Elementi essenziali nell’addestramento e nel giudizio/7

di Enzo Truppa

Questo capitolo tratta dei requisiti fondamentali richiesti per una corretta esecuzione di una ripresa di dressage, la cui carenza determina, così come viene evidenziato nei corsi ai giudici di dressage, una mancanza grave. La valutazione di questi elementi, oltre a costituire l’aspetto fondamentale nel giudizio di ogni singola figura, viene riassunta, alla fine dei fogli della ripresa, sotto la voce “voti di insieme”, ciascuno dei quali rispecchia l’accertamento di alcuni di questi elementi essenziali in forma aggregata; sono nella prassi definiti: primo voto di insieme, secondo, terzo e quarto voto di insieme.

La ragione per attribuire a questi elementi essenziali (che saranno esaminati singolarmente nel prosieguo) carattere prioritario nel giudicare la prestazione di un binomio sta nel fatto che la loro osservanza riflette l’accuratezza e la qualità dell’addestramento che il cavallo ha ricevuto e ciò senza dubbio alcuno costituisce il punto più importante che il giudice deve accertare con il suo operato.

Purtroppo si rileva talvolta che alcuni giudici, probabilmente ancora poco esperti, non prendono (o non sono in grado di farlo) nella dovuta considerazione questi aspetti e tendono a non polarizzare la propria attenzione sulla correttezza del metodo di addestramento del cavallo riflesso nella presenza degli elementi di base che andremo a esaminare in dettaglio e che, al giudice esperto, danno anche una visione di ciò che accade dietro le quinte. In contrapposizione a questa corretta interpretazione del proprio ruolo, essi tendono a focalizzare il proprio operato nella enumerazione di una serie di errori lievi che chiunque, nel pubblico, potrebbe immediatamente percepire, come per esempio un errore in una sequenza di cambi di galoppo in serie.

Il giudice di dressage ideale dovrebbe saper riconoscere e accertare immediatamente, nel breve lasso di tempo a sua disposizione durante l’esecuzione di una ripresa di dressage, i punti fondamentali alla base di un corretto piano di addestramento di un cavallo da dressage (cosiddetta “Scala dell’addestramento e del giudizio”)

Il lungo processo di addestramento nel dressage di un cavallo implica innanzi tutto la definizione di un programma di addestramento fisico, svolto in maniera sistematica ovvero, volendo semplificare il concetto, una ginnastica continua con lo scopo di sviluppare quanto più possibile le attitudini fisiche e psichiche del cavallo-atleta migliorandolo in ciò che la natura gli ha donato e rendendolo obbediente e piacevole da montare.

Tale programma di addestramento porta alla elencazione, nell’ordine in cui vengono ottenute, delle qualità di base che si richiedono a un cavallo da dressage correttamente addestrato e delle fasi di sviluppo di queste qualità nel programma di addestramento stesso.


Uno schema per capire

Nello schema qui elaborato, utilizzato dalla Federazione Equestre Internazionale nei corsi di formazione di Giudici Internazionali, si mostrano le interrelazioni fra i diversi requisiti di base richiesti per un corretto addestramento di un cavallo di dressage (punti essenziali del giudizio di una ripresa di dressage) e le tre fasi principali di tale addestramento

Nessuna delle sei qualità di base sopra elencate, tutte fondamentali nell’addestramento di un cavallo da dressage, può essere presa in esame isolatamente, essendo tutte tra loro interdipendenti. Infatti tali qualità vanno sviluppate, nell’ordine come sopra enunciato, attraverso un piano di lavoro sistematico e non singolarmente o in ordine sparso.

Nel diagramma sopra esposto si può inoltre intravedere come le tre fasi essenziali dell’addestramento siano tra loro interrelate e quali siano i punti di contiguità tra di loro.

Cavalli così addestrati saranno decontratti e “negli aiuti” (durchlassigkeit) e il programma di addestramento risulterà valido sia per l’addestramento sistematico di un giovane cavallo, sia quale base preliminare per una sessione completa di addestramento di un soggetto più esperto.

