Jean-Michel Roudier è giudice ‘O’ dal 2005, ma quando lo si fa parlare del dressage ha lo stesso approccio entusiastico del 1987, quando partecipò al suo primo corso per giudici internazionali. I docenti erano niente di meno che Lette, Niggli, Mechlem e Withages. Dressage.it l’ha intervistato…
Dottor Roudier, dove vive?
«Abito in Francia, a Nantes, una città nella Bretagna del sud».
Come e quando è avvenuto il suo ‘incontro’ con i cavalli? Dove e perché proprio il dressage?
«Nessuno della mia famiglia ha mai avuto interesse nei cavalli. A me però sono sempre piaciuti e desideravo montare in sella. Cosa che ho iniziato a fare quando avevo 10 anni. Il marito della mia istruttrice era un giudice internazionale di dressage ed è diventato il mio mentore. Ho inziato a ‘scrivere’ per lui in gare nazionali e internazionali. E nello stesso tempo studiavo e montavo a cavallo».
Quando è diventato giudice?
«Mi sono seduto per la prima volta in giuria quando avevo 18 anni, Era una gara di livello minimo… Un giudice non si era presentato e all’ultimo minuto mi hanno chiesto di sostituirlo. Durante i primi anni come giudice ho beneficiato di un solido supporto dal mio mentore».
Dottor Roudier, cosa significa per lei il dressage?
«Per me il dressage è soprattutto la ricerca per l’armonia perfetta con il cavallo, in una ginnastica che sviluppi magnificamente le qualità del cavallo stesso. Come un ballerino, un ginnasta…».
Quale sviluppo ha seguito la sua carriera?
«Sono stato molto fortunato… Ho iniziato a giudicare a livello nazionale quando avevo solo 24 anni. Mentre per gli internazionali ne avevo 31. Ho beneficiato della straordinaria esperienza di giudici, cavalieri, coach che hanno condiviso con me la loro esperienza. La Fei mi ha chiamato presto per giurie di Campionati importnati, occasioni che non mi sono lasciato scappare tanto che, praticamente ogni anno, mi sono ritrovato in giuria a Europei, Campionati del mondo… Giudicare equivale a porsi continuamente delle domande, ricercare il massimo rigore e migliorare con umiltà».
Ha qualche ‘pensiero’ quando deve entrare in cabina per giudicare una categoria?
«Ma certamente! Mi preoccupa di compiere qualche errore. E ciò accade a qualsiasi livelo. Questo perché a subirne eventuali conseguenze è il cavaliere e io sono sempre rispettoso di quanto fatto da un cavaliere per arrivare a scendere in gara».
I suoi hobby?
«Il dressage è il mio hobby. La mia professione è medico radiologo è ho una vita lavorativa piuttosto piena. Ma sono altrettanto impegnato come giudice e mi piace anche confrontarmi sulle mie esperienze e montare a cavallo. Anche se oramai ho diradato questa pratica a causa di un brutto mal di schiena. Mi piace anche addestrare… E poi amo le mostre, i concerti, l’arte… Insomma, non ci sono abbastanza giorni in una settimana!».
Dottor Roudier, ha qualche suggerimento che si sente di offrire alla Fei in materia di corpo giudicante?
«Forse suggerirei di imporre un turn over delle giurie più efficente. Ci sono molti bravi giudici che non hanno la possibilità di giudicare abbastanza…».