Riegler: il valore dell’addestramento al dressage

di Redazione

Dressage.it ha l’onore di poter ospitare nei suoi spazi e condividere con gli appassionati della nostra disciplina una intervista esclusiva, condotta da Andrea Kerssenbrock, con il trainer Johann Riegler, già Chief Bereiter della Scuola Spagnola di Vienna. Il tema? Una sua ragionata valutazione sull’importanza del dressage. Attualmente Johann Riegler dirige con la moglie Eva la scuderia St. Lukas nei boschi viennesi. Vuole portare avanti questo lavoro e continuare ad imparare come ha sempre amato di fare. Il sig. Riegler trascorre regolarmente del tempo all’estero per trasmettere le sue conoscenze a molti cavalieri internazionali.

Sig. Riegler, cosa significa per Lei dressage e perché è così importante?

«Per me il dressage è lo sviluppo scientificamente fondato del corpo del cavallo che gli permette di essere più forte, più flessibile e più capace di portare il peso del cavaliere in modo equilibrato. Gli esercizi di dressage servono per migliorare la forza e la flessibilità del cavallo e far progredire il suo addestramento. Questo, per me, è il dressage. I movimenti non devono essere praticati solo per eseguire un test di dressage; piuttosto, sono il mezzo attraverso cui si addestra il cavallo; il contrario è sbagliato. Di volta in volta i movimenti specifici devono essere praticati esattamente nel punto in cui devono essere poi eseguiti nel test di dressage. Perciò se prendiamo come esempio la piroetta al passo,si dovrà insegnare al cavallo la piroetta al passo e poi essere in grado di eseguirla ovunque ed in qualsiasi posizione nell’arena. Una volta che il cavallo abbia appreso tutti i movimenti richiesti, a prescindere dal livello, è naturalmente importante poi eseguire l’intero test, perché in gara i movimenti si susseguono uno dopo l’altro. Lo stesso vale anche per le transizioni; ad esempio, dopo un trotto allungato o nel Grand Prix, dove la transizione da galoppo a trotto spesso non è così facile. Eseguire una ripresa di dressage in uno spettacolo o in una gara significa poter mostrare i risultati di un corretto addestramento. Pertanto, è molto importante che il cavallo sia elastico e in equilibrio. Un buon cavaliere eseguirà i movimenti e le transizioni del test con precisione. Senza dubbio, questo aspetto è estremamente importante per un test di dressage. Infine il dressage rappresenta un obiettivo e una sfida che durano tutta la vita con l’obbiettivo di cercare continuamente di migliorarsi. Non si smette mai di imparare, con qualche momento magari non favorevole in parte perché abbiamo a che fare con altri esseri viventi, i quali hanno anch’essi giorni buoni e giorni meno buoni».

Come si è avvicinato al dressage e perché l’ha scelto?

«Ad essere sincero, praticare il dressage per me è stato praticamente una coincidenza. Ho avuto la fortuna che mi venisse chiesto se volevo lavorare alla Scuola Spagnola di Vienna. Questa fu un’opportunità incredibile, quasi utopica. Se mi avessero chiesto se volevo condurre una carrozza o praticare il salto ostacoli, l’avrei fatto. L’unica cosa che mi interessava era lavorare con i cavalli. Era il mio sogno. Da bambino avevo sentito parlare di Peter Lichtner-Hoyer e del suo cavallo Decisio de Nora. All’epoca era già una leggenda del salto ostacoli. Nella mia immaginazione, ho fatto un salto in alto come aveva fatto lui. Ho avuto la fortuna di far parte della Scuola Spagnola a Vienna. È stata un’opportunità increbile e l’ho colta con serietà. All’inizio mi sono concentrato principalmente sull’apprendimento degli aspetti tecnici per acquisire una corretta posizione in sella e sull’esecuzione dei vari movimenti. Mi ci sono voluti alcuni anni per capire veramente cosa fosse veramente il dressage. Ora so che occorre continuamente studiarlo per il resto della nostra vita. Solo se riesci a sentire come dovrebbe essere il cavallo puoi imparare a montare correttamente. Il miglior insegnante è sempre il cavallo. Naturalmente, l’istruttore di equitazione dovrebbe poter dare consigli, correzioni e istruzioni chiare e ogni cavaliere merita di ricevere il meglio. Ma occorre imparare a sviluppare le proprie sensazioni, altrimenti si finisce per restare come “burattini” che dipendono in toto da cosa dice l’istruttore in ogni momento. Lo sviluppo della capacità di “sentire” il cavallo è qualcosa che ogni cavaliere deve scoprire da solo.

