GIOVANI CAVALLI: ADDESTRAMENTO PRELIMINARE/3

di Enzo Truppa
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Per addestrare un giovane cavallo sarebbe opportuno, come già accennato, affidarsi a un cavaliere di grande esperienza e con una chiara conoscenza della progressione con cui proporre i propri aiuti, in possesso di indipendenza di assetto e di un uso discreto delle gambe e delle mani. Idealmente tale cavaliere non dovrebbe essere troppo pesante ma più di tutto non dovrebbe avere timore e possedere chiare doti di pazienza. In questa fase sarebbe altresì opportuno utilizzare una staffatura leggermente più corta e perciò il cavaliere dovrà possedere una certa dimestichezza nel montare in assetto leggero. L’istruttore che supervisionerà lo sviluppo fisico-psichico, in funzione di un corretto addestramento, di un giovane cavallo, deve possedere sia cognizioni teoriche sia pratiche e avere sempre idealmente in mente la “scala del training e del giudizio” (vedi riquadro in fondo all’articolo). Inoltre dovrebbe possedere delle sufficienti cognizioni di anatomia funzionale. Un istruttore con queste caratteristiche sarà in grado di risolvere eventuali situazioni difficili senza ricorrere all’uso della forza o a metodi brutali.

Per qualunque cavallo (giovane o esperto senza aver riguardo alle disciplina che praticherà), è di vitale importanza riuscire ad equilibrarsi sotto il peso del cavaliere. Un cavallo non in equilibrio si muoverà sempre con tensione e con muscoli contratti nel tentativo di compensare tale carenza; in questa situazione una vera decontrazione non potrà sicuramente essere raggiunta. Senza equilibrio il benessere fisico e psichico del cavallo, nonché la stessa salute, risulteranno a rischio, ma anche la fase di decontrazione, necessaria per il corretto proseguimento dell’addestramento, non potrà compiersi poiché nessun essere vivente (non solo il cavallo, ma anche un umano) potrà sentirsi a suo agio se si trova in una situazione di disequilibrio.

L’abilità del cavaliere a rimanere in equilibrio, “impossessandosi” del centro di gravità del cavallo e il sapersi adattare agli eventuali cambiamenti temporanei dello stesso, sarà fondamentale per un corretto addestramento del puledro poiché, come si potrà sicuramente comprendere, il peso del cavaliere costituisce, all’inizio, motivo di disturbo dell’equilibrio naturale del giovane cavallo.

In natura il cavallo porta più peso sugli anteriori e quindi con il peso aggiuntivo del cavaliere dovrà confrontarsi con una nuova situazione di disequilibrio a cui dovrà abituarsi gradualmente. Va sottolineato a chiare lettere che la primissima fase dell’addestramento di un puledro deve primariamente cercare di ricreare tra cavallo e cavaliere una situazione di equilibrio per entrambi. All’inizio il cavallo avrà bisogno di riguadagnare il suo equilibrio con il peso del cavaliere senza forzature conservando quindi la sua naturale libertà e piacere di movimento. Muscoli contratti non saranno di aiuto a questo scopo e non porteranno né miglioramenti al suo equilibrio ne’ al suo movimento naturale. Pertanto il cercare di decontrarre il cavallo e indurlo a rilassarsi è in effetti il punto centrale dell’addestramento del giovane cavallo (e non solo!). Al fine di migliorare la decontrazione fisica e psichica del giovane cavallo sarebbe opportuno variare il lavoro giornaliero a prescindere dal fatto che il cavallo sia destinato all’utilizzo in una particolare disciplina equestre. Infatti lo “specializzare” un giovane cavallo troppo presto potrebbe far affiorare nell’animale una certa monotonia associata a stanchezza muscolare; quindi una base di addestramento variegata servirà a migliorare l’equilibrio del cavallo e la sua decontrazione, preservandone la salute.

