perché spesso si provocano, in alcuni cavalli molto sensibili, delle resistenze. Come per altri movimenti è compito del cavaliere e dell’istruttore ricercare quale sia il metodo che meglio si addice al proprio cavallo; ne consegue che non necessariamente tutti i cavalli impareranno il piaffe attraverso il lavoro montato oppure per mezzo del lavoro da terra.

Bisogna inoltre ricordarsi che quando viene insegnata al cavallo l’esecuzione dei cosiddetti “tempi ridotti di trotto” o di passo (half-steps) per poi introdurre il piaffe, occorre anche variare il tipo di esercizio e dopo alcuni tentativi ben riusciti sarà opportuno effettuare qualche transizione all’alt o al passo per far capire al cavallo la differenza tra le diverse esecuzioni che gli sono state richieste, accarezzandolo e mettendolo a redini lunghe per premiarlo.

Di tanto in tanto occorrerà montare decisamente in avanti ristabilendo così l’impulso.

Quando si introducono i cosiddetti “tempi ridotti di trotto” (half-steps) per insegnare al cavallo il piaffe non bisogna pensare esclusivamente alla sua esecuzione che si svilupperà solo gradualmente grazie a questi insostituibili esercizi di preparazione.

L’avvertimento più importante è quello di non praticare il piaffe per lungo tempo in una sola sessione di lavoro. Si rifletta sul fatto che anche in un Grand Prix non sono richiesti più di 12/15 tempi di piaffe. Questo aspetto è fondamentale per evitare di danneggiare il cavallo con esercizi che richiedono grande forza e grande impegno della sua muscolatura e per non “disgustare” la buona propensione psichica del cavallo all’esecuzione di questo movimento.

Allorché vengano richiesti esercizi che presuppongono una grande riunione del cavallo, tali esercizi vanno alternati da periodi di addestramento con esercizi che rigenerino l’impulso.

Un altro buon accorgimento è quello di ritornare a effettuare esercizi con cui il cavallo ha una certa familiarità ed esegue bene subito dopo aver praticato il piaffe e richiedere invece ulteriori esercizi che implichino grande riunione e grande impiego di energia, come per esempio la piroetta al galoppo, solo dopo aver frapposto un ragionevole intervallo di tempo fra le due sessioni di lavoro.

All’inizio è importantissimo effettuare il piaffe sempre con una chiara tendenza ad andare in avanti e, solo con il passare del tempo, si potrà richiedere al cavallo di eseguirlo assolutamente sul posto. Ciò implica un lungo e paziente addestramento, fino a che il cavallo, un giorno, sarà in grado di effettuare il piaffe perfettamente sul posto.

Come istruttore e come giudice occorre anche rendersi conto del fatto che tanti cavalli non saranno mai in grado di mostrare un piaffe veramente espressivo, per esempio a causa della loro conformazione e del modo di muoversi.

Quando si sarà raggiunto il risultato di eseguire il piaffe sul posto, sarà opportuno rammentare al cavallo che deve essere sempre pronto a muovere in avanti alla minima richiesta del cavaliere.

PASSAGE

Anche per il passage ci sono vari metodi di addestramento e quello classico prevede che si cominci a insegnare il passage allorché il cavallo sia in grado di eseguire il piaffe anche avanzando.

Occorre subito dire che è meno facile lavorare il passage da terra sebbene, tramite l’uso delle doppie redini, molti istruttori facciano eseguire al proprio cavallo passage con questo metodo. E’ anche vero che alcuni cavalli, specialmente quelli con un trotto molto rilevato con accentuato tempo di sospensione, possono imparare il passage dal trotto riunito o, in alcuni casi, dal trotto allungato.

