A tu per tu con Melanie Valerie Bartz

di Redazione

Lo splendido milieu in cui Melanie Bartz, proprio oggi ventunenne, pratica il dressage è Centro Hípico da Costa do Estoril. Melanie, insieme alla sorella Lisa Caroline, anche lei dressagista, e alla famiglia, vive a Cascais, Portogallo. A seguire la preparazione di Melanie in rettangolo sono Nuno Chaves de Almeida e Raphael Saleh.

Ci può raccontare come e perché l’equitazione è entrata nella sua vita?

«È una storia molto semplice. Per caso ho scoperto delle vecchie foto di mio papa che è stato un campione e appassionato di salto ostacoli. Un Natale sia io sia mia sorella abbiamo ricevuto due bellissime puledre ma erano giovani… Vivevamo vicino a una scuderia e un giorno papà ci ha detto un giorno non potevamo aspettare che crescessero loro per iniziare a montare.  Così è capitato che, avevo 14 anni, ci siamo fermati per fare una passeggiata a cavallo… Non so perché… Quando sono scesa mi sono detta “quando sarò grande, voglio essere come mio padre. Voglio poter parlare dei cavalli con la sua stessa luce speciale nello sguardo…”. Da allora, i miei genitori mi hanno sempre aiutato e è nata questa passione quasi smisurata».

Perché il dressage?

«Amo la leggerezza dei movimenti e la forza di diventare tutt’uno con il mio cavallo. Naturalmente, tutta la disciplina è il rigore che c’è dietro. Per me il dressage è anche un continuo promemoria per rimanere umili, poiché ci sarà sempre qualcosa di nuovo da imparare. Ecco, è questo mi appassiona: il continuare a imparare…  Quando monto ho sensazioni diverse tutti i giorni».

Chi è stato il suo primo istruttore?

«Mestre Picador João Pedro Rodrigues».

Chi è il suo cavaliere/amazzone preferito e per quali ragioni? E il cavallo?

«La mia amazzone preferita è Charlotte Dujardin con Valegro. La loro relazione, la connessione e il rispetto che Charlotte ha per il cavallo è quasi tangibile. Così come la discrezione nel modo di montare: c’è una leggerezza e sembra fa sembrare tutto facile».

Il cavallo che sognerebbe avere in scuderia?

«Sinceramente ho già il mio cavallo da sogno Delgado V che amo dal primo giorno che l’ho visto, 5 anni fa».

Parlando dei suoi risultati, ci può riassumere la sua carriera agonistica con i risultati più importanti?

«Ho partecipato a vari concorsi Internazionali ma i più importanti sono stati i miei due Campionati europei. Il mio risultato più importante è stato con Diary Deram Old nel CH-EU-D-J 2019 e Delgado V CDI Alter 2020».

Qual è la sua principale preoccupazione, se ne ha, quando entra in rettangolo?

«Non è proprio una preoccupazione, ma quando cammino attraverso la porta verso C, mi dico sempre “potremmo farcela”. Voglio fare del mio meglio per mostrare di cosa sono capace. Voglio divertirmi e “ballare” con il mio migliore amico. Una delle cose che mi rattrista di più è, alla fine della ripresa, sentirmi come se non avessi dato il 100%. Effettivamente non è facile accontentarmi visto che so che possiamo fare sempre meglio».

Quali sono i suoi cavalli e quali sono le loro caratteristiche?

«Diary Dream OLD, che passerà sotto la sella di mia sorella, è un cavallo super esperiente, calmo, paziente. Gli piace molto partecipare ai concorsi. È molto tollerante: insomma un vero maestro. Delgado V ha una personalità più ‘calda’. È esigente e molto tecnico ma quando ci sintonizziamo sa davvero come farmi felice. È sempre allerta e attento a tutto. È molto vivace ma adorabile. Poi ci sono i progetti con mia sorella… Due cavalli di 5 anni. Uno è Plesure Boy, un cavallo a cui piace lavorare, imparare e che ama essere essere la stella del rettangolo. L’altro è Giccolo, con cui Plesure Boy è un po’ in competizione. Giccolo ha un galoppo fantastico e una sospensione non comune, molto gentile e dolce. Questi due sono le scommesse per il nostro futuro».

Qual è il suo cavallo di punta? Ha un soprannome di scuderia?

«Il mio cavallo di punta è Delgado V, che chiamiamo Gagas».

Qual è l’aspetto del dressage, come disciplina, che le piace di più e quale di meno?

«Quello che mi piace di più è la sensazione di sentire e capire il cavallo che poi permette di avere la complicità necessaria per fare gli esercizi. Purtroppo quello che mi piace meno è il giudizio soggettivo che molte volte non è imparziale».

Cosa suggerirebbe ai responsabili FISE per migliorare la disciplina?

«Continuare a lottare per la parità e lo spirito di squadra. Lottare contro le ingiustizie che molte volte vengono associate all’idea di volere il male degli altri binomi. Questo pensiero è il risultato di una mancanza di spirito sportivo pulito. Dobbiamo tutti coltivare uno spirito sportivo giusto e sicuro. La FISE sta facendo un ottimo lavoro per sviluppare la disciplina come si può anche vedere nelle prestazioni dei nostri atleti e dal numero di nuovi binomi con qualità internazionale. Quindi penso che debba continuare il suo arduo lavoro e sicuramente l’Italia e i suoi atleti continueranno a esserne orgogliosi».

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