Il profilo del cavallo da dressage/5

di Enzo Truppa

“Un buon cavallo da dressage non è né grande né piccolo, può essere di qualsiasi razza e avere qualunque mantello.”

George Theodorescu

Nello scegliere un cavallo da dressage prevalgono talvolta delle preferenze personali nel giudicare l’aspetto fisico: c’è a chi piacciono cavalli piuttosto atletici, a chi il purosangue, a chi di statura o, al contrario, quelli non eccessivamente corpulenti.

         Poiché è difficile stabilire degli standard ideali di generale accettazione, in questo capitolo ho preferito trattare dei problemi di conformazione e temperamento che possono invece avere un certo peso nel decidere quale cavallo impiegare nel dressage e, spendere qualche parola su cosa occorre ricercare prioritariamente.

         La qualità principale richiesta a un giovane cavallo da utilizzare in dressage è l’equilibrio, quello che gli inglesi chiamano “self-carriage” e i tedeschi “selbst haltung”. Oltre a possedere questa qualità, il cavallo ideale dovrebbe avere una spalla lunga e obliqua, una testa leggera ed espressiva, occhi sereni e fiduciosi, una incollatura lunga con un ottima base diretta verso l’alto, un garrese ben evidenziato, un posteriore ben muscolato e una corretta inclinazione degli arti.

         Visto in movimento, specialmente al galoppo, il cavallo ideale mostrerà una buona capacità di portarsi ovvero di mantenersi in equilibrio, con un buon uso del treno posteriore.

         Per ciò che concerne le tre andature occorre subito evidenziare che quella veramente migliorabile, anche con percentuali altissime (sino al 400/500%), è sicuramente il trotto, mentre il galoppo può essere solo relativamente migliorato, secondo la mia esperienza nell’ordine del 20/30%. Il passo invece, può essere migliorato in linea con lo sviluppo muscolare della schiena del cavallo ma può spesso essere soggetto a “peggioramenti”.

         Con queste premesse, in un cavallo ideale da dressage occorrerà quindi intravedere principalmente l’equilibrio, la qualità del galoppo e del passo e la regolarità del trotto. Se oltre a tutto ciò il cavallo possiede anche un grande tempo di sospensione e grande impegno del treno posteriore al trotto, si è di fronte a un soggetto potenzialmente molto dotato per il dressage.

         Detto ciò, passiamo invece in rassegna quelli che possono essere i principali difetti di conformazione e di temperamento che occorrerà tener presente al momento della scelta di un cavallo da addestrare in dressage.

         L’allevamento di cavalli ha avuto un notevole miglioramento in termini qualitativi negli ultimi 20-25 anni e, in generale, tali significativi progressi si sono riscontrati un po’ in tutto il mondo con alcune punte in Paesi dove all’allevamento è sempre stata data grande importanza, come l’Olanda e in particolare la Germania e ultimamente Danimarca e anche in Italia.

         Ciò premesso, non esiste o è molto raro che esista, un cavallo che non abbia alcun difetto; chi decide di addestrare un cavallo da dressage avrebbe piacere di acquistare un cavallo perfetto, ma è anche vero che è molto difficile trovare un soggetto di tal fatta.

Un buon cavaliere di dressage e il suo istruttore dovrebbero poter riconoscere le potenzialità di un cavallo all’atto dell’acquisto ed essere poi in grado, attraverso un lavoro corretto e sistematico, di svilupparle al massimo.

         Questo capitolo cerca altresì di aiutare a comprendere come e fino a che punto si possono accettare ed eventualmente eliminare difetti di conformazione e di temperamento del cavallo.

         Va subito evidenziato che l’ideale sarebbe poter addestrare un cavallo senza questi problemi fin dall’inizio poiché il risolvere o attenuare difetti di temperamento e di conformazione richiede da parte del cavaliere una considerevole esperienza, che può essere acquisita solo attraverso l’addestramento di tanti diversi cavalli  in un considerevole periodo di tempo.

         Occorre rendersi altresì conto che, sebbene l’addestramento di ciascun soggetto sia per certi versi diverso, per metodi impiegati, da quello di altri cavalli e quindi in qualche maniera presenti delle caratteristiche “individuali”, è anche inoppugnabile che, per linee generali, i metodi applicabili sono pur sempre quelli descritti in questo libro. Tuttavia vi sono accorgimenti particolari che possono risultare di sicura utilità nel caso si abbia a che fare con cavalli dal temperamento difficile o con problemi di conformazione. Questo non significa che l’addestramento canonico venga abbandonato per far posto ad altri metodi, ma piuttosto che questi accorgimenti possono integrare il sistema di base valido pressoché per ogni cavallo.