Un cavallo decontratto e negli aiuti (durchlassig), quale risultato di un addestramento corretto, risulterà sicuramente agile, obbediente e piacevole da montare, (“HAPPY ATHLETE”)

Questo principio in linea generale risulta valido per tutti i cavalli indipendentemente dall’uso al quale sono indirizzati e quindi non solamente per cavalli da dressage ad alto livello.

Esaminiamo in dettaglio queste qualità di base.

  • 1- SEQUENZA DELLE ANDATURE

Questo termine è connesso alla corretta sequenza delle tre andature (passo, trotto, galoppo).

Naturalmente occorre avere una buona conoscenza di come il cavallo si muove nelle tre andature di base e a tal proposito si rinvia l’approfondimento al capitolo di questo testo che  tratta di questi aspetti.

  • 2- DECONTRAZIONE

La decontrazione può definirsi un pre-requisito fondamentale per salire ogni ulteriore gradino nella scala rappresentante idealmente il corretto programma di addestramento di un cavallo di dressage e, insieme alla correttezza delle andature, rappresenta, l’obiettivo essenziale che ci si prefissa di raggiungere nella fase preliminare di addestramento.

Occorre subito notare che, pur mantenendo una corretta sequenza delle andature, il movimento non può considerarsi corretto se il cavallo non si muove con i muscoli liberi da ogni forma di tensione e senza utilizzare la propria schiena. In effetti solo se il cavallo è fisicamente e psichicamente libero da  tensioni o forzature sarà in grado di lavorare in piena decontrazione usando se stesso e il suo apparato muscolare al massimo.

A questo proposito, occorre chiarire cosa si intenda nel dressage per “facilità e naturalezza dei movimenti”.

“Facilità dei movimenti” significa assenza di eccessive tensioni e ciò costituisce un elemento essenziale nel movimento del cavallo e nel suo corretto portamento. Infatti un cavallo contratto e teso risponderà sempre con irritazione, agitazione o con altri segni di resistenza fisica e psichica agli aiuti del cavaliere che non potranno essere né raffinati né impercettibili, con il risultato di influenzare negativamente la corretta esecuzione del movimento richiesto.

Alcuni dei segnali visivamente percepibili del raggiungimento della decontrazione e quindi della facilità dei movimenti sono per esempio l’allungamento della testa e dell’incollatura, a semplice richiesta del cavaliere, in avanti e in basso in tutte e tre le andature, l’evidente elasticità del movimento al trotto e al galoppo, la facilità e la calma mostrate nell’esecuzione della ripresa così come l’oscillazione tranquilla della coda all’unisono con il movimento dei due diagonali al trotto, la tranquilla mobilità delle orecchie che denotano l’attenzione che il cavallo presta al suo cavaliere e la fiducia in genere manifestata dall’occhio del cavallo che deve rimanere aperto e attento. Tale facilità dei movimenti, che deriva dalla decontrazione generale del cavallo, deve essere evidente perfino durante l’esecuzione di un movimento particolarmente difficile ; in effetti un cavallo contratto quasi mai avrà una buona sottomissione e quindi difficilmente potrà eseguire i movimenti richiesti in modo corretto.

Va peraltro chiarito che questa forma di tensione è sempre dovuta  ad aiuti errati del cavaliere ovvero a un addestramento non corretto e tuttavia ciò non va confuso con il fatto che un cavallo perfettamente addestrato possa essere incidentalmente disturbato nella sua esecuzione da eventi esterni quali per esempio lo sbattere di una porta, un rumore improvviso, una bandiera che compare sventolando, un rumore assordante o altre cause che ricordano al cavallo la sua natura e la ragione per cui, a differenza di tanti altri animali, egli ha potuto sopravvivere nei secoli con l’elemento principale a sua disposizione e cioè la fuga. Per poter valutare questo particolare aspetto il giudice dovrà osservare la facilità e la prontezza con cui il cavaliere rimette in ordine il cavallo disturbato da un evento esterno e la conseguente continuazione della ripresa sulla base degli standard che ci si attende.

A tal proposito, ricordo, nella mia esperienza di giudice, di aver suonato il campanello in svariate occasioni e fatto ripetere una figura perché l’esecuzione della stessa era stata ampiamente disturbata da un evento esterno (ricordo addirittura lo scoppio di un palloncino nei pressi di un cavallo che stava eseguendo un galoppo allungato).

