Arthur Kottas-Heldenberg: buon compleanno Maestro!

di Liana Ayres
Arthur Kottas-Heldenberg a Rotterdam nel 2001 presenta il ‘Solo’ High School della Spanish Riding School in sella a Favory Alea

Oggi è il compleanno di una delle icone internazionali del dressage: Arthur Kottas-Heldenberg. Un nome davvero evocativo nei rettangoli di tutto il mondo.

Nato a Vienna nel 1945, si è formato presso la più antica scuola equestre della capitale austriaca che era gestita dai suoi gentiori. Giovanissimo ha iniziato a competere tanto in salto ostacoli quanto in dressage. A 14 anni, il giovane Arthur ha vinto il suo primo Campionato austriaco giovanile di dressage. A 16 quello di salto ostacoli. Poi, si è aperta la via verso la Scuola di Vienna. Nel tempo record di soli 8 anni, Arthur Kottas-Heldenberg ha scalato tutti i gradini gerarchici della formazione della Spanish Riding School e, a 25 anni, è diventato bereiter. Passo dopo passo, Kottas-Heldenberg ha avuto il titolo di Chief Rider e, infine, First Chief Rider…

Abbiamo avuto la grande fortuna di riuscire a intervistarlo per Dressage.it. Nelle sue risposte è percepibile in maniera quasi fisica l’autorevolezza di una leggenda vivente. Che ha fatto un percorso incredibile e ha mantenuto uno spirito davvero invidiabile.

Cosa significa per lei il dressage?

«Per me il dressage significa sviluppare il cavallo fisicamente e psicologicamente, cercando di creare un rapporto armonico tra cavallo e cavaliere».

Quando ha incontrato il dressage e quando ha deciso che avrebbe avuto un ruolo così importante nella sua vita?

«I miei genitori gestivano la più antica Scuola di Equitazione a Vienna e io avevo già il mio pony a 2 anni e mezzo! il mio interesse per i cavalli si è subito palesato sia in dressage sia in salto ostacoli. Sono stato il campione di salto ostacoli del comprensorio equestre di Vienna. Già a quel tempo riconoscevo l’importanza del dressage. Sono stato fortunato perché un nostro vicino di scuderia aveva cavalli molto ben addestrati e mi fu consentito di gareggiare con questi cavalli. Alcuni bereiter della Scuola Spagnola di Vienna erano venuti a far visita al proprietario della scuderia e così ebbero modo di osservarmi mentre montavo i cavalli del suddetto proprietario. Mi proposero, all’età di 16 anni, di entrare nella Scuola Spagnola di Vienna».

Passando a questioni più tecniche, potrebbe descrivere cosa secondo lei rende un cavallo e un cavaliere di dressage vincenti?

«Prima di tutto la qualità di base del cavallo e come è stato addestrato. A mio avviso l’assetto del cavaliere è la chiave di volta del successo. Gli aiuti che il cavaliere usa con i suoi cavalli devono essere discreti e chiari. Ogni atleta, sia cavallo che cavaliere, devono ricevere un corretto addestramento e essere in forma fisica, dedicando il giusto tempo a questi fini, con una preparazione mentale e psichica tale da poter gestire al meglio lo stress insito nelle competizioni alle quali parteciperanno».

Allevamento vs addestramento. Quale aspetto è più importante quando li si considera in prospettiva dressage?

«L’allevamento rappresenta le fondamenta e l’addestramento la costruzione che viene eretta su tali fondamenta. Posso affermare che l’allevamento ha goduto di miglioramenti significativi negli ultimi 20/30 anni. Avere a disposizione un bel cavallo con ottime andature è una premessa ideale così come un addestramento corretto è la chiave per avere successo con tali soggetti. Amo ripetere che non importa se si tratta di dressage, salto ostacoli o completo. Ci sono due categorie di cavalieri: quelli bravi e quelli che non lo sono. Tutti noi desideriamo diventare i migliori…»

Parlando di giudici… Come migliorare il rapporto con loro e come possono contribuire ad un migliore sviluppo del dressage?

«La relazione con i giudici è molto importante. Ricordo sempre quello che il Generale Albrecht (il quale era anche un giudice) scriveva nella sua brochure quale responsabile della Scuola Spagnola di Vienna. Il giudice deve operare per i cavalieri e non il contrario. Un giudice dovrebbe essere sempre giusto ed equanime. Un cavaliere deve poter chiedere come poter migliorare e dovrebbe quindi ricevere una risposta a tale richiesta. La sola teoria, senza riscontri nella pratica equestre, non è sufficiente a mio avviso a fare un buon giudice; il quale inoltre non dovrebbe tener conto della fama del cavaliere, ma dovrebbe giudicare quello che ha visto in rettangolo quel giorno. Va peraltro riconosciuto che non è sempre compito facile giudicare in maniera competente e giusta».

Riassumerebbe i suoi principi di dressage?

«Non smettere mai di imparare e cercare di migliorarsi. Non c’è mai una fine al processo di addestramento di cavalli e cavalieri. Mi piace spesso ripetere che un cavallo senza cavaliere rimane sempre un cavallo, ma un cavaliere senza cavallo è solo una “persona”».

Qual è la storia strana/divertente che le è successa nel mondo del dressage?

«Alla Scuola Spagnola di Vienna, dopo la fase di allenamento a cui poi seguiva la presentazione al pubblico, ci si recava nelle proprie stanze per prepararsi e vestirsi in uniforme per la detta presentazione. Mentre stavo riordinando la mia giacca da concorso, uno dei cavalieri bussò alla mia porta con uno stivale in mano. Gli chiesi cosa stesse facendo con quello stivale e lui mi rispose che stava preparando uno scherzo a uno degli altri cavalieri. L’idea era di mettere dell’acqua nello stivale. Ma a un tratto si mostrò dubbioso, con un po’ di timore nel farlo… E allora, divertito dall’idea, gli dissi che l’avrei fatti io. Versai quindi l’acqua nello stivale. Immediatamente le teste di un gruppo di cavalieri fece capolino dall’angolo della stanza ridendo. Lo stivale era il mio! Ma sapevano che amavo gli scherzi e avevo un ottimo senso dello humor e … Soprattutto che avevo un altro paio di stivali…».

Il suo cavallo da dressage di una vita?

«Onestamente devo ricordare a me stesso che ero io a scegliere loro e non loro che mi abbiano mai scelto. Alcuni cavalli hanno richiesto più tempo per addestrarli rispetto ad altri. Ma è come con i propri figli, sono tutti bravi e speciali per un genitore, magari per ragioni diverse, ma nessuno di loro è il loro favorito. Semplicemente si amano in modo diverso».

Il suo cavaliere preferito, escluso lei stesso, e perché?

«I miei istruttori che ho avuto alla Scuola Spagnola di Vienna».

Il suo allenatore di dressage di una vita?

«Ancora i miei istruttori che ho avuto alla Scuola Spagnola di Vienna. Ho sempre cercato di recepire il meglio da loro e anche impegnarmi ad apportare miglioramenti ai loro insegnamenti».

Dove si trova ora? Quali sono i suoi piani per il futuro?

«Vivo a Vienna. Spero di rimanere sano e in forma e poter godere il lavoro con i cavalli e con quei cavalieri che hanno il piacere di lavorare con me per imparare e cercare di migliorarsi».

Buon compleanno Mr. Kottas!

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