La migliore età per cominciare a montare un puledro è generalmente considerata essere i tre anni; se ciò accade qualche tempo prima del compimento esatto dei tre anni o qualche tempo dopo dipenderà principalmente dalle sue caratteristiche fisiche. Si ritiene che questa sia l’età migliore perché intorno al compimento del quarto anno i cavalli avranno acquisito molta più forza e ciò potrebbe tramutarsi in esuberanza negativa. L’approccio iniziale con il cavallo deve basarsi su gentilezza di modi e continua ricerca di creazione di una forma di “partnership amichevole”. E’ generalmente ritenuto positivo dare un ulteriore break di tre-quattro mesi al prato dopo i primi mesi di iniziazione del puledro al lavoro montato. Ciò aiuterà le articolazioni, le strutture muscolari ed ossee a rinforzarsi, rimettendo poi il cavallo al lavoro nell’autunno seguente con una situazione fisica e psichica sicuramente più favorevole.

Prima di cominciare il vero e proprio addestramento di un giovane cavallo proveniente dal pascolo è buona norma abituarlo alla presenza dell’uomo. Se il puledro proviene da un allevamento che si ispira a canoni professionali, tale compito sarà stato sicuramente già ottemperato con successo dall’allevatore che avrà sicuramente abituato il puledro alla presenza dell’uomo, all’essere toccato, a farsi sollevare le gambe e in generale ad avere fiducia nel partner umano. Quando il puledro arriva in scuderia e prima di essere scozzonato, andrebbe portato in giro a mano, accudito e abituato a sollevare gli arti per rendergli familiari queste operazioni in una atmosfera tranquilla e serena. Il trasferimento dal pascolo alla scuderizzazione è di per se già un evento gravoso per un puledro: occorre far si che ciò avvenga alla stregua di un ragazzo che viene mandato in collegio per la prima volta e che capisca che in quel collegio è circondato da amici e che tutto sommato la vita sarà sì diversa, ma non più sgradevole di come lo era prima.

Occorre considerare attentamente il fatto che un giovane cavallo, in piena fase di sviluppo e che fino a qualche tempo prima pascolava con i suoi simili, non può all’improvviso restare in box chiuso ventitre ore al giorno. È perciò molto importante che il puledro abbia la possibilità di muoversi, in giostra, alla longe, al prato, tenendo presente che il lavoro alla longe dovrebbe però iniziare quando il giovane cavallo si sarà stabilmente abituato al nuovo posto e alle nuove persone.

Il lavoro alla longe è di fondamentale importanza per introdurre il giovane cavallo alla sella, abituarlo al lavoro, ad apprendere gli aiuti di base, anche con l’aiuto di comandi vocali, e a sviluppare il suo senso di obbedienza. Se ben fatto, il lavoro alla longe contribuirà a migliorare notevolmente la decontrazione e il rispetto delle sequenze nelle varie andature. All’inizio il cavallo dovrà abituarsi all’uso del filetto e magari a portare un fascione per poi sostituirlo più tardi con la sella. Occorre prestare particolare attenzione al fatto che sella, fascione e filetto siano di foggia e dimensioni tali da risultare confortevoli per il cavallo. Quando si introduce un puledro al lavoro alla longe, sarebbe molto opportuno condurlo in un circolo delimitato da barriere o comunque da altri mezzi di delimitazione.

Sebbene non sia una regola applicabile in generale per tutti i cavalli, in genere si inizia il lavoro alla longe al trotto, poiché in questa andatura molti cavalli trovano più facile decontrarsi e distendere l’incollatura arcuando così la schiena. Solo quando la schiena del cavallo sarà arcuata ed attiva e il cavallo mostrerà di muoversi in equilibrio, si potrà introdurre l’uso delle redini di gomma o delle redini fisse, purchè applicate in maniera da evitare al cavallo pressioni sulla bocca; gradualmente le redini fisse potranno essere accorciate, ma comunque mai ad una lunghezza inferiore a quella dell’incollatura del cavallo. È infatti di vitale importanza far si che il cavallo si allunghi verso l’imboccatura e non invece che accorci l’incollatura. Risulterà forse concetto nuovo per alcuni il fatto che la scala del training sia altresì valida anche nel lavoro alla longe e quindi il mantenimento della corretta sequenza delle varie andature è oltremodo importante anche quando si gira un cavallo alla longe.