Il processo di decontrazione implica che le articolazioni del cavallo si flettano e si distendano nella stessa misura, su entrambi i lati del suo corpo, dando l’impressione che si impieghi nella sua interezza fisica e psichica nel lavoro che sta effettuando.

Un cavallo decontratto mostrerà una schiena che oscilla e si muoverà alle tre andature ritmicamente e senza precipitarsi in avanti, vale a dire non affrettando il tempo, non “correndo”. Tale cavallo accetterà gli aiuti propulsivi del cavaliere, il quale sarà in grado di sedersi nel movimento del cavallo e non sarà per così dire “buttato fuori dalla sella”.

  • 3- CONTATTO

Il “contatto” si può definire come una leggera ma continua connessione fra le mani del cavaliere e la bocca del cavallo ; questi dovrebbe portarsi ritmicamente in avanti e grazie all’impiego degli aiuti propulsivi del cavaliere dovrebbe “cercare” un contatto con le mani del cavaliere attraverso l’imboccatura.

Il contatto è in realtà un concetto un po’ più ampio che coinvolge tutte le superfici di contatto tra cavallo e cavaliere ossia assetto, gambe e mani, nell’ordine di importanza.

C’è un detto tedesco molto pertinente che suona così: “il cavallo deve cercare il contatto ed il cavaliere deve provvedere a fornirglielo”. Un contatto corretto e continuo consente al cavallo di stabilizzare il suo equilibrio sotto il peso del cavaliere e trovare altresì il giusto ritmo in ciascuna delle andature.

Non si può fornire una definizione di tensione ideale delle redini per stabilire il grado di contatto voluto ; in effetti esso può variare in funzione del variare dell’andatura del cavallo, ma in ogni caso il giudice deve ben sapere che un contatto insufficiente o addirittura non esistente, evidenziato dalla mancanza di tensione delle redini (che non vuol dire tirare !) è segno evidente di addestramento non corretto o di cattivo coordinamento degli aiuti del cavaliere e in alcuni casi, anche di un assetto carente.

Un cavallo che assuma un contatto corretto può definirsi “cavallo in mano”, il che implica una flessione alla nuca che dovrebbe sempre risultare il punto più alto dell’incollatura. Ciò non deve essere considerato di per sé un obiettivo, in quanto il cavallo dovrebbe venire “alla mano” come conseguenza e come effetto di un addestramento appropriato.

In effetti, e questo è uno dei punti di maggior equivoco nel dressage, quando si lavora con un cavallo giovane nella fase preliminare del suo addestramento o quando si lavora sulla decontrazione un cavallo più esperto, il cavaliere dovrebbe evitare di tentare di mettere forzatamente e con eccessiva fretta il cavallo “in mano”.

Infatti se ciò è ottenuto con l’uso delle sole mani si andrà sicuramente incontro a grossi problemi nella ricerca della decontrazione e nello sviluppo di una corretta attività dei posteriori del cavallo, con il risultato che l’obiettivo principale dell’addestramento verrà mancato, anzi si indurrà il cavallo a concentrarsi a “combattere” la mano del cavaliere, che potrebbe risultargli addirittura fastidiosa.

  • 4- IMPULSO

L’impulso dressagistico viene denominato dai tedeschi “schwung” per non creare ambiguità con l’impulso presente in natura e che ogni cavallo mostra, per esempio, quando galoppa libero in un paddock. L’impulso dressagistico è uno degli elementi fondamentali nella valutazione dell’esecuzione di una ripresa e su questo punto vanno messo in chiaro alcuni aspetti all’origine di molti equivoci. L’esempio più ricorrente nella pratica è quello di un cavallo che mostra la propria tensione con ciò che viene definito in inglese “floating trot” o “swimming trot” e che nella nostra lingua viene tradotto con il termine di “trotto passagé” ; tale situazione dà l’esatta indicazione di un impulso non accettabile.

Uno dei segnali principali per giudicare se il cavallo possieda o meno impulso dressagistico è dato dall’elasticità delle andature : un’andatura dotata di impulso e con una tendenza “in avanti” non può essere concepibile se i posteriori del cavallo non si ingaggiano sufficientemente sotto la massa e se la schiena non risulti elastica. Infatti se i muscoli della schiena sono inattivi non saranno in grado di coordinare i movimenti degli arti posteriori e anteriori del cavallo.

