Le interviste di Dressage.it: Isabelle Judet

di Redazione

Dopo 40 anni di attività, Isabelle Judet è una di quelle persone che trova ancora il desiderio di scoprire cose nuove, orizzonti diversi. Che quotidianamente si rimette in gioco e guarda avanti. Con base a Pamfou, un’ora a sud-est di Parigi, insieme al marito svolge la propria attività di trainer nel centro equestre acquistato nel 1978. Dopo averla incrociata tante volte nelle giurie più prestigiose, oggi le abbiamo chiesto di rispondere alle domande di Dressage.it

Come e quando ha ‘incontrato’ i cavalli? Dove e come mail il dressage?

«Mio padre era un chirurgo ortopedico e operava jockey piuttosto regolarmente. Così, visto che sono sempre stata appassionata di cavalli, ha fato in modo che potessi montare all’ippodromo Maison Lafitte. La mia migliore amica d’infanzia invece andava a lezione di dressage con colui che sarebbe poi diventato mio marito, Jean Claude Cheret. Una volt mi capitò di accompagnarla e quello è stato l’esatto momento in cui si è aperta la via verso il dressage».

Isabelle, quando è diventata giudice?

«Ho iniziato a seguire i corsi di formazione per giudici dopo un incidente alla spalla, circa a metà degli anni 70. Non potevo montare e così ho pensato di ottimizzare…».

E come si è evoluta la sua carriera in questo ambito?

«Sono sempre stata un’amazzone, una trainer e un giudice. Adoro montare a casa e ancora adesso mondo un paio di cavalli al giorno. Però non ho mai avuto spirito agonistico. Così mi sono concentrata sulla mia carriera di trainer e giudice. Sono diventata giudice 5* nel 1989 e sono stata due volte chef d’equipe per la squadra nazionale per la Federazione francese».

Ha qualche preoccupazione quando si appresta a giudicare una categoria?

«Credo che più si ha esperienza, meno ci si ritrova vittima delle emozioni. È necessario sviluppare una routine e affinare molti aspetti tecnici per sentirsi più sicuri quando si giudica. Andando avanti con l’età, ci si rapporta meglio con la pressione e si mettono tutte le cose nella migliore prospettiva. Quando siedo in cabina, i miei riflessi prendono il sopravento ed è come se i punteggi scaturissero spontaneamente dalla mia testa».

Isabelle, ci parla dei suoi hobby?

«Sono una persona molto accondiscendente. Mi piacciono molte tute le attività che implichino le persone a cui voglio bene. Ho una famiglia grande, che occupa una parte importante della mia vita. Leggo molto e amo occuparmi del mio giardino. Cucino, e faccio ginnastica tre volte alla settimana. Inoltre viaggio molto per il mio lavoro. E anche questa è una cosa che apprezzo molto».

Avrebbe qualche consiglio da suggerire alla Fei in materia di ‘giudici’?

«Raccomanderei fortemente che la Fei creasse una sorta di biblioteca che consenta l’accesso a testi di tutti i livelli, con commenti e note fatte da un giudice istruttore. Inoltre suggerirei che la Fei prevedesse una sorta di giudice al campo prova in modo che si potesse ‘premiare’ uno stile equestre più friendly e far sì che anche il riscaldamento possa avere, in qualche misura, un impatto sul punteggio finale».

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