Grandi cavalli: Granat

di Liana Ayres

Nel 1969, in un maneggio coperto nel sud della Baviera, un cavallo baio, con un aspetto ‘vecchio stile’, struttura consistente e la testa un po’ pesante stava dimostrando, libero, le proprie andature a due persone dall’occhio fino. Neanche in quel periodo, molto prima che l’allevamento dei cavalli da dressage diventasse la scienza che è oggi, nessun cavaliere o amazzone di dressage avrebbe guardato un cavallo così…

Ma le persone che lo stavano osservando, in quel maneggio coperto, non erano persone qualsiasi. Si trattava di Georg Wahl, primo bereiter alla Scuola Spagnola di Vienna, e della sua allieva ventiduenne svizzera Christine Stückelberger. E il cavallo, castrone Holsteiner di 4 anni, fu comprato. Si chiamava Granat.

Nessuno ci avrebbe scommesso un soldo, eppure Granat diede il via a una carriera equestre che è passata alla storia – quella della Stückelberger – ed è stato protagonista di una longevissima stagione di vittorie in Gp che durò circa 11 anni e che fruttò all’amazzone elvetica 17 medaglie internazionali e 5 titoli individuali.

Sano per genetica

Come dicevamo, già a 4 anni, Granat era un cavallo piuttosto pesante. Su un giornale tedesco ai tempi qualcuno ironizzo che il suo aspetto indicava che ‘parlasse la lingua dei carri’, come a dire che forse tra un paio di stanghe sarebbe sembrato più idoneo. Eppure, la sua lunga carriera provò l’esatto contrario. Secondo Christine Stückelberger, la longevità sportiva del suo compagno di tanti rettangoli, deriva proprio dalla ‘consistenza’ della sua struttura. Che è in diretta relazione con la sua genealogia. Suo padre, Consul, è un prodotto del leggendario Purosangue Cottage Son, mentre il padre di sua madre, Heißsporn, era un figlio di Heintze, cavallo che ha trasmesso la struttura robusta.

Granat, circa 1.73 al garrese, presentava la forza e resistenza della vecchia tipologia Holdenburg, allevato per il duplice impiego da sella e attaccato. Ma allo stesso tempo aveva anche la sensibilità, l’intelligenza e la voglia di avanzare del Purosangue.

Il che, sulla carta, potrebbe sembrare una perfetta combinazione per un cavallo sportivo… Eppure fu esattamente ciò che mise fortemente alla prova l’esperienza di Wahl e la pazienza della giovane Stückelberger.

Avrebbe potuto essere ‘italiano’

Venduto a sei mesi, Granat viaggia in prima battuta dall’Holstein alla Baviera. Lì, dopo un po’, viene messo di nuovo all’asta. I primi acquirenti di Granat avrebbero dovuto essere italiani ma una tosse dell’ultimo minuto invalida l’acquisto. E così il cavallo finisce sotto la lente di Wahl & Stückelberger. Un diamante grezzo che presenta non pochi problemi all’inizio.

Granny, questo il soprannome di Granat – era, come aveva avuto modo di dire Georg Theodorescu – ‘non un cavallo per un uomo, bensì un cavallo per due uomini’. Sicuramente non un cavallo con cui una giovane seppur talentuosa allieva qual era Christine avrebbe avuto la meglio… E così il primo vero addestramento di Granat porta la firma di Wahl e del suo rigoroso approccio classico.

I comportamenti fortemente indesiderabili di Granat tuttavia non originavano da un cattivo atteggiamento verso il lavoro o da un brutto carattere. Subito dopo l’acquisto, si scopre che il cavallo è completamente cieco dall’occhio destro. Un fatto di cui nessuno si era accorto prima e che rimarrà un segreto per tutta la sua lunga carriera. A ciò si aggiunga che Granat era troppo intelligente per sentirsi stimolato dal normale iter di addestramento classico di quei tempi… Le due cose insieme portano a un allievo che ha i numeri per riuscire ma che, come spesso si sente dire… non si applica.

«Sono convinta che non si debba mai pretendere da un cavallo giovane un addestramento sui movimenti da Grand Prix – dichiarò la Stückelberger – tuttavia con Granat si dimostrò l’unico sistema per raggiungere un risultato. Insegnandogli qualcosa di nuovo, la sua mente era impegnata e lui era contento».

Sicuramente, la struttura solida consentì che l’addestramento di un Granat, teoricamente ancora troppo giovane, potesse seguire un iter così diverso senza ripercussioni sulla sua integrità.