Temperamento diffcile

Ogni cavallo nasce con un suo temperamento e una sua conformazione fisica.

Entrambi questi aspetti possono essere migliorati con un corretto addestramento e un buon trattamento in scuderia, in modo da ottimizzare e valorizzare nel cavallo le doti necessarie allo scopo finale a cui è destinato. Naturalmente, può accadere esattamente l’opposto se il cavallo viene sottoposto a metodi coercitivi sia in scuderia che durante l’addestramento.

         I difetti che il cavallo si porta dalla nascita o che acquisisce a causa di un maldestro o di un cattivo addestramento, specialmente nella fase iniziale di doma, sono molto difficili da correggere. L’esperienza insegna che anche dopo un paziente e duro riaddestramento tali difetti tendono a riapparire allorché si presenti una qualsiasi opportunità in tal senso. Esaminiamo alcuni di questi difetti:

  • Cavalli nervosi: hanno la tendenza a fuggire se si trovano di fronte a situazioni anormali, rumori strani, movimenti rapidi di persone, oggetti o bandiere. Questo tipo di cavalli potrà essere calmato solo con un lavoro molto attento e con grande pazienza. La situazione è ancor più complessa se il cavallo mostra nervosismo anche a causa di oggetti o di animali che si muovono sul terreno. L’esperienza insegna che i cavalli con queste caratteristiche difficilmente perderanno del tutto il loro nervosismo, costringendo il cavaliere ad accettare anche le limitazioni intrinseche connesse a questo comportamento. E’ anche vero però che, in alcune circostanze, una certa sensibilità, all’apparenza un po’ eccessiva, fino al punto da sfociare in nervosismo, può essere utilizzata da un cavaliere calmo e diligente per avvantaggiarsene in termini di impulso ed espressività.

Personalmente, forse in questo influenzato dal mio maestro George Theodorescu, preferisco addestrare cavalli piuttosto “svegli” anche se talvolta un po’ nervosi, purché non ansiosi, piuttosto che cavalli pigri. Un cavallo nervoso preferisce un cavaliere con un assetto molto stabile e quieto, che non si muova eccessivamente in sella e che sappia usare il proprio assetto in maniera “neutrale”. Un cavallo di tal fatta necessita infatti di aiuti molto “leggeri” e di un cavaliere paziente, in grado di “aspettare” il cavallo stesso che finirà, nella maggior parte dei casi, con l’accettare i suoi aiuti. Tecniche di desensibilizzazione con ad esempio, metodo Parelli, sono di grande ausilio per questi cavalli,

  • Cavalli pigri: possono indurre il cavaliere non molto esperto a montare non concentrato e comunque indeciso sugli aiuti da dare. Prima di tutto occorre stabilire se il cavallo è pigro di natura o se ci sono altre ragioni valide per il suo atteggiamento, quali una cattiva forma dovuta a qualche malattia o, addirittura, la completa indifferenza agli aiuti fornitigli dal cavaliere a causa di un cattivo addestramento pregresso.

La cosa migliore da fare con un cavallo pigro è di montarlo il più possibile all’ aperto, con delle sessioni in campagna, preferibilmente con un cavallo che abbia invece tutt’altra attitudine. Se il problema permane, allora il cavaliere dovrà intervenire con azioni più decise, usando nel momento giusto brevi ma efficaci aiuti con il frustino. Se a tale correzione il cavallo reagisce prontamente proiettandosi in avanti, va subito accarezzato e premiato. Per quel che ho potuto notare nella mia esperienza equestre, tale tipo di intervento va ripetuto un po’ di volte prima che il cavallo si renda conto di cosa gli si richiede e conseguentemente cominci a reagire ad aiuti più leggeri.

È importante che il cavaliere sia determinato in tali azioni per fare capire chiaramente al cavallo il movimento in avanti e i comandi che lo determinano per poter ridurre, in seguito, l’ intensità di tali interventi evitando così di farlo diventare “muto” agli aiuti propulsivi.