Le andature espresse al loro tempo naturale favoriscono i movimenti del cavallo in decontrazione e in equilibrio.

È molto importante che il cavallo capisca e impari gli aiuti che l’istruttore gli propone attraverso il lavoro alla longe. Quindi aiuti propulsivi della frusta associati alla voce e più tardi aiuti restrittivi della longe, sempre associati ad un uso conseguente della voce, saranno di grande aiuto nel prosieguo all’addestramento di un puledro.

Quando si ritiene sia arrivato il tempo di scozzonare il puledro, il fascione da longe sarà rimpiazzato dalla sella e per i primi giorni sarà meglio tirare via le staffe. Dopo aver sperimentato una certa “accettazione” della sella sul dorso del puledro, le staffe potranno essere riattaccate, ma almeno all’inizio dovranno essere fissate in maniera da non arrecare fastidio, mentre più tardi potranno essere lasciate cadere liberamente, per abituare il cavallo anche a questa nuova situazione.

Il lavoro alla longe con il puledro dovrebbe durare non più di mezz’ora, per far si che il cavallo rimanga innanzi tutto sano e che, comunque, finisca il lavoro non prostrato dalla fatica e sempre sereno. Naturalmente la direzione del lavoro alla longe dovrebbe variare, iniziando in genere dal lato sinistro per poi finire a destra.

Il primo tentativo di montare il cavallo dovrebbe, di regola, avvenire sotto la guida di un istruttore esperto che controllerà alla longe il cavallo in un area preferibilmente delimitata e possibilmente in un maneggio coperto.

Nel caso di cavalli ansiosi o molto nevrili, può essere utile, la prima volta, semplicemente sporgersi sulla sella senza effettivamente montare. Le staffe, all’inizio, dovrebbero essere piuttosto corte per far si che il cavaliere si alleggerisca e non gravi con il proprio peso sulla schiena del cavallo. Dopo esser riusciti a sedersi sulla sella sarebbe opportuno stare fermi per qualche istante e accarezzare il cavallo per farlo abituare a questa nuova situazione. Nell’ambito della filosofia fin qui esposta e alla quale mi riferisco quale tecnico o giudice, e cioè che occorre decontrarre il cavallo psichicamente oltre che fisicamente, sarebbe molto opportuno continuare a parlare e a carezzare il cavallo.

Gradualmente il cavallo viene condotto su un circolo piuttosto largo lasciando che la lunghezza della longe diventi sempre più grande. Se il cavallo tenta di trottare il cavaliere non dovrà assolutamente opporsi. Sempre alla longe, il cavallo dovrebbe gradualmente imparare a reagire tranquillamente al peso del cavaliere (come detto prima al passo se possibile e quindi al trotto). Ciò non vuol dire che occorre non lasciar galoppare il cavallo, ma sicuramente questa andatura non facilita il puledro, in questa fase, nel processo di adattamento al peso del cavaliere.

Dopo aver sperimentato più volte con successo di poter montare un cavallo con l’aiuto dell’istruttore alla longe, si potrà procedere a montare il cavallo liberamente in maneggio. È molto importante montare per linee dritte, procedere con chiara tendenza in avanti e con un contatto leggerissimo. Le prime sessioni non dovrebbero durare molto a lungo; è infatti preferibile effettuare periodi piuttosto brevi di addestramento dedicando la fine di queste riprese al montare e scendere più volte. Ciò abituerà il puledro sempre di più a questa operazione, specialemente se lo si farà partecipe e contento con carezze, zucchero etc. Quando si comincerà a montare il puledro senza l’ausilio della longe, occorrerà aver pazienza nel far si che il cavallo impari a camminare e a portare il peso del cavaliere in sella nel suo “tempo” naturale su linee lunghe e possibilmente dritte. Se si disponesse di un cavallo più esperto ciò potrebbe essere di grande ausilio, perché un giovane cavallo tenderà a seguirlo.