Sta all’istruttore o al cavaliere capire qual è il metodo più appropriato per il proprio cavallo. Se, per esempio, durante le prime fasi di addestramento nel piaffe, il cavallo finisce con l’eccitarsi e offrire dei tempi di passage, allora il cavaliere dovrà trarre beneficio da questa circostanza accarezzandolo e proseguire nell’esecuzione del movimento. Questo significa che si accetta momentaneamente il fatto che alla richiesta del piaffe il cavallo ha offerto invece un passage. Subito dopo, con molta pazienza, occorrerà ritornare a lavorare sistematicamente sul piaffe, ma nel frattempo sarà risultato conveniente l’aver sviluppato il talento che il cavallo ha mostrato per il passage.

Per giudicare un buon passage occorre osservare prima di tutto dei tempi diagonali con grande sospensione e corretta flessione delle anche. Il mantenimento della cadenza (cadenza dressagistica: vedi apposito capitolo), evidenziata dal prolungato momento di sospensione creato dal grande impulso e dalla grande riunione richiesta è elemento essenziale di un buon passage.

Tanti cavalli eseguono il passage con una azione rilevatissima degli arti anteriori mentre altri tendono a rilevarli molto meno ; l’ideale sarebbe che il posteriore in aria stia all’altezza della metà del nodello dell’altro posteriore e l’anteriore in aria stia più o meno all’altezza del ginocchio.

Potrebbe essere utile, specialmente all’inizio, aiutarsi con un frustino che può essere usato sia dal cavaliere sia da un assistente o istruttore a terra. Ogni cavallo possiede un punto chiave dove reagisce al meglio allorché toccato; per esempio alcuni cavalli mostrano grande sensibilità quando vengono toccati con il frustino sul punto più alto della groppa, altri invece dietro al garretto; occorre quindi trovare il punto in cui è più sensibile.

Come già anticipato ci sono vari metodi per insegnare al cavallo il passage:

  1. Insegnare il passage dal piaffe, allorché si richieda al cavallo di avanzare da quest’ultimo movimento.
  2. Cercare sempre più riunione mentre si esegue un trotto riunito, specialmente con cavalli dotati di un trotto riunito espressivo.
  3. Il passage può essere insegnato subito dopo aver richiesto alcuni tempi di trotto allungato. In questo modo l’impulso che si crea con il trotto allungato viene trasferito al passage con dei tempi di sospensione che diventeranno sempre più chiari ed espressivi.
  4. Ci sono anche alcuni istruttori che insegnano il passage dal passo riunito. Questo è un metodo che impone molta circospezione poiché al passo evidentemente non si può utilizzare l’impulso offerto dai metodi di cui sopra.

Per ciò che riguarda l’osservazione del passage da parte del giudice di dressage, va considerato il fatto che un periodo di sospensione del diagonale piuttosto prolungato è possibile unicamente se la combinazione del peso cavallo-cavaliere è tenuta in equilibrio per un certo periodo di tempo dall’altro diagonale, che ha funzione di supporto. A questo scopo, il posteriore a supporto deve portarsi in una posizione molto vicina al baricentro del cavallo e ciò sarà a sua volta possibile solo se il cavallo stesso sarà in grado di flettere le sue anche sufficientemente. Nel passage, il ruolo del posteriore che sta a terra non è così tanto di supporto come lo è nel piaffe, perché c’è comunque una combinazione equilibrata di forza a supporto e forza propulsiva; per questo si dice che nel passage il cavallo non deve “sedersi eccessivamente sui posteriori” e cioè che l’ammontare di peso trasferito ai posteriori non deve essere così tanto e influente da impedire l’azione propulsiva che consente alla massa di proiettarsi in avanti nell’istante successivo (che si pensi all’effetto di una “molla”).

Nel passage la forza a supporto produce una grande elevazione del movimento, ma una eguale forza propulsiva deve rimanere disponibile per proiettare la massa in avanti; perciò se i posteriori incrociano o addirittura tendono ad allargarsi si determina una grave carenza perché le forze di cui sopra sarebbero seriamente minate nella loro efficacia.