  • Cavalli ostinati o testardi: possono sviluppare una considerevole forza ed energia negativa quando non intendono sottomettersi al cavaliere. Ciò è particolarmente vero quando il cavallo si rende conto che il cavaliere non è sufficientemente determinato. Tale attitudine può addirittura sfociare in un problema ancor più grave e cioè che il cavallo si alzi in piedi, cosa che, come a tutti è noto, è una delle esperienze meno piacevoli dell’equitazione e anche uno dei difetti più difficili da eliminare.

Per correggere questa brutta abitudine occorre che il cavallo sia montato da un cavaliere dotato di coraggio, che abbia un buon assetto in sella e che sia pronto a mandare il cavallo immediatamente in avanti senza dargli nessuna possibilità di essere disobbediente. Non appena il cavallo mostri di adeguarsi alle richieste del cavaliere, quest’ultimo dovrà essere pronto ad accarezzarlo e ringraziarlo, ristabilendo così la fiducia reciproca.

Se il cavaliere ha la sensazione che il cavallo stia per alzarsi in piedi e scappare via, dovrà reagire unilateralmente su una redine d’apertura per prevenire questa disobbedienza; ciò dovrà avvenire velocemente e per breve tempo, altrimenti il cavallo potrebbe addirittura rovesciarsi con il cavaliere.

Difetti di conformazione

È raro ormai che cavalli con gravi difetti di conformazione vengano acquistati per essere poi addestrati in dressage.

         Possono piuttosto sussistere lievi “anomalie” delle quali il cavaliere deve, in piena obbiettività, riconoscerne l’esistenza e cercare, laddove possibile, di non farle interferire in maniera consistente nell’addestramento e nelle “performances” del cavallo.

         Se il difetto non è di grande rilevanza, occorrerà salvaguardare le parti deboli del cavallo, come ad esempio le articolazioni, non sovraccaricandole e consentendo al cavallo stesso di costruire gradualmente la sua struttura muscolare e articolare con un lavoro paziente e sistematico, senza affrettare i tempi. Naturalmente ciò è facile a dirsi, ma più difficile da attuare nella pratica.

  • Incollature difettose: Cavalli con incollature difettose sono oggi raramente messi in vendita per un utilizzo nel dressage agonistico. E se, in aggiunta, ci si trovi in presenza di un soggetto con ganasce grosse e pesanti, allora le possibilità di poterlo correggere sono veramente ridotte al lumicino.

         Questo perché ganasce grosse e pesanti non consentono fisicamente al cavallo di tenere una corretta postura dell’incollatura: le ganasce pressano contro l’incollatura stessa non lasciando spazio nell’interconnessione tra collo e testa. E’ consigliabile non addestrare cavalli così conformati.

         Tornando ai difetti di conformazione dell’incollatura, va rilevato che problemi di incollatura cosiddetta “rotta” (cioè la nuca non è il punto più alto) sono a volte causati da addestramento non corretto e in genere dall’uso troppo forte delle mani.

         Allorché si addestra un giovane cavallo, così come quando si correggono soggetti non ben addestrati, occorre far riferimento al principio secondo il quale, per poter cambiare in meglio la conformazione dell’ incollatura, un cavallo deve essere lavorato dai posteriori e attraverso la schiena.

L’incollatura di cigno viene così definita quando a un collo piuttosto lungo e non ben muscolato si aggiunge una flessione al culmine dell’incollatura con un’interconnessione al garrese alquanto alta. Cavalli con incollature di questo genere hanno difficoltà a stabilire un corretto contatto con le mani del cavaliere e vanno montati per qualche tempo favorendo una posizione allungata e bassa dell’incollatura. Non devono essere rilevati precocemente, altrimenti si noterà che l’incollatura tenderà, come si è già detto, a essere “rotta”. Solo quando il cavallo avrà imparato ad allungare l’incollatura in avanti e in basso e cercherà un contatto con l’imboccatura, si potrà proseguire nell’addestramento. Se a un cavallo con questi problemi è richiesto precocemente di rilevare l’incollatura e la testa, si noterà una grande mobilità del garrese, l’incollatura non avrà nessuna consistenza e il cavallo tenderà a flettersi lateralmente in maniera esagerata, cosa che porterà a un non corretto posizionamento dell’incollatura stessa con il cavallo che cade generalmente contro la spalla esterna.

         È importantissimo montare cavalli con questa conformazione dell’incollatura decisamente e attivamente in avanti. Se si notasse che il cavallo ha comunque difficoltà ad accettare un corretto contatto è meglio provare con imboccature più leggere. Quando si montano tali cavalli in circolo è consigliabile tenere aiuti esterni consistenti e chiari.

