La fatica di esser dressagisti

di Liana Ayres
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I giovani aspiranti dressagisti hanno una strada molto più in salita rispetto ai loro ‘colleghi’ del salto ostacoli. Lo dice Isabell Werth, capo trainer del programma di eccellenza del Campus di Aachen.

Parlando delle prospettive future dei giovani cavalieri, la Werth ha ammesso che la Germania dispone di alcuni binomi molto promettenti. «Il punto è in quale misura possono essere integrati nello sport a livello senior. Nell’ambito delle competizioni under 25 e del Premio Piaffe, possiamo assicurarci che i cavalieri siano ben preparati. Ma la fase decisiva della loro carriera è quella successiva. Ovvero l’ingresso nel circuito degli adulti».

La Werth, che ha vinto una lista infinita di titoli olimpici e internazionali, ha spiegato che nel dressage non basta essere semplicemente un buon cavaliere e avere un buon cavallo… «Anche la formazione del cavallo è qualcosa di completamente diversa rispetto ad altre discipline per lo sport di alto livello».

«Un cavallo di talento nel salto che ha ben figurato a livello di Young Rider, tende ad avere la possibilità di riuscire a fare molto bene anche in seguito, su percorsi più impegnativi. Nel dressage è diverso. Il giovane cavaliere, prima di tutto, deve imparare a fare piaffe e passagge con il proprio cavallo. E questo è un punto nodale in cui il divario del training, rispetto a quello di un saltatore, diventa enorme».

Isabell Werth, nell’ammettere di non avere una soluzione per il problema, sottolinea come da sempre sostenga quanto “non sia sufficiente imparare come eseguire gli esercizi che non sono il fine ultimo. Perché è l’addestramento del cavallo il cuore di tutto».

Un esempio della sua teoria? La sua stessa esperienza di giovane amazzone. «Sono stata estremamente fortunata, all’età di 17 anni, ad avere un trainer come il dottor Schulten-Baumer, che si è sempre dato come unico obiettivo il Grand Prix. Ovvero, si occupava esclusivamente di addestrare giovani cavalli per il Grand Prix. Per lui non era importante che io partecipassi o meno allo Young Riders Tour quale tappa intermedia verso questo obiettivo. All’epoca Gigolo aveva sette anni e avrebbe sicuramente potuto partecipare allo Young Riders Tour. Ma il dottor Schulten-Baumer disse subito: ‘Lo prepareremo per il livello Grand Prix. Perché è quasi sempre troppo tardi se inizi a prepararti per l’U25 e il Grand Prix con un cavallo di 10 o 11 anni’».

Una della concorrenti al Youngstar di Aachen © CHIO Aachen Campus/Jansen

Secondo Isabell, in condizioni ideali, gli aspiranti giovani cavalieri dovrebbero disporre di un cavallo esperto per i livelli Junior e Young Rider per fare esperienza ma… «Parallelamente, con un cavallo giovane e di talento, dovrebbero iniziare a preparare il livello Grand Prix. In Germania, oggi, ci sono binomi forti. Ma ci sono anche gli stessi nomi da molti anni, che hanno interiorizzato il principio di formazione. Dorothee Schneider è sulla scena da anni, così come la famiglia Rothenberger, Theodorescu, Linsenhoff, Capellmann/Lütkemeier… E quando qualcuno ‘nuovo’ entra nei ranghi, come Jessica von Bredow-Werndl e Benjamin Werndl, allora sappiamo che siamo di fronte al risultato di un lungo e duro lavoro. Anche Helen Langehanenberg è un buon esempio. Ha raggiunto il suo successo dopo aver seguito un percorso lungo e coerente attraverso un lavoro enorme. La soddisfazione che si genera nel portare sempre nuovi cavalli fino al top sport è ciò che mi ha convinto ad occuparmi del CHIO Aachen Campus. Uno o due tra i cavalieri del Dressage Excellence Programme intendono e saranno sicuramente in grado di intraprendere l’equitazione a livello professionale. Altri non si sono posti questo come obiettivo principale, ma sono comunque estremamente impegnati nello sport e sono ad un ottimo livello. Altri devono ancora decidere quale sarà la loro strada. Nel mentre, la partecipazione a questo programma ha sostenuto gli studenti in molte aree, non solo sportive. E l’Aachen Dressage Youngstars ha dato ai cavalieri la possibilità di competere ad alto livello alla fine della stagione. Aggiungete a questo, naturalmente, anche il mito di Aachen e il grande sogno di ogni cavaliere di avere la possibilità di competere un giorno nella porta accanto al Deutsche Bank Stadium. Aachen è Aachen e rimarrà sempre uno spettacolo speciale».

Più fatica, più difficoltà, ma una soddisfazione assi più duratura. Parola di Isabell Werth

©www.horsetalk.com

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