Per tornare ai punti che il giudice dovrà osservare nell’esprimere il suo giudizio su questo movimento, si possono elencare le seguenti situazioni:

  1. Le articolazioni del posteriore del cavallo non sono sufficientemente ginnasticate e quindi incapaci di portare peso; vale a dire che il cavallo spinge unicamente e non porta peso. Si potrà notare in questo caso che il cavallo tende a essere un po’ forte sulla mano e, in alcuni casi, i posteriori non si portano sufficientemente sotto la massa e in avanti.
  2. La capacità di portare peso del posteriore non è sviluppata sufficientemente e il cavallo tende a diventare largo dietro. Gli anteriori, quindi risulteranno sovraccaricati.
  3. Movimento cosiddetto piatto, cioè con poca elevazione degli anteriori, insufficiente spinta dei posteriori in avanti e periodo di sospensione piuttosto breve. In genere questo accade a causa di un addestramento non appropriato, oppure a seguito di una richiesta di tale movimento prima che il cavallo sia pronto (quindi con muscolatura adeguata) per effettuarlo.

Per concludere, occorre rilevare che in un Grand Prix oltre al movimento del piaffe e del passage viene giudicato con l’attribuzione di relativo punteggio anche la transizione fra i due movimenti.

Se uno dei due movimenti non è eseguito correttamente, in genere la transizione ne risentirà; se il cavallo passa da un piaffe male eseguito a un passage abbastanza buono, la transizione non sarà quasi mai di ottima fattura perché il movimento non ben eseguito in genere determina una perdita di ritmo nella transizione stessa.

Errori che possono verificarsi durante l’esecuzione di queste figure in una ripresa di dressage :

PIAFFE 

– Il cavallo non si presenta con l’atteggiamento e l’equilibrio richiesti dall’esercizio

– Il cavallo avanza troppo

– Elevazione insufficiente degli arti

– Irregolarità, dissimetria dei gesti

– Dondolio delle anche, oscillazione del treno anteriore

– Movimento troppo rapido

– Assenza di sospensione (piaffe camminato)

– Anche non abbassate

– Numero di battute insufficienti

PASSAGE

– Ampiezza ed elevazione degli arti insufficiente

– Irregolarità, dissimetria dei gesti

– Dondolio delle anche

– Proiezione in avanti insufficiente, mancanza di impulso, mancanza di energia del posteriore

– Sospensione insufficiente

– Mancanza di fissità, alterazioni della messa in mano

TRANSIZIONI PASSAGE – PIAFFE – PASSAGE

– Mancanza di progressività nel cambiamento di atteggiamento e di ampiezza delle falcate

– Alterazioni della messa in mano

– Transizioni da un movimento non eseguito, o chiaramente insufficiente, all’altro realizzato correttamente (es. da un piaffe abbozzato a un buon passage)

– Interruzione del movimento, perdita di impulso


Per rileggere gli altri capitoli del libro di Enzo Truppa:

Capitolo 1: DRESSAGE NELLA STORIA clicca qui

Capitolo 2: FONTI DELLE METODOLOGIE DI ADDESTRAMENTO clicca qui

Capitolo 3: PROFILO DEL GIUDICE DI DRESSAGE clicca qui

Capitolo 4: PROFILO DEL CAVALIERE clicca qui

Capitolo 5: PROFILO DEL CAVALLO clicca qui

Capitolo 6: CONCETTI DI BASE NEL DRESSAGE – Le andature clicca qui

Capitolo 7: ELEMENTI ESSENZIALI nell’addestramento e nel giudizio clicca qui

Capitolo 8: SVILUPPO DELLE FASE DI ADDESTRAMENTO clicca qui

Capitolo 9: IL LAVORO SU DUE PISTE clicca qui

Capitolo 10: IL LAVORO AL GALOPPO – EQUILIBRIO INNANZI TUTTO clicca qui

Capitolo 11: PIROETTE AL PASSO E AL GALOPPO clicca qui

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