Il sacrificio olimpico del sergente Persson

di Umberto Martuscelli
5-8 mins leggi

Olimpiadi: l’evento inclusivo per eccellenza, l’affratellamento nello sport, la possibilità di conquistare il podio olimpico, il più sognato per chiunque abbia raggiunto una certa abilità agonistica… senza alcuna discriminante che non sia appunto la personale bravura di atleta.

Sì… ma non è sempre stato così. Non per tutti, quanto meno: chi ha avuto la sfortuna (sfortuna solo da questo punto di vista: ovvio… ) di nascere donna oppure uomo ma di essersi poi arruolato nell’esercito rimanendo nel grado di sottufficiale, beh… ha dovuto aspettare un bel po’ prima di poter essere ammesso alla partecipazione olimpica: e cioè fino all’edizione dei Giochi di Helsinki 1952, quando alle amazzoni è stato consentito di gareggiare in dressage (ma le specialiste del salto ostacoli avrebbero dovuto aspettare il 1956 e le completiste addirittura il 1964… ) e ai sottufficiali in tutte e tre le specialità.

Londra 1948, quindi, era ancora caratterizzata dal divieto nei confronti di queste due categorie di atleti. Olimpiadi importanti e particolari, quelle britanniche: le prime dopo la fine della seconda guerra mondiale, organizzate in un Paese e in una città che erano il simbolo della vittoria del Bene sul Male, e che a guerra in corso avevano rappresentato per il nazismo e per il fascismo l’ostacolo più consistente sulla via dell’assolutismo dittatoriale. E tuttavia Olimpiadi organizzate pur sempre in un momento e in una situazione ben lungi da essere quelle ideali: l’Europa ancora devastata dagli effetti del conflitto, scarse risorse economiche, per alcune nazioni anche la difficoltà di mettere insieme un contingente di atleti in grado di competere ai massimi livelli… Ma l’importante era esserci e partecipare: un risultato di per sé ben più importante di qualunque piazzamento conquistato sul campo.

La Svezia giunge a Londra con qualche vantaggio rispetto alla maggioranza delle nazioni europee in gara: perché neutrale durante tutto l’arco di tempo della guerra, e quindi meno ferita negli uomini e nelle risorse di quanto accaduto alla più gran parte delle avversarie sportive. In effetti il suo bottino a fine Olimpiade sarebbe stato di eccellente consistenza: medaglia d’argento a squadre e di bronzo individuale in completo, medaglia d’oro individuale e a squadre in dressage… ! Un trionfo, cioè.

Ma perché… sarebbe stato? Perché non ‘è’ stato? La risposta in un nome: Genhall Persson. Chi è Genhall Persson? Un cavaliere, prima di tutto: anzi, un fortissimo cavaliere di dressage. In secondo luogo un sergente dell’esercito svedese: dunque un sottufficiale, dunque un appartenente a una delle due categorie – donne e appunto sottufficiali – a cui era vietata la partecipazione alle Olimpiadi. Un… peccato sportivo gigantesco per la Svezia dover rinunciare a un capitale agonistico del valore di Genhall Persson sul suo Knaust… Come sarebbe stato possibile farlo ‘rendere’ al meglio a fronte del divieto alla partecipazione olimpica imposto ai sottufficiali? Molto semplice: il 20 luglio 1948 – quindi circa tre settimane prima della disputa del Grand Prix a cinque cerchi – Genhall Persson viene promosso al grado di tenente! Persson diventa così un ufficiale e come tale in grado di partecipare alle Olimpiadi. Non solo partecipa: trionfa! Certo: in sella a Knaust, il neo-tenente a Londra vince la medaglia d’oro individuale lasciandosi alle spalle diciotto avversari, risultato che trascina la Svezia alla conquista della medaglia ugualmente d’oro (in squadra anche Gustaf Boltenstern su Trumpf 4° individuale, e Henri St. Cyr su Djinn 6°) davanti alla Francia e agli Stati Uniti.

Un sogno

Pensate: un atleta alla sua prima Olimpiade – che è anche la prima Olimpiade dopo la fine della guerra – vince due medaglie d’oro… ! Il rientro in Svezia dalla Gran Bretagna è quindi una festa: Genhall Persson è l’eroe sportivo del momento. Un eroe per tutti, sì, ma probabilmente non per i rigidi burocrati dell’esercito: se Persson era stato promosso unicamente allo scopo di partecipare ai Giochi Olimpici, a Giochi Olimpici terminati Persson doveva ritornare nel suo grado… E così, incredibilmente, due settimane dopo la fine delle Olimpiadi il tenente Genhall Persson torna a essere il… sergente Genhall Persson. Ma è verosimile ritenere che le autorità militari svedesi pensassero che tale saliscendi sarebbe passato inosservato a livello internazionale? Oppure se notato che non avrebbe sortito alcun effetto? Domande senza risposta… salvo quella molto precisa offerta dalla Fei e dal Cio dopo un’attenta valutazione del caso: il 27 aprile 1949 Genhall Persson viene squalificato dalle Olimpiadi di Londra. La conseguenza è devastante: Persson perde la sua medaglia d’oro e sparisce dalla classifica del Grand Prix di dressage tanto quanto l’intera squadra svedese! Dal doppio oro al doppio… nulla. Sportivamente parlando, una catastrofe. L’unica magra consolazione è la risalita di una posizione di Boltenstern, che da 4° passa alla medaglia di bronzo del 3° classificato, e di St. Cyr da 5° a 4°.

Tutto questo però ha avuto una conseguenza positiva. Molto positiva. I vertici della Fei e del Cio proprio grazie al caso-Persson si rendono conto dell’assurdità del divieto alla partecipazione olimpica imposto ai sottufficiali, una categoria la cui qualità sia agonistica sia tecnica nello sport equestre era spesso superiore a quella degli ufficiali: e così tale assurda regola viene cancellata già a partire dalla successiva edizione delle Olimpiadi, quella di Helsinki 1952.

Il sacrificio di Genhall Persson dunque è risultato in qualche modo utile al mondo dello sport. Lui tenterà in ben altre due occasioni di riconquistare l’oro perduto, e sempre in sella a Knaust (cavallo che quindi partecipa a tre Olimpiadi!): a Helsinki nel 1952 sarà però solo 9° in classifica individuale, mentre a Stoccolma 1956 arriverà a un passo dal podio classificandosi al 4° posto… quasi una beffa. Certo: Svezia vincitrice in entrambe le occasioni, ma una medaglia individuale per giunta d’oro forse Persson l’avrebbe preferita alle due a squadre…

Ti potrebbe anche interessare...

Lascia un commento