Giovani cavalli – Addestramento e Giudizio/1

di Enzo Truppa

Il nesso tra addestramento e giudizio, allorché si tratta di giovani cavalli, è fondamentale in quanto un’attività (giudizio) può essere espletata al meglio se si comprendono i canoni fondamentali dell’altra attività (addestramento) e quest’ultima può evolversi correttamente se verrà svolta secondo gli standard della “scala del training e del giudizio” che accomuna giudici e istruttori sotto gli stessi principi classici del dressage.

Addestrare giovani cavalli è impresa ardua, ma compito parimenti non semplice è giudicarli. Ciò è tanto vero che la FEI ha deciso di istituire corsi dedicati per i giudici internazionali per abilitarli a giudicare, previo esame, unitamente ai giudici “5 stelle”, riprese di giovani cavalli.

Al di là delle metodologie per così dire “tecniche” mostrate e discusse in tali corsi, uno degli aspetti fondamentali dei lavori è quello di “CAVALLO DECONTRATTO” mettendo in evidenza il legame logico esistente tra la fase preliminare della “scala del training” (applicabile ai giovani cavalli) e lo stesso requisito che si richiede altresì ad un cavallo da Grand Prix allorché richiesto, ad esempio, di effettuare una transizione al passo allungato subito dopo una figura di grande riunione (es. passage).

Si spiega così perché al passo allungato venga attribuito un coefficiente maggiorativo! Si ritiene infatti (giustamente) che al passo allungato si potrà accertare la qualità dell’addestramento osservando, tra l’altro, se il cavallo rimane DECONTRATTO subito dopo aver eseguito una figura di grande riunione e di grande impegno fisico.

Il cavallo da Grand Prix sarà capace di tale “performance” solo se avrà avuto, sin dall’inizio, la possibilità di imparare a decontrarsi e avrà mantenuto questa prerogativa nel prosieguo del suo Iter addestrativo.

I giudici sono chiamati a preservare i principi classici del dressage ed hanno perciò una grande responsabilità nel premiare quegli istruttori (e i loro cavalli) che si ispirano a tali principi e a sanzionare senza compromessi, coloro che ignorano completamente o comunque sottovalutano concetti fondamentali del dressage quali “DECONTRAZIONE”, “CAVALLO NEGLI AIUTI”, “CAVALLO IN EQUILIBRIO”.

Ciò premesso, occorre subito evidenziare che un altro aspetto fondamentale da considerare nell’addestrare (e giudicare) giovani cavalli è quello del ritrovamento dell’equilibrio naturale da parte del giovane cavallo allorché sarà gravato dal peso, a cui non è abituato, della sella e del cavaliere; pertanto, aiutarlo a ritrovare il proprio equilibrio naturale è uno degli l’obiettivi fondamentali da perseguire nella fase preliminare dell’addestramento. Il peso aggiuntivo del cavaliere è, anche per un soggetto dotato di un grande equilibrio naturale, un aggravio a cui il cavallo dovrà gradualmente abituarsi.

Si noterà, esaminando le riprese dei giovani cavalli che, per esempio per i cavalli di quattro anni, non si richiedono particolari figure quali circoli con diametri stretti ovvero cambi repentini di direzione o andature allungate; vengono invece richiesti esercizi semplici, atti a valutare la qualità delle andature del cavallo, la decontrazione fisica e psichica e la applicazione pratica dei principi della “scala del training” per quel livello di addestramento.

La riunione a questi livelli e a quest’età va introdotta molto gradualmente; si noti che i primi accenni di passo riunito (l’andatura più difficile e per certi versi pericolosa da introdurre) non sono previsti nelle riprese dei “quattro anni” e, quando introdotte, solo per un breve tratto prima dell’effettuazione delle piroette al passo e ciò, con grande soddisfazione di chi scrive, poiché, a seguito di una mia osservazione, fu accettato di eliminare la richiesta di passo riunito per un tratto più o meno lungo, considerando che molto spesso, nell’eseguire prematuramente questa figura, in realtà il passo viene fortemente deteriorato.

