Il dressage guarda al futuro

di Redazione

Sembra banale ma con l’avvento dei social il mondo è cambiato. E quindi anche il dressage. La nostra disciplina ha infranto il proprio stretto perimetro degli addetti ai lavori ed è arrivata sotto gli occhi di tutti. Tra estremi divergenti, dal confronto proprio con chi ci vede con occhio ‘fresco’ sono arrivati input preziosi per migliorare. Anche sotto il profilo tecnico. Anche nel nostro rapporto con i cavalli, sempre più parte senziente e rispettata del nostro lavoro di binomio. Da qui la necessità di rivedere, anche in ambito Fei, alcuni metri di valutazione e giudizio che, a questo punto, necessitano di essere superati.

Sul tema, abbiamo interpellato Enzo Truppa, perchè illustrasse nel dettaglio il tema dibattutissimo del short neck, uno degli aspetti che sempre più spesso attira verso il dressage l’antipatia del grande pubblico. A Enzo abbiamo chiesto di spiegarci perché questo modo di montare e presentare i cavalli deve cambiare.

Dobbiamo essere tutti consapevoli, e in particolare se si agisce quale giudice di dressage, che quando vengono mostrati in gara cavalli con “short neck” o “behind the bit” tali presentazioni, dovranno conseguire punteggi non positivi o addirittura negativi se valutati correttamente.

È un dato di fatto che in passato, anche in gare internazionali, i cavalli che erano presentati short in the neck durante la maggior parte o addirittura durante l’intera prova hanno purtroppo ricevuto punteggi elevati e spesso si sono classificati paradossalmente nei primi posti nella categoria.

“Short in the neck” implica che il profilo del cavallo non mostri l’incollatura liberamente portata con un arco visibile dal garrese alla nuca.

Molto spesso i cavalli montati “short in the neck” hanno ricevuto un punteggio troppo alto, il che ha fatto credere a cavalieri e trainers che questo fosse un modo corretto (per lo più diciamolo … in passato tollerato dai giudici} di mantenere il profilo del cavallo e quindi è stata quasi una conseguenza logica rilevare l’utilizzo di alcuni metodi di addestramento molto criticati nei campi prova associati poi a questo modo di presentare i cavalli in gara.

Occorre sempre tener presente quanto indicato nelle regole FEI, che di fatto sono le linee guida a cui attenersi per presentare un cavallo correttamente, cioè idealmente un cavallo che si muove bene in avanti con una flessione attiva delle articolazioni dei posteriori per far sì che l’impulso sia diretto su una schiena flessibile e oscillante che favorisce, a sua volta, una incollatura liberamente portata con la nuca come punto più alto.

Le mani del cavaliere restano morbide e il cavallo accetta volentieri l’imboccatura. A tale riguardo si riporta nel link alla fine di questo mio intervento, una descrizione di cavallo ben addestrato come da Pag.43 del mio libro “Dressage”.

Un contatto eccessivo con la bocca porta a mostrare il cavallo “short in the neck”, di fatto ostacolando la corretta attività dei posteriori, con il risultato di sollevare ed estendere molto gli arti anteriori senza corrispondenza con il movimento dei posteriori, dando allo spettatore “non esperto” una (falsa} impressione di andatura spettacolare a scapito della generale decontrazione del cavallo. Il principale risultato visibile è quindi la mancanza di elasticità dei movimenti, con movimenti esagerati degli anteriori e i posteriori che non vanno verso il baricentro del cavallo e non si muovono in relazione con i movimenti degli anteriori.

Il passo tende a diventare un problema o, almeno, non viene mostrato al meglio. Spesso nel galoppo l’andatura diventa veloce e corta, con cambi al volo, per esempio, che tendono a mancare in ampiezza.

Approfondendo l’analisi, questo modo di montare porta a un sovraccarico estremo delle capacità fisiche del cavallo, l’elasticità viene a mancare e il passo di solito, presenta il “conto” per questo modo di addestrate i cavalli.

I cavalli presentati “short in the neck” avranno una nuca rigida, il cavallo non si alleggerirà nel contatto, magari per alcuni cavalli molto volenterosi e di buona indole, il passo sarà accettabile, ma mai ideale e i posteriori spesso mostrano una scarsa flessione delle anche e dei garretti con il risultato che si possono osservare per così dire “due cavalli”, uno davanti e uno dietro!!!

Questo vale spesso anche osservando il trotto allungato!