Per quanto mi riguarda la prima volta che ho insegnato a un cavallo dei cambi di galoppo, sono riuscito a sentire come il cavallo doveva reagire correttamente. È un po’ come con la musica: anche se si sa suonare tutte le note su uno strumento, non significa di essere in grado di creare musica. E se non si ha la sensibilità del cavallo, si è solo un passeggero trasportato dallo stesso cavallo.

In passato, mi è stato spesso chiesto se non mi sarebbe piaciuto anche saltare. A questo proposito posso solo dire che non mi sarebbe dispiaciuto affatto, ma ero così impegnato con il mio lavoro che non mi rimaneva il tempo per saltare. Addestrare un cavallo ogni giorno e mantenerlo in salute attraverso un addestramento corretto è di per sé un compito arduo. La cosa più importante è sempre il ritorno ai concetti di base. D’altro canto, non montiamo a cavallo per eseguire un movimento di dressage solo per riuscire in quel movimento; infatti il movimento non è fine a se stesso. Lo scopo del dressage è quello di sviluppare la muscolatura del cavallo. Quindi, ad esempio, usiamo le piroette al galoppo per poter migliorare cavalli la cui andatura non sia di buona qualità. Questo non significa che si possa così vincere una gara di dressage, ma che i cavalli così lavorati possono essere messi nella condizione di sentirsi più a loro agio; successivamente e grazie a questo lavoro mantengono una buona salute più a lungo. Per fare un altro esempio, non si insegna il piaffe solo per allenare un futuro cavallo da Gran Prix. Piuttosto, il piaffe fa parte dell’allenamento ginnico sistematico del cavallo. Ad esempio, se si insegna il piaffe a un cavallo che non conosce ancora i cambi al volo, non si potrà partecipare a una competizione di livello “M”, dove sono richiesti i cambi di galoppo, ma il piaffe sarà comunque utile per mantenere in forma e sviluppare il corpo del cavallo. Questo ovviamente vale anche per tutti gli altri movimenti di dressage».

Cosa rende un cavaliere vincente?

«Riprendendo l’analogia con la musica, bisogna saper fare di più che suonare singoli strumenti. Se io cavaliere, sto montando il miglior cavallo del mondo, non posso ancora insegnare a questo cavallo a eseguire nove cambi di galoppo a un tempo tra due piroette automaticamente. Questo perché se non monto correttamente il cambio di galoppo, il cavallo eseguirà il cambio in modo errato o non lo eseguirà affatto. Devo poi anche dare al cavallo gli aiuti corretti per la piroetta o il cavallo la eseguirà in modo errato, si girerà per esempio troppo velocemente o troppo lentamente o perderà il suo equilibrio. Quindi devo comunque essere in grado di montare correttamente anche un cavallo di grande talento. Naturalmente si può ottenere un discreto risultato anche solo con un po’ di capacità e con una tecnica ben appresa, ma mancherà comunque qualcosa. Come cavaliere esperto, devo essere in grado di presentare il mio cavallo in modo ottimale in un test di dressage. Non mi riferisco solo al Gran Prix, ma a tutti i livelli».

Cosa fa di un cavallo un campione?

