Top trainer: Jan Bemelmans

di Redazione
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Tra le celebrità del dressage planetario, Jan Bememlmans è il nome che tutti hanno sentito nella loro vita. Anche se non sono strettamente degli insiders. Questo perché Bemelmans è sulla cresta dell’onda praticamente da sempre. Trainer eccellente, eccellente comunicatore, dall’approccio empatico ma rigoroso, ha lavorato con diversi team europei ed è stimatissimo negli States, in Australia… Insomma, un coach ricercato. Che tuttavia ha accettato l’invito di Dressage.it a rispondere alle nostre domande.

Cosa significa per lei il dressage?

«Dressage, ritengo sia il linguaggio che utilizziamo per comunicare con i nostri cavalli, ma significa anche una disciplina sportiva e ginnastica finalizzata a tenere i nostri cavalli sani e in forma».

Quando ha incontrato i cavalli e quando ha deciso che avrebbero avuto un ruolo così importante nella tua vita?

«Il mio primo incontro con i cavalli è avvenuto con il salto ostacoli, guardavo con ammirazione Alwin Schockemohle montare i propri cavalli sani e in forma. In seguito ho desiderato, anzi voluto, la mia vita con i cavalli combinando passione e professione».

Passando a questioni più tecniche, potrebbe descrivere cosa secondo lei rendono vincente un cavallo da dressage? E un cavaliere di dressage vincente?

«Un cavallo “vincente” dovrebbe possedere tre corrette andature, cioè passo, trotto, galoppo e talento per piaffè – passage a livello Grand Prix, ma soprattutto la volontà di cooperare con il cavaliere. Un cavaliere di dressage dovrebbe curare la propria forma fisica, un buon controllo del suo corpo ed essere paziente e comprensivo rispetto alle particolarità caratteriali del suo cavallo».

Allevamento vs addestramento. Quale aspetto è più importante quando li si considera in prospettiva dressage?

«Sono entrambi importanti: più qualità di base significa un addestramento più agevole. Un corretto addestramento del cavallo implica un lavoro (ginnastica) sistematico, nonché comprensione del carattere del cavallo e controllo delle sue reazioni. Il cavallo deve diventare un compagno da mettere nelle condizioni di poter dare ciò che gli viene richiesto».

Parlando di giudici… Come migliorare il rapporto con loro e come possono contribuire ad un migliore sviluppo del dressage?

«Le relazioni con i giudici dovrebbero basarsi su una comunicazione equanime e rispettosa da parte di tutti senza farsi coinvolgere da stati emotivi particolari. I giudici dovrebbero fornire un giudizio da esperti su quanto vedono nelle riprese che sono chiamati a giudicare, ricordando che essi sono responsabili nel tracciare la corretta direzione dello sport del dressage. Hanno un ruolo veramente importante nello sviluppo futuro del nostro sport. È comunque auspicabile una buona collaborazione tra giudici, cavalieri, istruttori».

Ci riassumerebbe i suoi principi di dressage?

«Seguire la scala del Training. Aver piacere nello svolgere il lavoro giornaliero con i propri cavalli cercando di ottenere miglioramenti ogni giorno di più, ricordando che la perfezione assoluta non esiste».

Qual è la storia strana/divertente che le è successa nel mondo del dressage?

«Avevo 17 anni quando ho partecipato alla mia prima gara equestre; una combinata dressage/salto ostacolo. Venivo da un “piccolo” paese (Belgio) e sono diventato campione regionale in Germania!».

Il suo cavallo da dressage di una vita?

«Angelino. Arrivò in scuderia quando aveva 4 anni. Con lui ho gareggiato dalle gare di base (A) fino a quelle difficili (S) arrivando a vincere oltre 20 Grand Prix e ottenere l’ingresso in prima squadra (A) tedesca. Ciò cambiò la mia vita! Ovvero come un cavallo può cambiarti la vita e indicarti la giusta direzione futura…».

Il suo cavaliere preferito, escluso se stesso, e perché?

«Ammiro chi lavora sodo e si impegna a trarre utili insegnamenti dal cavallo».

Il suo trainer di dressage di una vita?

«Mr. Robert Schmidke, uno dei più conosciuti “Riding Master” in Germania. Ho imparato tanto da lui su come addestrare e montare un cavallo da dressage, ma poi ho cercato di sviluppare miei metodi personalizzati. Non si può restare solo come una “copia” di altri… Ho lavorato con il Sig. Schmidke per 5 anni, durante i quali ho anche imparato come si gestisce una scuderia e come comunicare con i clienti».

Dove si trova ora? Quali sono i suoi piani per il futuro?

«Vivo a Krefeld – Germania. I miei progetti futuri sono di continuare a lavorare con i cavalli, restando in buona salute e magari ritagliandomi un po’ di tempo libero, oziando e godendomi le cose belle della vita».

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