Il termine collo di cervo, collo di pecora o collo incavato indica morfologicamente che i muscoli inferiori dell’incollatura sono sviluppati in maniera abnorme e rendono molto difficile al cavallo l’allungamento in avanti della stessa. In questi casi si deve cercare per prima cosa, di decontrarre i muscoli inferiori dell’incollatura, favorendo invece lo sviluppo di quelli della parte superiore.

         La cosa più utile da fare a questo scopo è montare utilizzando delle redini di gomma posizionate piuttosto in basso. Un cavallo con problemi di questo tipo normalmente si muoverà con la schiena alquanto rigida e quindi anche il lavoro sui cavalletti o perfino su piccoli salti può risultare molto utile per la decontrazione.

  • Difetti di schiena: Non è detto che cavalli con una conformazione della schiena non ideale risultino necessariamente problematici anche nel lavoro: per esempio un soggetto con una schiena piuttosto lunga è spesso assai confortevole da montare.

         Infatti se la schiena, nonostante la sua lunghezza, è ben muscolata tra il garrese e la groppa, non può essere considerata problematica; si noterà al contrario che una schiena ben muscolata sarà addirittura meglio ginnasticabile nel corso dell’addestramento.

         Tuttavia se la schiena è tanto lunga che gli arti posteriori incontrano difficoltà a portarsi verso il baricentro del cavallo, allora tale difetto sarà compromettente per l’utilizzo in dressage perché il movimento dei posteriori risulterà troppo corto. In effetti nel dressage l’uso dei tali cavalli è piuttosto limitato perché le orme dei posteriori non saranno in grado di sopravanzare quelle degli anteriori e quindi in qualsiasi ripresa ciò verrà prontamente rilevato dai giudici.

         Quest’ultima caratteristica va tenuta ben presente quando si cominci ad addestrare un cavallo con questo tipo di problema: non è possibile accorciare una schiena lunga con l’addestramento, però si può incoraggiare il cavallo a impiegare movimenti più ampi attraverso molte transizioni a mezzi arresti.

Cavalli con la schiena corta: Cavalli così conformati sono naturalmente più facili da riunire poiché gli arti posteriori vengono sotto il centro di gravità con maggiore facilità. Di contro tali cavalli necessitano spesso di essere montati con un’incollatura relativamente più lunga perché la schiena possa rilassarsi e decontrarsi.

Groppa alta: Come si può notare i puledri non ancora completamenti cresciuti hanno spesso la groppa più alta del garrese. Ne consegue un maggior peso sull’avantreno che, se il giovane cavallo non ristabilirà nel tempo le corrette proporzioni, gli impedirà di essere un cavallo ideale da impiegarsi nel dressage.

  • Problemi degli arti posteriori: I cavalli con problemi agli arti posteriori dovrebbero essere addestrati con molta cautela. Il cavaliere deve aver ben chiaro in mente cosa può ottenere da cavalli con un tale difetto di conformazione.

         Per esempio, il cosiddetto cavallo con garretti da “mucca”, cioè quando i due posteriori sono troppo vicini uno all’altro, presenta per certi versi gli stessi problemi del cavallo con i garretti molto aperti, in quanto lo sforzo posto sui garretti è ugualmente grande. Cavalli con questi problemi devono essere riuniti con attenzione e gradualità.

         Occorre peraltro dire che, nell’esperienza pratica, i cavalli con garretti da “mucca” sono sicuramente più addestrabili rispetto a quelli con garretti aperti poiché questi ultimi tendono ad avere più frequentemente problemi di salute.

         La conclusione è che vale la pena di cercare di eliminare i difetti di temperamento e di conformazione dei cavalli solo quando si intravedono altri tipi di vantaggi, per esempio quando le andature sono molto espressive oppure quando il cavallo dispone di un “self-carriage” o equilibrio naturale così evidente da far accettare l’esistenza di qualcuno di questi difetti. 


RITRATTO DI UN CAVALLO BEN ADDESTRATO

Il Colonnello Von Heydebreck faceva parte della Cavalleria Tedesca, fu un celebre discepolo della scuola di Steinbrecht e allo stesso venne riconosciuta l’introduzione, con un manoscritto del 1912, degli insegnamenti di Steinbrecht nella Cavalleria Tedesca.