«Oltre ad andature espressive, c’è anche il fattore carisma, l’elasticità e il modo in cui il cavallo si presenta. Ma ancora più importante è non rovinare il suo carisma con una tecnica di monta scadente. Purtroppo questo accade molto spesso. I cavalli perdono la loro bellezza naturale delle proprie andature perché vengono trasformati in macchine. Possono magari eseguire i movimenti richiesti in modo tecnicamente corretto, ma non molto bello e vedersi. Non è necessario che un cavallo abbia una conformazione perfetta per risultare brillante. Non si può mai prevedere come si svilupperà un cavallo; mantenere il carisma che il giovane cavallo ha fin dall’inizio è invece un’arte. Un cavallo vincente non deve essere solo tecnicamente perfetto, ma ha anche bisogno di mostrare il suo carisma».

Trainig contro addestramento: qual è la cosa più importante per un cavallo da dressage promettente?

«Quando guardo cavalli che hanno messo la sella da poco tempo, l’andatura più importante è il galoppo, mentre al trotto il cavallo deve avere il talento naturale per muoversi con tutto il corpo. Il movimento deve attraversare il corpo in modo che, con lo sviluppo della riunione, si possa poi sviluppare il passage. Nel piaffe, la schiena deve oscillare. Il piaffe a volte può risultare ancora più spettacolare quando la schiena è tenuta in tensione e purtroppo molte persone ne sono positivamente colpite. Tuttavia, per me, non è questo che più conta. Quando i cavalli eseguono il piaffe correttamente – cioè con il peso sul treno posteriore, alternando armonicamente il movimento da un piede all’altro – non saranno mai stressati. Quando invece imparano solo a stare sul posto e ad alzare le gambe, risultano invece spesso stressati. Molte volte si vedono cavalli rifiutare di eseguire il piaffe durante la ripresa. Questo è solo perché non l’hanno imparato correttamente. Un cavallo che impara ad eseguire il piaffe correttamente, non è mai stressato. Considero sicuramente il pedigree di un cavallo, ma non è l’unica cosa che guardo. Il pedigree è interessante per i cavalli che non sono stati ancora montati – dal pedigree posso farmi un’idea di massima del carattere dei cavalli».

Come trainer, come si può ottimizzare il proprio rapporto con i giudici?

«I giudici hanno una grande responsabilità perché determinano, con il loro operato, la direzione dello sport del dressage. È successo abbastanza spesso che venissero giudicati positivamente andature spettacolari con tantissima tensione. Questa attitudine per fortuna ora sembra superata. Attualmente viene premiato una monta corretta, tranquilla e secondo corretti principi di base. Forse questo è anche il risultato di un training migliorato e corretto. È possibile montare i cavalli in modo più rilassato e non è necessario metterli in tensione per renderli spettacolari e mantenere intatto il loro carisma. Consiglierei ai giudici di essere presenti durante l’addestramento. Dovrebbero poter così vedere quanto è difficile addestrare un cavallo. In gara, si vede solo il prodotto finale. I giudici possono in ultima analisi essere coinvolti anche nelle fasi di addestramento. Ad esempio, possono dire come valuterebbero un movimento dal punto di vista del giudice. A quel punto il trainer può lavorare con il cavaliere per migliorare i movimenti in modo da poter raggiungere un punteggio più alto. Cavalieri, giudici e trainers dovrebbero collaborare molto di più. Dopotutto, non sono in competizione tra loro.

Purtroppo, alcuni giudici tendono a cercare principalemente gli errori. In realtà, per ogni movimento, un giudice dovrebbe chiedersi: “perché non è un 10?” Soprattutto con cavalieri meno conosciuti, i punti non dovrebbero rimanere nell’intervallo tra cinque e mezzo, sei e sette. I punteggi alti dovrebbero invece essere molto più enfatizzati quando qualcosa riesce bene. E, naturalmente, punteggi bassi dovrebbero essere assegnati invece quando le cose non vanno bene.

Fortunatamente, al momento, si può dire che il modo di giudicare stia prendendo una direzione tutto sommato positiva».

Chi ha avuto la maggiore influenza sulla Sua capacità di cavalcare?

«Il mio insegnante più importante è stato Georg Wahl».

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