Una natura con la quale convivere

È noto che i cavalli sono sopravvissuti nei secoli grazie all’innato istinto di fuga grazie al quale, a differenza di tanti animali molto più forti di loro che non esistono più, continuano ad allietarci.

Un altro aspetto però poco considerato del cavallo è il fatto di aver sviluppato nei secoli, per così dire, dei “cromosomi” originati dalle antiche abitudini ad esser stato compagno di molteplici attività dell’uomo (trasporto, strumento di lavoro, ma primariamente compagno d’armi in battaglia), per cui non c’è niente che faccia innervosire di più un cavallo del non capire o non essere in grado di percepire, i comandi del proprio cavaliere.

Avrete notato,come si dice in gergo, che in fondo i cavalli finiscono per adattarsi alla monta del proprio cavaliere, magari anche adeguandosi per così dire a uno standard in basso. Tutto ciò è comprensibile perché il cavallo ha appunto sviluppato nei secoli questi cromosomi e tenderà quindi a cercare di capire al meglio le richieste del cavaliere per poi poterle mettere in pratica. Un giorno il signor Theodorescu mi ha raccontato un episodio che testimonia questo aspetto. Un suo amico e famoso cavaliere di salto, Fritz Ligges, (montava un cavallo da salto molto famoso, Ramses), prima di una gara impegnativa di salto, sentiva il suo cavallo molto nervoso, addirittura tremante, ma bastava che lo accarezzasse prima che suonasse la campana e il cavallo si rilassava, pronto ad affrontare salti impegnativi con il suo cavaliere. La cosa interessante è che il cavaliere poteva percepire immediatamente questo rilassamento nell’inforcatura subito dopo averlo accarezzato e incoraggiato.

Questo aspetto è intimamente legato con un altro aspetto che è stato chiarito in altra sede, e cioè in un consesso di giudici internazionali 5 stelle dove è stato ben chiarito, per esempio che la lingua tenuta davanti fra i denti, allorché tutto il resto funziona, non è assolutamente un problema perché ciò può derivare dalla concentrazione del cavallo nel cercare di soddisfare le richieste del cavaliere in figure particolarmente impegnative.

Si deduce da tutto ciò che il cavaliere dovrà primariamente cercare di rilassare (decontrarre) il cavallo e fargli comprendere che eventuali equivoci o non perfette interpretazioni delle sue richieste non costituiscono un problema; se poi il cavallo, in figure molto impegnative che implicano riunione, denoti dei segni di concentrazione che non inficiano assolutamente la sua performance, cioè è connesso con la particolare indole di alcuni cavalli, magari particolarmente ansiosi di eseguire la propria prestazione al meglio cercando di comprendere al meglio le richieste del cavaliere. Un comportamento amichevole e incoraggiante del cavaliere sarà d’ausilio a fargli superare queste sue ansietà.

Nell’addestrare un giovane cavallo vanno poste le basi di questa reciproca comprensione e ciò non sarà possibile se non si cercherà di ottenere la decontrazione fisica e psichica del cavallo confermando giorno dopo giorno la fiducia dello stesso verso il cavaliere.

Uno degli aspetti più importanti, forse il più importante, nel dressage è quello di addestrare “happy athletes”, cioè cavalli vogliosi di eseguire le figure richieste dal cavaliere senza ricorrere alla forza e ciò aiuterà altresì il cavallo a rimanere in buona salute e a sviluppare le proprie andature naturali, consentendogli di equilibrarsi sotto il peso del proprio cavaliere.

Solo un cavaliere sensibile e con grande esperienza può addestrare correttamente un giovane cavallo, ma in ogni caso, l’addestramento dovrebbe sempre svolgersi sotto la supervisione di un istruttore esperto che sappia interpretare le caratteristiche individuali sia fisiche che psichiche del giovane cavallo.

Ti potrebbe anche interessare...

Lascia un commento