L’impulso può essere diretto in avanti e in alto ed è per questo che viene ripetutamente evidenziato uno dei concetti fondamentali nel dressage : l’impulso e la velocità non sono la stessa cosa.

Va inoltre sottolineato che la sottomissione consenziente è una condizione pregiudiziale per sviluppare un corretto impulso e in effetti, se il cavaliere è costretto ad usare le sue gambe con una forza esagerata, non potrà rimanere in armonia e “unito” al suo cavallo. Allo stesso modo, anche la mancanza di armonia tra il cavaliere e il cavallo risulterà negativa agli effetti dello sviluppo dell’impulso dressagistico.

Si può in ultima analisi affermare che un cavallo mostra impulso quando l’energia creata dal treno posteriore viene trasposta nell’andatura in ogni fase e aspetto del movimento che sarà caratterizzato chiaramente da una tendenza ad avanzare. Si può dire che un cavallo lavora con impulso quando si stacca energicamente dal terreno con gli arti, portandosi quindi decisamente in avanti.

Perché il cavallo possa lavorare con impulso al trotto e al galoppo ha bisogno prima di tutto di aver raggiunto la necessaria decontrazione, possedere una schiena che oscilla ritmicamente e essere montato con  un contatto di mano leggero e corretto.

L’impulso è visibile solo nel trotto e nel galoppo mentre non può esservi impulso nel passo perché in tale andatura non c’è alcun momento di sospensione.

Per giudicare prontamente nella pratica la buona qualità dell’impulso il giudice deve osservare i garretti del cavallo, portati energicamente in alto e in avanti immediatamente dopo che i piedi si sono staccati dal terreno, piuttosto che essere proiettati unicamente verso l’alto o addirittura ritirati indietro. Ciò implica che i movimenti del cavallo vengano assorbiti dai muscoli della schiena dello stesso così che il cavaliere possa sedersi gentilmente nella sella ed essere “nel movimento”.

Nota. Occorre notare che l’impulso viene principalmente creato dall’addestramento. In effetti il cavaliere fa uso delle andature naturali del cavallo, ma aggiunge a queste la decontrazione e il desiderio di portarsi in avanti che deve originare dal treno posteriore. L’obbiettivo è quello di ottenere ciò che è stato definito “cavallo negli aiuti” (durchlassigkeit). Va altresì notato che se il cavallo viene spinto troppo energicamente in avanti fino al punto di affrettare le sue andature, la fase di sospensione viene ad abbreviarsi perché il cavallo è costretto a posare i suoi arti prima del tempo. Ciò comporta, come risultato finale, che il tempo troppo veloce cosi stabilito, sebbene il ritmo sia stato mantenuto, influenzerà negativamente l’impulso.

  • 5- CAVALLO DRITTO

Il cavallo deve procedere dritto affinché possa distribuire equamente e in maniera efficiente il peso sul proprio avantreno e sulla sua parte posteriore. Ciò può ottenersi attraverso un addestramento sistematico il cui pre-requisito è costituito da una corretta decontrazione di entrambi i lati del corpo del cavallo.

Il “cavallo dritto” è stato sempre considerato, da chiunque abbia scritto di dressage, una delle più importanti condizioni per utilizzare la forza propulsiva dei posteriori e per poter controllare e migliorare l’equilibrio del cavallo.

Come probabilmente già a molti noto, quasi nessun cavallo nasce dritto e di conseguenza gli arti posteriori non si ingaggiano in maniera uniforme nella direzione del centro di gravità.

Occorre anche considerare il fatto che le spalle del cavallo sono più strette del treno posteriore e questo aspetto morfologico determina ulteriormente la tendenza del cavallo a procedere storto.

Si è osservato, nella maggioranza dei casi, che la traccia del posteriore destro del cavallo viene posta più in dentro rispetto alla corrispondente traccia dell’anteriore dello stesso lato. Il risultato di tale tendenza è che il posteriore destro del cavallo deve spingere in avanti di più, mentre al posteriore sinistro è richiesta una maggiore flessione.

