Parigi2024: le migliori di sempre

di Liana Ayres

Le Olimpiadi appena archiviate, quelle che per noi appassionati hanno visto al centro gli sport equestri hanno fornito molti spunti di riflessione che vanno ben oltre i podi. I quali, nonostante tutto, hanno rispettato in linea di massima i pronostici di podio.

Iniziamo dalle tre medaglie d’oro, completo, dressage e salto, della Germania. Un tale livello qualitativo di performance ci porta a riflettere sul sistema-Germania in campo equestre e ci spiega che, volendo, non c’è proprio nulla da inventare: basterebbe copiare.

Ma ‘copiare’ una von Bredow-Werndl o una Werth – scendendo nel dettaglio – non è facile e soprattutto non è qualcosa che si possa improvvisare. Serve metodo, lavoro, tenacia, volontà e onestà intellettuale. Quando l’Italia ha avuto Valentina Truppa in sella a Chablis ha vinto tutto a livello young riders. Con Eremo la nostra amazzone ha fatto medaglia in Coppa del Mondo e ha vinto una serie impressionante di cdi, di tanto in tanto battendo anche Isabell e Jessica. Ma questa ormai, in un mondo che gira in fretta, è storia…

Così come non si improvvisano cavalli come Dalera, Wendy, Glamourdale e nessuno di quelli che si sono presentati in gara fin dal Grand Prix. Stiamo parlando della disponibilità di cavalli eccezionali, frutto di allevamenti estesi e qualitativi (in Italia due/tre) che alla fine vengono venduti ai migliori all’estero per cifre impensabili per il nostro Paese.

La qualità dei lavori che si sono visti in rettangolo (il commento di chi scrive è modestissimo e ha solo il titolo di chi ha seguito le gare per pura passione) è stata altissima, al di là che si trattasse di una Olimpiade. E questo perché la qualità del dressage di vertice negli ultimi anni non ha mai smesso di crescere.

Ciò ha permesso di mandare in scena una disciplina per sua natura non amatissima che ha saputo invece conquistare anche un pubblico meravigliosamente numeroso. Una vera e propria folla.

Guardare le tribune di Versailles dei giorni delle due finali – a squadre e individuale – è stato un carburante eccellente per chi vive la passione per il dressage accontentandosi delle poche migliaia di follower che garantisce in Italia questa disciplina.

I francesi, diciamocelo, sono stati bravi. Si sono assicurati grandi competenze in fase organizzativa. Hanno proseguito sulla stessa linea per la gestione delle giornate di gara e hanno messo a disposizione delle location davvero mozzafiato. Con, probabilmente, una disponibilità finanziaria ingente che è stata spesa per realizzare un evento di successo, curato in ogni dettaglio. O almeno questo è ciò che si è visto e percepito dall’esterno, che è poi ciò che conta nel bilancio dei più e dei meno di un evento.

Perfino Enzo Truppa, Delegato Tecnico Fei per il dressage, alla fine delle gare ha avuto un’unica esclamazione: «Pazzesco!».

Pazzesca anche la sua avventura, come responsabile di una regia complicatissima… che non mancheremo di farci raccontare. Con una punta d’orgoglio e una punta di rammarico. Una sorta di emozione agrodolce: entusiasti per essere stati rappresentati così bene da un official del suo livello ma allo stesso tempo ancora in attesa di trovare presto dei nostri binomi in grado di accarezzare i cinque cerchi.

Ronan Murphy, Fei dressage manager, Georg Fincke, Dressage manager ed Enzo Truppa Fei Technical Delegate hanno portato a termine la più spettacolare edizione delle Olimpiadi Equestri. Anche migliore di quella di Londra che già era stata la migliore

«Nell’ultimo meeting dei Capo Equipe – ci ha raccontato Truppa – io e Georg abbiamo ricevuto un applauso di ringraziamento per l’organizzazione, cura dei particolari ed assistenza data a cavalli e cavalieri». Una soddisfazione super-meritata per un lavoro davvero immenso…

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