Oltre ai punteggi assegnati per ogni lezione, i voti collettivi sono la sede dove un buon giudice ribadisce ulteriormente l’origine dei problemi sopra descritti. Questo non va confuso con un cavallo che porta l’incollatura in modo corretto (non CORTO!!!), ma che a volte scende leggermente sotto la verticale in preparazione di certe figure (per esempio piroette al galoppo) per non consentire al cavallo di eludere la riunione tendendo, in quel caso, a cercare un contatto sopra la mano.

Non dobbiamo accettare lo short neck solo perché in qualche modo ci siamo, nel tempo, abituati a cavalli così presentati. Non è corretto e non dovrebbe essere tollerato! E va fatto presente che ad oggi questo aspetto è oggetto di assoluta priorità in ambito FEI e portato alla massima attenzione dei giudici internazionali.

Ricordo che in un seminario per giudici tenutosi a Warendorf, anni fa, Eric Lette affermò che 1 o 2 punti dovrebbero essere detratti per ogni movimento, quando il cavallo è presentato in una tale situazione.

I cavalieri, i trainers e i giudici dovrebbero agire, nei rispettivi ruoli, secondo le regole FEI; il dovere dei cavalieri è quello di montare correttamente secondo tali regole e i trainers dovrebbero agire di conseguenza, ma i giudici, in definitiva, hanno, la responsabilità di giudicare in conformità con dette regole FEI e di indicare a trainers e cavalieri, con il loro giudizio e relativi commenti, il modo corretto di addestrare e mostrare un cavallo in gara.

Quando si parla di “short in the neck” si fa riferimento ad un profilo del cavallo ben lontano da quello ideale richiesto dalle regole FEI come sopra ricordato.

Si è già delineato che mostrare un cavallo “short in the neck” non è assolutamente corretto e per lo più deriva da un contatto molto “forte” con la bocca del cavallo.

Ma altro problema, fase anche peggiore, quando il cavallo non prende contatto (“behind the bit” – dietro la mano) e cioè quando manca l’attitudine del cavallo a distendere l’incollatura per seguire fiduciosamente la mano del cavaliere. Visivamente il cavallo mostra una “falsa leggerezza” cioè non prende contatto con l’imboccatura, con una connessione con i posteriori che viene a mancare, con grossi problemi per il cavaliere nel mantenere il controllo del treno posteriore del cavallo. In definitiva sia “short in the neck” che “behind the bit” sono problemi gravi nell’addestramento e presentazione del cavallo in gara che dovrebbero essere sanzionati chiaramente dai giudici e io maniera ben differente da un semplice errore, ad esempio, in un cambio di galoppo o una rottura al galoppo durante un trotto allungato. Nel mio libro “Dressage” vengono riportati in dettaglio e con illustrazioni tali problemi nel contatto. Nell’allegato cliccabile qui sotto si riporta un bellissimo articolo di George Theodorescu e il capitolo 8 del mio libro.

Per chi, come chi scrive, ha passione per autori “storici” si riporta quanto il colonnello Waldemar Seunig scrive nel suo libro “Von der Koppel bis Zur Kapriole” chiarendo molto bene quali problemi si originano da una incollatura corta (“short in the neck”) e cioè che il collegamento tra l’attività dei posteriori e la bocca del cavallo e viceversa è interrotta. Infatti il cavallo ha bisogno dell’incollatura per poter inarcare la schiena quando si ingaggiano i posteriori. Se l’incollatura è corta questo è impossibile. Purtroppo molti cavalieri equivocano questa postura errata citando il motto “l’importante che la testa sia bassa”. In realtà se al cavallo viene imposta una incollatura non corretta, e quindi “short in the neck” o “behind the bit”, il contatto diventa instabile o inesistente e quindi il cavallo non segue con fiducia la mano del cavaliere e anzi tenderà a sottrarsi al contatto. Questo viene talvolta erroneamente interpretato come leggerezza della mano. Invece in realtà la schiena non oscilla, i cavalli si muovono senza ampiezza ed elasticità delle andature, perché di fatto l’attività dei posteriori viene limitata e spesso si assiste a tentativi di compensare questa limitazione dei posteriori con un aumento della velocità dei movimenti, come già sopra evidenziato.

Il tema presentato in questo articolo sarà anche il main focus dei seminari per i giudici di dressage che Barbara Ardu e Enzo Truppa terranno per i giudici Fise nell’ambito del programma di formazione 2024 il prossimo 19 novembre e 26 novembre (entrambi online). Per leggere e scaricare le parti del libro di Enzo Truppa citate nel pezzo CLICCA QUI

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