Il cavaliere deve sollecitare una certa tendenza ad andare in avanti del cavallo ovvero amministrarla intelligentemente se eventualmente offerta spontaneamente dal puledro, ma in ogni caso dovrà “sentire” qual è il “tempo corretto”, per quello specifico cavallo al fine di aiutarlo a ritrovare il suo equilibrio. Il cavaliere deve mantenere un contatto veramente gentile con la bocca del cavallo e in ogni caso dovrà evitare di forzare il cavallo a “stare nella mano”. Questo è un aspetto veramente molto misinterpretato nella pratica di tutti i giorni e occorre affermare a chiare lettere che forzare il cavallo in una posizione più o meno “formale” porterà sicuramente a resistenze come “testa che oscilla”, disturbi nella corretta sequenza delle andature, schiena contratta, “orecchie giù”, oltre ad uno stato di contrazione generale dei muscoli, problemi di bocca etc. Tutti questi segnali devono essere osservati, durante una ripresa da un giudice attento e sanzionati adeguatamente per dare un chiaro indirizzo circa l’inadeguatezza del metodo di addestramento adottato.

Questa fase dell’addestramento dovrebbe essere primariamente dedicata a montare il cavallo con calma, ma con chiara tendenza in avanti, evitando accuratamente di utilizzare massicciamente l’uso della mano. Va chiarito che montare in avanti non significa assolutamente scaraventare il cavallo in andature estese o affrettate. È importante scegliere il “tempo” che meglio si addice a quel cavallo. Infatti il punto essenziale per un puledro è poter ritrovare il proprio equilibrio naturale e in genere la migliore andatura a tali fini è il trotto. Il galoppo dovrà essere accettato se il giovane cavallo lo offre spontaneamente, ma in tal caso il cavaliere dovrà rimanere in assetto leggero per non gravare col proprio peso sulla sua schiena. Si dovrebbe evitare di galoppare a lungo poiché al cavallo manca sicuramente l’equilibrio necessario per mantenere per molto tempo questa andatura e, come già ripetuto, l’obiettivo più importante, in questa fase, è che il cavallo ritrovi il proprio equilibrio naturale.

Sia il cavaliere sia l’istruttore, dovrebbero avere chiare cognizioni delle teorie e delle implicazioni pratiche delle diverse fasi della scala del training e del giudizio. Occorre perciò comprenderne bene il significato ed essere quindi in grado di applicarne i principi nella pratica. Parimenti ciò è importante anche per chi è chiamato a giudicare riprese di giovani cavalli. Infatti la fase così detta “preliminare” della “scala del training” (detta anche di familiarizzazione), è di importanza fondamentale nel primo periodo di addestramento. La fase preliminare riguarda la corretta sequenza delle andature, la decontrazione e il contatto. Il primo obiettivo è quello di consolidare la sequenza delle andature attraverso un tempo ideale per ciascuna andatura che va fissato in funzione delle caratteristiche di ogni singolo cavallo. Il montare in avanti troppo velocemente determina un movimento affrettato dei posteriori, che disturberà la sequenza dell’andatura, ad esempio del trotto. Va in effetti chiarito che montare in avanti non significa montare più velocemente, ma implica l’attivazione dei posteriori che spingeranno il peso del cavallo energicamente in avanti. I giudici dovranno vigilare che i movimenti a tutte e tre le andature risultino regolari, tenendo a mente che ciò è un obiettivo fondamentale in questa fase. I cavalli che mostrano disturbi o irregolarità nella sequenza delle andature molto spesso sono stati montati con troppa mano ovvero con aiuti propulsivi insufficienti, oppure non è stato favorito il ritrovamento del proprio equilibrio naturale a causa della eccessiva velocità o, caso contrario, non sono stati montati abbastanza in avanti

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