Procedendo nell’addestramento, più peso viene trasferito sul treno posteriore e quindi ai posteriori è richiesto di flettersi maggiormente. Si noterà allora che il posteriore sinistro sarà più pronto ad accettare tale maggior flessione richiesta e che il posteriore destro cercherà di evitarla spostandosi lateralmente, cioè fuori dalla traccia dell’anteriore destro corrispondente.

Quanto fin qui spiegato, lungi dall’essere un vezzo morfologico, trova precise motivazioni nella dinamica del movimento del cavallo che deve essere reso “dritto” per ragioni ben precise :

  • essere in grado di spingere in egual misura con entrambi i posteriori e ottimizzare quindi la fase di spinta in avanti ;
  • per distribuire equamente il suo peso su entrambi i posteriori;
  • per consentire al cavaliere di sviluppare la decontrazione del cavallo e di metterlo e mantenerlo “negli aiuti” ;
  • per far sì che il cavallo abbia un contatto con la mano del cavaliere della stessa qualità ad ambo i lati;
  • per ottenere una corretta riunione.

In effetti solo il cavallo che risulti dritto sarà decontratto su entrambi i lati e risulterà “negli aiuti”.

La tendenza del cavallo a muoversi in qualche maniera storto è quasi sempre aggravata agli inizi dall’effetto di sbilanciamento che provoca il cavaliere aggiungendo il suo peso a quello del cavallo e questo aspetto fa comprendere che la condizione di cavallo dritto è strettamente correlata al conseguimento di un buon equilibrio e allo sviluppo di un chiaro impulso. Infatti, un cavallo che si muova con impulso, cerca il contatto di entrambe le redini con fiducia, laddove la tensione delle redini sia il risultato di un ingaggio degli arti posteriori e non l’effetto provocato dal tirare le redini avanti e indietro da parte del cavaliere.

Quindi l’impulso risulta il fattore più importante in questo senso e il cavaliere non deve tentare di rendere dritto il suo cavallo senza aver usato entrambe le gambe per produrre  prima di tutto impulso. Se un giudice notasse, in una ripresa elementare, che un cavallo non sia perfettamente diritto, e malgrado ciò, mostri di procedere con impulso tenendo un contatto leggero con le redini e ubbidendo alle indicazioni del suo cavaliere prontamente e con calma, non dovrà essere particolarmente severo a quel livello di dressage nel sanzionare il cavallo non completamente dritto, cosa che invece si dovrà giustamente pretendere nelle riprese di livello superiore.

C’è una ragione per tale diversa valutazione ; il giudice di dressage dovrà decidere se a quel livello (trattasi quindi classi elementari forse fino a livello F) preferisca un cavallo reso dritto da aiuti severi che penalizzano in qualche maniera la facilità e l’elasticità dei movimenti o prediliga invece un cavallo che non sia ancora completamente dritto, ma che si muova con facilità, leggerezza e, più di tutto, in equilibrio, posando quindi le fondamenta per progredire correttamente nel suo addestramento al fine di prodursi, un giorno, in prestazioni di livello molto più elevato e dimostrando, a quel punto, di poter procedere assolutamente dritto.

Occorre che il giudice presti la dovuta attenzione all’uso eccessivamente attivo di mani, anche se ciò viene giustificato dalla “necessità” di rendere dritto un cavallo. Tale obiettivo va perseguito senza distruggere  la calma e l’equilibrio del cavallo stesso. Per tale motivo è molto importante che il giudice sappia riconoscere la buona qualità del contatto, denotata dal fatto che un cavaliere, per un momento, libera il cavallo dal contatto stesso, constatando che il cavallo resta in completo equilibrio senza bisogno del continuo supporto delle mani. Tale riprova di equilibrio è inserita in molte riprese in Germania ed è ora presente in alcune riprese di dressage adottate anche in Italia.

Nota. Se il cavallo è dritto i due posteriori spingono esattamente nella stessa direzione del centro di gravità e quindi  gli aiuti di contenimento passano correttamente attraverso il corpo del cavallo via bocca, nuca, incollatura, schiena, indietro fino al treno posteriore e quindi agiscono su entrambi i posteriori in maniera bilanciata.

