Le interviste di Dressage.it: Hans-Christian Matthiesen

di Redazione

Presidente dell’International Dressage Officials Club, giudice 5 stelle, Hans-Christian Matthiesen è un attivissimo riferimento nel mondo di vertice del dressage che conta. Danese, vive a Copenhagen, si  prestato per rispondere alle domande di Dressage.it

Come e quando ha incontrato i cavalli? E in particolare il Dressage?

«La mia famiglia è in parte gente di cavalli. Ero molto giovane quando ho potuto montare il mio primo pony regalatomi da mio nonno. Decise lui per quel pony, io desideravo e avevo adocchiato un pony grigio più anziano, ma lui preferì un giovane “misto-arabo” che poi intraprese la carriera nel dressage dopo un avvio nella disciplina del completo».

Quando è diventato giudice di Dressage?

«Cominciai tale carriera relativamente presto, a 20 anni, perché dovetti vendere un mio cavallo da gara. Volendo rimanere in contatto col mondo dei cavalli, decisi che potevo rimanerci facendo il giudice».

Come si è sviluppata la sua carriera?

«Una parte importante nel decidere di divenire giudice mi venne dal fatto che io sentivo di essere un atleta, quindi con impegno massimo per raggiungere la perfezione in tutto quello in cui ero coinvolto. Il dressage è uno sport meraviglioso, con lo scopo di raggiungere una cooperazione ottimale tra cavallo e cavaliere. Tutti i soggetti coinvolti in questo sport ricercano la perfezione, sebbene tutti noi sappiamo che tale traguardo, quando mai avvenga, è semplicemente magia! Mi ritengo molto umile quando si tratta di questo sport e della mia posizione in tale contesto e mi ritengo, da un lato, di essere fortunato, ma anche cosciente di aver lavorato duramente con interminabili ore dedicate a giudicare in piccoli contesti locali».

Matthiesen, secondo lei quale dovrebbe essere la relazione tra i giudici e gli altri addetti ai lavori (cavalieri, istruttori, sponsor, media etc.)?

«Ritengo che la relazione tra gli addetti ai lavori sia attualmente buona, ma certamente suscettibile di miglioramento. Potremmo, ma in realtà dovremmo, poter apprendere gli uni dagli altri. Molti colleghi giudici hanno esperienze di una vita in svariate aree del nostro sport e tali qualità dovrebbero essere sempre riconosciute; inoltre Sponsor e media svolgono un importante ruolo nel nostro sport».

È preoccupato quando si accinge a giudicare una ripresa di dressage?

«A volte ho le stesse sensazione che provavo quando ero in gara. Si tratta di tensione positiva diretta a fare del mio meglio. Ho investito tantissimo tempo ad analizzare i risultati delle mie prestazioni e a compararli con quelli dei miei colleghi giudici, a volte forse dedicando fin troppo tempo. Ma sempre con lo stesso desiderio di cercare la perfezione, sebbene ciò sia praticamente impossibile».

I suoi hobby?

«A parte la mia famiglia, io sono un chirurgo veterinario (fare il giudice di dressage non è il mio lavoro quotidiano). Cerco di godere la vita di tutti i giorni, sono appassionato di arte etc.».

Matthiesen, qualche suggerimento alla FEI riguardo ai giudici di dressage?

«È cruciale che la FEI mantenga una buona relazione con i giudici e possa supportare non solo loro, ma tutti gli Officials (Ufficiali di gara). Diversamente da tutti gli altri addetti ai lavori (trainers, cavalieri, groom, organizzatori), noi non riceviamo alcuna remunerazione per il nostro operato, essendo solo dei volontari, non di meno siamo ben organizzati e molto attivi non solo a livello di Ufficiali di Gara internazionali, ma anche a livello nazionale e spesso perfino in ambito locale. Uno degli aspetti più importanti è quello di formare gli Ufficiali di Gara e far si che vi siano le condizioni migliori per far evolvere la carriera di molti candidati giudici; ciò contribuirà a che il nostro sport possa svilupparsi nella giusta direzione, tenendo un giusto equilibrio tra il dressage classico ed alcuni aspetti attuali del nostro sport».

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