A tu per tu con Virginia Spoenle

di Redazione

14 anni, Virginia Spoenle è sicuramente una brillante promessa per i rettangoli azzurri. Vive in Germania, a Geldern, ed è seguita da Niklaas Feilzeer, sotto l’occhio vigile della padrona di casa, che è, niente di meno di Isabell Werth.

Virginia, ci può raccontare come e perché l’equitazione è entrata nella sua vita?

«Sono nata in mezzo a cavalli… Mio padre ha un centro di addestramento di cavalli Purosangue Arabi. Quando avevo sette anni ho iniziato a prendere lezioni di equitazione e da allora, non ho più smesso».

Perché il dressage?

«La mia prima istruttrice, Lucia Van Husen, è una dressaggista. E io mi sono appassionata subito alla disciplina».

Chi è stato il suo primo istruttore?

«Lucia Van Husen. Appunto. Ha una scuola di equitazione vicino a casa mia, e tutt’oggi mi aiuta quando vado ai concorsi».

Chi è il suo cavaliere/amazzone preferito e per quali ragioni – E il cavallo?

«Senza ombra di dubbio Isabell Werth. Per me è un sogno poter andare a cavallo nella stessa arena dove monta lei e poter apprendere da una amazzone come Isabell. Il cavallo non può che essere Bella Rose… ».

Il cavallo che sognerebbe avere in scuderia?

«Se potessi sceglierne due, vorrei Bella Rose e Dalera».

Parlando dei suoi risultati, ci può riassumere la sua carriera agonistica con i risultati più importanti?

«Nel 2021 ho affrontato la mia prima stagione di gare internazionali con il mio pony Coer Noble. Senz’altro il miglior risultato è stato quello ottenuto agli europei. Dove con i miei compagni di squadra abbiamo sfiorato il bronzo».

Qual è la sua principale preoccupazione, se ne ha, quando entra in rettangolo?

«I passi indietro e la pirouett al passo… sono le cose che mi preoccupano di più».

Quali sono i suoi cavalli e quali sono le loro caratteristiche?

«Al momento monto un pony, stallone di 8 anni, Coer Noble ed un cavallo grande, Bob Marley… in preparazione per il tour Junior tra un paio di anni. Sono molto diversi tra di loro, ma imparo tanto da entrambi».

Qual è il suo cavallo di punta? Ha un soprannome di scuderia?

«Al momento Coer Noble… lo chiamiamo Balu, come l’orso del Libro della Giungla».

Qual è l’aspetto del dressage, come disciplina, che le piace di più e quale di meno?

«Adoro la disciplina in toto! Il rapporto che si crea con il tuo cavallo è fantastico, diventa una vera e propria collaborazione, un lavoro di squadra. Non c’è niente che non mi piaccia».

Cosa suggerirebbe ai responsabili FISE per migliorare la disciplina?

«Penso che i cavalieri Italiani dovrebbero partecipare più spesso a gare all’estero e confrontarsi con cavalieri di altri paesi. Da italiana all’estero mi trovo spesso a essere l’unica Italiana alle gare internazionali a cui partecipo e mi piacerebbe vedere l’Italia più rappresentata. Inoltre credo sia utile anche per i cavalieri uscire dallo scenario italiano e vivere la realtà del dressage all’estero».

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