Si noti che il rendere un cavallo dritto è un compito che non si esaurisce mai, perché comunque ogni cavallo tende a perdere questa qualità in qualche modo.

Il cavallo dritto è una precondizione per la riunione, perché solo se il cavallo procede dritto il cavaliere potrà trasferire il peso equamente su entrambi i posteriori del cavallo stesso.

  • 6- RIUNIONE

Sul concetto di riunione nel dressage esiste una gran confusione. Molti ritengono che un cavallo non possa essere riunito fino a che non abbia raggiunto un elevato grado di addestramento e che quindi la riunione sia solo richiesta nelle riprese di dressage ad alto livello.

Questo equivoco nasce anche dal fatto che alcune andature e alcune figure, che devono essere eseguite da un cavallo molto riunito, diventano difficili se non impossibili per un cavallo che non sia stato a ciò addestrato, sia psichicamente che fisicamente, per un periodo di tempo piuttosto lungo attraverso esercizi di ginnastica appropriata.

I cavalli in genere mostrano diversa abilità nel riunirsi e ciò dipende dal fatto che è necessario un lungo addestramento per lo sviluppo dei muscoli necessari a raggiungere tale obiettivo.

Sebbene ciò sia tutto vero, è già all’inizio del suo addestramento e quindi già nelle prove elementari di dressage che il cavallo deve dimostrare quello che da me è stato definito in un seminario per giudici “il seme della riunione”, vale a dire un certo grado iniziale di equilibrio e quindi un certo grado di compressione di forze per mezzo di una “molla anatomica” ; infatti una molla è sempre necessaria per produrre o regolare movimento o anche per ammortizzare delle concussioni, perciò si comprende che tale molla debba essere compressa prima che possa assolvere al suo compito. Questa condizione preliminare si applica a ogni forma di prestazione del cavallo, ma il grado di compressione di queste molle, o per meglio dire la flessione delle articolazioni del cavallo, deve essere commisurato all’impegno richiestogli in funzione delle figure eseguite.

E’ di tutta evidenza che il miglioramento della capacità del cavallo di riunirsi è un importante e continuo processo che va  sviluppato durante tutto il periodo del suo addestramento.

L’obiettivo di tutto l’addestramento è rendere un cavallo pronto e volenteroso a svolgere il compito a cui è stato destinato. Affinché il cavallo possa essere messo in queste condizioni, occorre che il suo peso più quello del cavaliere, venga distribuito quanto più uniformemente possibile sui quattro arti. Questo significa ridurre considerevolmente il peso che grava sul treno anteriore che in natura ne porta la maggior parte, trasferendolo sui posteriori, i quali, all’inizio dell’addestramento, avevano come obiettivo principale quello di creare un movimento in avanti (fase di “spinta”).

Nella riunione, gli arti posteriori devono flettersi maggiormente portandosi più sotto la massa del cavallo nella direzione del suo centro di gravità, prendendo quindi in carico una porzione maggiore del peso complessivo del cavallo e del cavaliere, con il risultato di alleggerire l’avantreno donando perciò più libertà ai movimenti degli arti anteriori, (cosiddetto cavallo “uphill”).

Occorre subito aggiungere che è scorretto affermare che l’entità della flessione alla nuca del cavallo  e l’eventuale accorciamento dell’incollatura siano un giusto criterio per giudicare se il cavallo sia più o meno riunito. Per tale ragione ritengo opportuno esaminare la vera origine della riunione, vale a dire il particolare meccanismo delle articolazioni degli arti posteriori del cavallo che portano alla corretta riunione.

Un cavallo verde, non ancora addestrato, utilizza pressoché tutto il potere muscolare degli arti posteriori quasi esclusivamente per produrre propulsione; in tal caso gli arti posteriori inviano tutta la forza necessaria per proiettare in avanti il corpo del cavallo sia al trotto che al galoppo. Ogni volta che un arto posteriore si poggia, le articolazioni di quel posteriore, sebbene in quel momento servano quasi interamente per la produzione di un movimento in avanti, devono in ogni caso essere sufficientemente compresse e flesse sotto il peso stesso dell’animale per immagazzinare la forza necessaria a produrre il successivo tempo di trotto o folata di galoppo. Naturalmente anche i movimenti del tronco del cavallo, della testa e dell’incollatura contribuiscono alla produzione di questo movimento in avanti.

