Le interviste di Dressage.it: Leão Lacerda Alexandre

di Redazione

Brasiliano di nascita ma europeo per fede dressagistica, Lacerda vive da diversi anni, per la precisione dal 2017, in Italia, a Roma. Dressage.it l’ha incontrato per sapere qualche cosa di più sulla sua passione per la disciplina in rettangolo e sulla sua carriera di cavaliere e di giudice.

Come nasce il suo coinvolgimento con il mondo dei cavalli. Dove e perché proprio il dressage?

«Devo il mio incontro con i cavalli a mio padre ed è avvenuto quando ero giovanissimo. Ho iniziato a prendere lezioni di equitazione a 7 anni, in un centro ippico della mia città, Porto Alegre. Ho dapprima iniziato con qualche gara di salto ostacoli che è uno sport piuttosto diffuso in Brasile. A 16 anni, il mio cavallo di quell’epoca sviluppò una bronchite cronica e non potè più gareggiare. Per far fronte ai suoi problemi, lo spostammo in un centro con più spazi aperti. E proprio lì entrai in contatto con il dressage. Si trattava infatti di un centro dedicato alla disciplina in rettangolo… Iniziai a prendere qualche lezione e fare qualche gara con cavalli presi in prestito. Mi piacque molto e da lì a poco ero pronto a fare gare nazionali in Brasile, così come in altri paesi sudamericani, come Argentina o Uruguay. Anche negli Anni ’90, Porto Alegre usava ospitare – una volta all’anno – una tappa del Cda (Concours Dressage d’Amistad), un circuito internazionale che passava anche da Argentina e Uruguay».

Quando è diventato Giudice di dressage?

«Sono diventato giudice nazionale alla fine degli Anni ’90. Nel 2007 sono stato promosso al massimo livello di giudice nazionale (National Official Judge).  Dopo una pausa dovuta agli studi universitari e poi al lavoro, nel 2018 sono diventato giudice internazionale 2*. L’anno scorso sono stato promosso a livello 3*».

Che cosa significa per lei il dressage?

«Moltissimo. Attraverso il dressage ho imparato quanto i cavalli sono sensibili. E credo, come giudice, che il mio compito sia diffondere il messaggio di quanto sia importante tenere sempre in massima considerazione il welfare del cavallo».

Come si è sviluppata la sua carriera?

« Quando ho iniziato a competere in dressage, non c’erano molti giudici nel sud del Brasile. Così ho iniziato a essere invitato a giudicare categorie basse in piccole gare regionali. Ogni volta che mi recavo a San Paolo per gareggiare, mi offrivo come scribe per i giudici ufficiali nazionali e internazionali. Era un’attività che mi piaceva molto e sentivo che era importante per il mio sviluppo come cavaliere. Poi ho iniziato a frequentare seminari e corsi per giudici. Per gli organizzatori era abbastanza comodo: ero già al concorso per gareggiare…

La svolta è avvenuta negli Anni 2000, quando sono iniziati i grandi show internazionali di dressage in Brasile. Allora molti giudici “O” vennero a giudicare e a tenere seminari. Ho partecipato a tutti! Eric Lette, Mariette Whitages, Wojtek Markowski, Stephen Clarke, Katrina Wuest, Isobel Wessels, tra gli altri, hanno tenuto corsi molto importanti per il mio sviluppo come giudice. Inoltre, ho fatto molti shadow-judging con molti altri 5*.

Nel 2006 ho raggiunto il massimo livello come giudice nazionale. Poi ho dovuto fare una pausa per concentrarmi e sviluppare la mia carriera lavorativa.

Nel 2010, la Federazione Nazionale Brasiliana ha lanciato un programma per sviluppare giudici di Para Dressage a livello nazionale e internazionale. Ho colto l’occasione e sono diventato giudice Para 3* nel 2012. Poi ho pensato anche di diventare giudice internazionale di dressage. All’epoca, in Brasile non c’erano molte gare nazionali con combinazioni di GP. Le categorie del Big Tour erano solo negli show internazionali. La FEI quindi mi ha suggerito di iniziare come giudice 2*.

Nel 2018 ho sostenuto l’esame con Mariette Withages e Linda Zang a Bogotà e l’ho superato. Già in Europa, ho avuto la possibilità di giudicare degli Small Tour in gare internazionali molto belle e, allo stesso tempo, di fare diversi ‘shadows’. Ho quindi fatto domanda per il 3* nel 2021 e ci sono riuscito.

Sono stata molto fortunato a essere stato trasferito in Italia. Essere in Europa ha aperto molte porte… Inoltre si ha la possibilità di vedere e giudicare molti cavalli e qualità di equitazione diversi, a tutti i livelli».

Ha qualche preoccupazione prima di entrare in cabina per giudicare una categorie?

«Cerco di prepararmi mentalmente prima del test. Ho imparato che si deve rimanere aderenti a criteri molto oggettivi quando si giudica».

Quali sono i suoi hobby?

«Una volta qualcuno mi ha chiesto se il dressage fosse il mio hobby… Quando penso a un hobby mi viene in mente viaggiare, trascorrere tempo con gli amici, con la famiglia e i miei figli».

Si sente di dare qualche suggerimento alla FEI riguardo ai giudici?

«Venire in Europa è stata la mia grande opportunità come giudice. Penso che la FEI potrebbe sviluppare e proporre più programmi o una sorta di borsa di studio per i giudici di altri continenti per venire in Europa, il cuore pulsante del dressage. Avere l’opportunità di giudicare e di entrare in contatto con un’ampia gamma di tipi di cavalli diversi e di cavalcare ai massimi livelli è di fondamentale importanza per lo sviluppo di un giudice di dressage internazionale. I nuovi strumenti online, sviluppati negli ultimi anni, stanno contribuendo a colmare questa lacuna, mettendo in contatto giudici di tutto il mondo. I corsi, le app e i programmi di valutazione online rappresentano un punto di svolta nel settore del giudizio e nel sistema educativo. Hanno dimostrato di essere un ottimo modo per imparare e armonizzare i concetti».

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