Von Heydebreck morì nel 1935, ma il suo “Ritratto di un cavallo ben addestrato” è ancora valido oggi per comprendere cosa si intenda in dressage per “cavallo ideale”.

«Sollevando e abbassando i suoi piedi in un’andatura regolare, con leggerezza e fermezza, il cavallo si muove bene in avanti sulla pista andando liberamente e volentieri senza fretta né fastidi.

La sua incollatura, ben arcuata di fronte al cavaliere, con la nuca sciolta la posizione della testa, è tale che la linea della fronte rimane leggermente davanti a una linea verticale perpendicolare al terreno.

Le orecchie saranno il punto più alto; esse non sono né fisse in avanti né adagiate indietro, ma rivelano attraverso la loro naturale posizione l’attenzione del cavallo e l’ubbidienza alla volontà del cavaliere.

Gli occhi, pieni di fiducia, sono volti nella direzione del movimento, la bocca chiusa, ma inumidita, sta ad indicare che il cavallo sta masticando l’imboccatura.

Le redini devono mantenere un continuo contatto.

Quelle del morso rivelano, attraverso una lieve vibrazione, che il loro impiego è leggero e mantengono una leggera tensione, cosicché il cavallo avanzi con piena fiducia verso l’imboccatura.

Quando il cavaliere cede le redini momentaneamente, il cavallo mantiene bene la posizione della testa così come la regolarità dell’andatura, ad indicare che non si appesantisce sulle redini, ma si porta da sé.

Se il cavaliere allunga le redini, il cavallo deve allungare l’incollatura tranquillamente senza tirare verso il basso o alzare la testa verso l’alto, ma cercare il contatto con l’imboccatura.

Chiudendo leggermente le mani, il cavaliere farà andare il cavallo a un’andatura più lenta o lo porterà in un alt con il cavallo tranquillo e portando il peso ugualmente ripartito sui quattro arti.

Una leggera pressione delle gambe lo farà avanzare immediatamente all’andatura richiesta.

Tutti i movimenti sono liberi da costrizioni e permettono alla schiena del cavallo di muoversi elasticamente.

Il cavaliere, sedendosi tranquillamente e comodamente, dimostra quanto si senta a suo agio sul cavallo e quanto piacevoli siano i suoi movimenti e quanto il cavallo sia pieno d’impulso.

Ogni falcata è creata dal posteriore che spinge energicamente sotto la massa e si flette bene nelle sue articolazioni.

Nelle andature allungate lo scopo sarà raggiunto quando il posteriore rileva l’avantreno dal peso e, nelle andature riunite, fa flettere maggiormente le articolazioni per migliorare la capacità di portare peso, senza comunque limitare l’impulso.

Questo aiuterà il treno anteriore a sollevarsi da terra con leggerezza, permettendo al cavallo anche di guadagnare liberamente terreno in avanti o, in estrema riunione, di sollevare gli arti anteriori quasi orizzontalmente, toccando appena il terreno con elastiche falcate.

Visto di lato il cavaliere dà l’impressione di sedersi al centro del cavallo.

Il profilo della schiena del cavallo ondeggia armonicamente dalle orecchie alla coda portata con fierezza e naturalezza.

Il garrese sarà più alto del punto più alto della groppa.

Quando si guarda il cavallo di fronte, gli arti posteriori non devono essere visti a lato della pista dell’avantreno.

Il cavallo tiene la testa così dritta che entrambe le orecchie sono alla stessa altezza.

Quando si monta in posizione corretta, la parte interna della testa del cavallo, la parte interna della spalla e la parte interna dell’anca devono essere sulla stessa linea.

Le spalle del cavaliere devono essere viste simmetricamente da entrambe le parti dell’incollatura e la testa deve apparire al di sopra delle orecchie del cavallo.

Il cavallo e il cavaliere sembrano costituire un unico insieme. Formano un’entità bilanciata, un’opera d’arte vivente, la bellezza della quale si trova nell’armonia della forma e negli aggraziati movimenti, che sono energici e precisi».


Capitolo 1: DRESSAGE NELLA STORIA clicca qui

Capitolo 2: FONTI DELLE METODOLOGIE DI ADDESTRAMENTO clicca qui

Capitolo 3: PROFILO DEL GIUDICE DI DRESSAGE clicca qui

Capitolo 4: PROFILO DEL CAVALIERE clicca qui

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