Secondo il ‘sistema Wahl’ si poteva testare la messa in mano di un cavallo di 5 anni per poi lasciarlo in pace per un altro anno. Al contrario Granat dimostrò una tale adesione al lavoro sul piaffe, per esempio, che a sei anni, solo dopo due settimane di training, era in grado di eseguire la manovra con totale naturalezza.

Più l’addestramento di Granat progrediva, più i suoi nei caratteriali si attenuavano anche se rimase a lungo un cavallo complicatissimo.

Una carriera in gara

La propensione assoluta di Granat per le imprese complesse fu il tema caratteristico anche della sua carriera sportiva. Le gare ‘piccole’ e poco importanti non gli davano abbastanza stimoli. Il suo esordio in Grand Prix avvenne quando aveva 7 anni. Per i Giochi di Monaco, nel ‘72, Granat viaggiò come secondo cavallo per Christine Stückelberger che avrebbe dovuto montare il fidato Merry Boy. Cosa che invece non avvenne e in rettangolo entro proprio lui. Fu il migliore della Svizzera che si piazzò settima.

Granat al campionato del Mondo del 1974

Nonostante la lusinghiera performance olimpica, l’anno successivo la ‘premiata Wahl- Stückelberger’ decise che il cavallo non doveva continuare a competere a quel livello. Doveva bensì dedicarsi a raffinare e aggiungere leggerezza alle sue manovre. Cosa che puntualmente avvenne e aprì la porta a una routine di gara che rimase la stessa per tutta la carriera di questo straordinario cavallo. Da cinque a massimo sette concorsi all’anno, tutti preparati con grande accuratezza. Campionato svizzero, Aachen, Dortmund, Berlino e i campionati internazionali annuali. Tra una gara e l’altra, Granat se la pigliava comoda. Tre settimane prima di ogni gara riprendeva l’addestramento più intenso che comprendeva un movimento al giorno in contemporanea alla preparazione di singole parti della ripresa. Inoltre, Granat aveva bisogno di arrivare presto alle gare. A causa della sua semi cecità era fondamentale che prendesse contatto in tempo con gli spazi dove veniva a trovarsi. E Wahl, proprio a questo scopo, lo portava a fare lunghe passeggiate al mattino prestissimo affinché vedesse ogni angolo con calma ed evitasse di spaventarsi in gara.

Il campo prova era un momento molto complicato per questo cavallone ma la sua amazzone, che in lui riponeva una fiducia incondizionata, sapeva che una volta in gara non l’avrebbe tradita.

Finita la gara, a Granat veniva riservato un tranquillo lavoro. Fino a tre settimane prima del concorso successivo…

L’età matura, il ritiro

Quando un cavallo sportivo arriva a una certa età, la prima scommessa per chi ne ha la gestione è garantirgli una condizione di salute ottimale, tenendo in equilibrio esercizio e acciacchi. Anche in questo Granat doveva essere particolare. La sua condizione fisica è stata perfetta per tutta la sua carriera. «Non abbiamo mai dovuto dargli neppure un integratore, che comunque a quei tempi non erano affatto comuni» racconta Christine Stückelberger. Le sue manovre non necessitavano più di essere affinate e quindi fu possibile concentrarsi solo sulla morbidezza della muscolatura e quindi sul suo benessere fisico.

1980 – oro individuale per il bimomio Stückelberger-Granat in occasione dell’Olimpic Festival di Goodwood (Gbr)

Ma con un campione in ottima salute, seppur anziano, trovare il momento giusto per lasciare la scena non è facile. E non lo fu neanche per Christine Stückelberger che su suggerimento di Wahl, decise di ritirarlo ‘finché i suoi fans volevano ancora vederlo’, in pratica prima che iniziasse la fase discensiva della sua carriera. L’occasione fu il Campionato del mondo di Losanna nel 1982.

Granat aveva quasi 18 anni e si trovò a competere con i migliori cavalli al mondo. Regnò in Grand Prix e cedette il passo in finale solo a Ahlerich e Reiner Klimke, chiudendo la sua carriera sul secondo gradino del podio mondiale.

Christine Stückelberger, come ogni esperta persona di cavalli, ha sempre sostenuto che non ci sia niente di peggio – per un cavallo che ha fatto gare per tutta la sua vita – di finire ‘ignorato’ al prato. Così, dopo il ritiro, la vita di Granat rimane pressoché la stessa. A 22 anni, gli viene alleggerito ulteriormente il lavoro e viene lasciato un po’ più a lungo al prato.

A fermare le perfette gambe di questo anziano burbero campione fu un infarto che lo rese troppo debole per potersi reggere in piedi. Così, a 24 anni, fu presa la dolorosa decisione di lasciarlo andare. Per entrare nella storia.

Francobollo paraguaiano dedicato al binomio Stückelberger-Granat

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