Se il movimento in avanti così prodotto viene gravato dal peso del cavaliere è necessario che ciò non crei disturbo al cavallo e quindi anche il cavaliere dovrà muoversi tentando di accordare i propri movimenti con quelli del suo cavallo, ma più di tutto le “molle”, cioè le articolazioni degli arti posteriori devono essere compresse ancor di più per assicurare l’effettiva propulsione della massa combinata cavallo-cavaliere.

Questo incremento nella flessione delle articolazioni degli arti posteriori diviene ardua se i muscoli di tali arti non siano stati adeguatamente sviluppati attraverso una corretta ginnastica, connessa ad un lavoro metodico, la cui riuscita scongiurerà eventuali resistenze e contratture da parte del cavallo.

In effetti con il gravame di un cavaliere sulla schiena e con, per esempio, arti posteriori non flessi, un cavallo deve muovere i posteriori con più vigore e più rapidamente per mantenere la stessa velocità. Estremo esempio di questa maggiore rapidità richiesta ai posteriori si può vedere nel galoppo dei cavalli da corsa.

Per tornare alla riunione, lo sviluppo dei muscoli degli arti posteriori attraverso appropriati esercizi di ginnastica equestre farà migliorare anche l’elasticità delle articolazioni e la loro capacità di portare peso aumenterà sempre più, sino ad arrivare a mostrare movimenti sì più corti nella riunione, ma senza alcuna perdita di energia e di attività. L’impulso sarà quindi mantenuto pienamente nel trotto e nel galoppo e come risultato finale i movimenti diventeranno più espressivi.

Nota. Il cavallo è costruito in modo tale che il suo avantreno deve sopportare più peso rispetto alla sua parte posteriore. Sedendosi giusto dopo le spalle del cavallo, il cavaliere finisce con aggiungere ulteriore peso all’avantreno e quindi la distribuzione del peso complessivo diviene  ancor meno uniforme. Pertanto l’addestramento del cavallo teso a trasferire più peso sui suoi posteriori farà raggiungere un altro obiettivo, ovvero di far restare il cavallo in buona salute più a lungo nel tempo. Sicuramente ogni cavallo trarrà indubbi benefici anche da un minimo grado di corretta riunione.

Attraverso un corretto addestramento si otterrà uno sviluppo armonioso e sistematico dei muscoli del cavallo e ciò renderà possibile aumentare la capacità di portare peso del suo treno posteriore. D’altro canto, gli arti anteriori che hanno una funzione di supporto piuttosto che di spinta, possono essere rafforzati solo in maniera limitata attraverso l’addestramento. Ne deriva chiaramente la necessità di orientare gli esercizi nell’addestramento del cavallo verso un trasferimento di  sempre più peso sul treno posteriore.

L’aumento della flessione degli arti posteriori del cavallo produrrà il rilevamento dell’incollatura del cavallo stesso, consentendogli di muoversi in equilibrio e portandosi da solo in tutte e tre le andature a condizione che la capacità dei posteriori di portar peso sia stata correttamente sviluppata.

Riassumendo:

Lo scopo della riunione del cavallo è quello di:

1.1 sviluppare maggiormente e migliorare la regolarità e l’equilibrio del cavallo, equilibrio modificato più o meno dal peso del cavaliere;

1.2 sviluppare e aumentare la capacità del cavallo di abbassare la groppa e di impegnare i posteriori a vantaggio della leggerezza e della mobilità del treno anteriore;

1.3 migliorare la disinvoltura e la capacità di portarsi del cavallo e renderlo più piacevole da montare.

2. I mezzi migliori per ottenere questi risultati sono i passi laterali, groppa indentro o travers, groppa in fuori o renvers e soprattutto la spalla in dentro, così come le mezze – fermate.

3. In altre parole, la riunione risulta dall’aumento dell’impegno dei posteriori, con le articolazioni piegate e morbide sotto la massa, grazie ad un’azione discontinua ma spesso ripetuta dell’assetto e delle gambe del cavaliere, che spingono il cavallo in avanti su una mano più o meno ferma o che trattiene e le lascia filtrare il giusto impulso.

Di conseguenza, la riunione non è il risultato del raccorciamento dell’andatura per mezzo di un’azione della mano che resiste, ma, al contrario, dell’uso dell’assetto e delle gambe allo scopo di impegnare i posteriori sotto la massa del cavallo.

4. Gli arti posteriori, tuttavia, non debbono impegnarsi troppo sotto la massa, altrimenti il movimento è ostacolato da un raccorciamento troppo grande della base (del cavallo). In questo caso, la linea della parte superiore si allunga e si rialza in rapporto a quella della base di appoggio, la stabilità è compromessa ed il cavallo ha difficoltà di trovare un equilibrio armonioso e corretto.

5. D’altra parte, un cavallo la cui base è troppo lunga, che non può o non vuole impegnare i posteriori sotto la massa, non arriverà mai ad una riunione corretta, caratterizzata dalla facilità e dal sostenersi, e da uno spiccato impulso proveniente dall’attività del posteriore.

6. La posizione della testa e dell’incollatura di un cavallo alle andature riunite, dipende naturalmente dal suo grado di preparazione e in parte dalla sua conformazione.  In ogni modo deve presentare un’incollatura che si alza liberamente in una curva armoniosa dal garrese alla nuca, punto culminante, con la testa leggermente avanti alla verticale.

Tuttavia, nel momento in cui agiscono gli aiuti dei cavaliere per ottenere una riunione momentanea e passeggera, la testa dei cavallo può avvicinarsi alla verticale.

LA SOTTOMISSIONE CONSENZIENTE/ L’IMPULSO

La sottomissione consenziente non significa un assoggettamento cieco, bensì un’obbedienza dimostrata dall’attenzione, dalla buona volontà e dalla fiducia continua in tutta la condotta del cavallo, unitamente all’armonia, alla leggerezza e alla fluidità nell’esecuzione dei singoli movimenti.  Il grado di sottomissione consenziente si manifesta anche nel modo in cui il cavallo accetta la briglia con un contatto leggero, morbido ed una nuca decontratta, non resistendo o sfuggendo alla mano del cavaliere, ciò che lo porta ad essere rispettivamente “davanti” o “dietro” la mano.

Se il cavallo fa uscire la lingua, se la passa sopra l’imboccatura, se nello stesso tempo la ritrae, nella maggior parte dei casi è segno di nervosismo, tensione o resistenza da parte sua.  I giudici ne debbono dunque tener conto nei loro voti, sia nel movimento considerato, sia nel voto d’insieme “sottomissione”.

L’impulso è il termine impiegato per descrivere il trasmettere una energia propulsiva, vibrante ed attiva, ma controllata, che si origina dalle anche e che anima il potenziale atletico del cavallo.  La sua migliore espressione può essere mostrata solo attraverso la schiena morbida ed elastica dei cavallo, guidata dalla mano del cavaliere con un contatto morbido.

La velocità, in sé, ha poco da spartire con l’impulso; il risultato più comune è un appiattimento delle andature.  Una caratteristica visibile dell’impulso è una flessibilità più pronunciata delle articolazioni posteriori, in un’azione continua piuttosto che a scatti.  I garretti, quando gli arti posteriori si staccano dal suolo, devono inizialmente portarsi in avanti piuttosto che verso l’alto e soprattutto non indietro.  Una delle principali componenti dell’impulso è la tendenza del cavallo a rimanere sospeso in aria piuttosto che a terra: in altri termini, è l’espressione che tale tendenza aggiunge alle andature, sempre distinguendo chiaramente trotto riunito e passage.

L’impulso è caratteristico delle andature che hanno un tempo di sospensione e cioè trotto e galoppo.


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Capitolo 2: FONTI DELLE METODOLOGIE DI ADDESTRAMENTO clicca qui

Capitolo 3: PROFILO DEL GIUDICE DI DRESSAGE clicca qui

Capitolo 4: PROFILO DEL CAVALIERE clicca qui

Capitolo 5: PROFILO DEL CAVALLO clicca qui

Capitolo 6: CONCETTI DI BASE NEL DRESSAGE – Le andature clicca qui

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