Giovani cavalli: dal pascolo alla sella/2

di Enzo Truppa

Scozzonare un puledro e quindi addestrarlo è attività molto più complessa di quanto non si creda, ma anche essere chiamati a giudicare riprese di giovani cavalli è, come già detto, compito non semplice. Ogni cavallo è diverso dall’altro, con un suo temperamento, un suo carattere, un suo modo di muoversi con continui cambiamenti delle proprie caratteristiche fisiche e psichiche nella fase di crescita muscolare e psichica. Quindi occorrerà un cavaliere esperto e talentuoso, supervisionato da un istruttore esperto, in grado di riconoscere e giudicare i vari stadi dello sviluppo fisico e psichico del cavallo, per addestrare correttamente un puledro ed evitare l’insorgere di situazioni a cui purtroppo molto spesso si assiste e cioè danni fisici e turbe comportamentali derivanti da sforzi eccessivi sostenuti prematuramente rispetto a quanto consentito dalla preparazione fisica ancora acerba del puledro.

Molto spesso cavalieri e istruttori non danno, purtroppo, particolare peso all’importanza di interpretare e comprendere le caratteristiche psichiche e fisiche dei cavalli loro affidati in addestramento. A mio modo di vedere questo aspetto, così spesso sottovalutato, è in realtà fondamentale per addestrare correttamente un cavallo. Solo coloro che investono tempo a studiare e cercare di capire la natura dei propri cavalli, saranno in grado di addestrarli correttamente con metodologie tecniche che comportino sempre gentilezza e sensibilità.

I cavalli sono animali da branco. Il branco provvede alla loro protezione e alla loro sicurezza. In generale difficilmente un cavallo ama restare da solo e quindi un giovane cavallo va introdotto gradualmente e con molto tatto in questa nuova e, per lui, innaturale situazione. I puledri preferiscono infatti stare in gruppo e quindi questo è un primo aspetto da tenere in considerazione. Si possono trarre notevoli vantaggi da questo innato istinto di branco, per esempio lasciando nei paraggi un cavallo più anziano o più esperto e tranquillo.

I cavalli hanno una chiara struttura gerarchica. Le regole che vengono fissate nel branco aiutano ad assicurare la loro sopravvivenza. Chi ha avuto modo di osservare gruppi di puledri al pascolo avrà anche assistito a vere e proprie lotte per stabilire la priorità gerarchica nel branco. Per difendersi i cavalli usano zoccoli e denti e, come tutti ben sappiamo, possono essere sorprendentemente veloci nel far ciò, ma sono altresì molto sensibili nell’approccio con altri esseri simili dimostrando, attraverso molti modi, la loro antipatia, avversione ovvero affezione verso un altro soggetto del branco. I cavalli tenderanno a stabilire un grado gerarchico nelle relazioni tra esseri umani ed essi stessi. Solo un cavaliere calmo e sensibile, sarà accettato dal cavallo con un rango superiore.

È noto che i cavalli trovano nella fuga la via principale per la loro sopravvivenza. Infatti per tutti gli erbivori la fuga istantanea è la migliore protezione possibile contro ogni minaccia di pericolo. Tuttavia i cavalli hanno diversi livelli di percezione del pericolo. Per esempio l’insicurezza può portare alla fuga, ma un cavallo che è in preda a panico può veramente diventare pericoloso. La tendenza dei cavalli ad avvertire un pericolo e scappare via può sicuramente disturbare il cavaliere se ciò accade all’improvviso, ma è di nessuna utilità punire il cavallo per questa sua attitudine che, non va dimenticato, deriva dal suo innato istinto di sopravvivenza. Un paziente e calmo processo di “familiarizzazione” dovrebbe prevedere altresì nuove situazioni da mostrare al cavallo, consolidando la sua sicurezza interiore e la fiducia verso il proprio cavaliere.

Da molti anni i cavalli addestrati nella nostra scuderia si avvalgono di istruttori specializzati nel metodo conosciuto come “PARELLI”.

Con tale metodo si tende a “desensibilizzare i cavalli rispetto ad eventi esterni”, quali rumori, disturbi visivi, salire e scendere dal van etc,

Inoltre i cavalli sono animali attivi nel loro ambiente naturale; nella steppa o nelle praterie i cavalli selvaggi erano quasi sempre in movimento e perciò il movimento, la luce, l’attività all’aria aperta e a contatto con altri cavalli sono fattori fondamentali per il loro benessere. Nella gestione giornaliera di scuderia, così come nell’addestramento vero e proprio, occorre far si che i cavalli vengano mossi regolarmente e ciò, in combinazione con la variazione del tipo di addestramento, (ad esempio concedendo talvolta movimenti in libertà, anche in paddock, oppure alternando passeggiate a cavallo al programma di addestramento giornaliero) apporterà sicuramente effetti benefici nella progressione dell’addestramento dei giovani cavalli.

Ogni cavallo differisce dai suoi consimili per carattere e temperamento, avversioni e preferenze; la loro disposizione più o meno benevola e l’attitudine più o meno positiva si può intuire da tanti segnali esteriori quali ad esempio, il movimento delle orecchie, l’espressione degli occhi, i movimenti della coda. I cavalli sono in generale animali non aggressivi e in effetti possono talvolta mostrare qualche forma di aggressività con i loro consimili, specialmente tra stalloni, mentre i problemi con gli esseri umani derivano principalmente da trattamenti non consoni. A tal proposito è purtroppo noto che il cavallo è un animale che tende a non dimenticare facilmente eventuali cattive esperienze patite!!!

Un addestramento di qualità trova riscontro non solamente nel miglioramento delle andature naturali nonostante il peso aggiuntivo del cavaliere, ma anche da come le loro qualità naturali, la loro individualità e personalità risultino comunque salvaguardate.

Un buon istruttore impiegherà tutto il tempo e la pazienza necessari per osservare e interpretare a proprio vantaggio le abitudini e le caratteristiche caratteriali di quel determinato cavallo e ciò lo aiuterà a guadagnare la loro confidenza. Occorre comunque una certa esperienza per poter discernere tra paure e resistenze e poter quindi agire di conseguenza.

Cavalli messi in grado di eseguire con buona volontà quanto loro proposto nel programma giornaliero di addestramento saranno, per così dire, facilitati nello sviluppare una relazione armoniosa duratura e produttiva con il proprio cavaliere. Quindi pazienza e rispetto per la particolare personalità di ciascun cavallo, frequenti apprezzamenti per esercizi ben effettuati, calma e sensibilità, saranno le fondamenta su cui deve basarsi un corretto addestramento; così facendo si rafforzerà la volontà del cavallo nel continuare ad apprendere i nuovi esercizi proposti evitando, in questo stadio, l’insorgere di resistenze e paure nell’animale che difficilmente poi, nel prosieguo, potranno essere sradicate. Tutto ciò non significa che il cavallo non abbia bisogno di chiare linee guida; il problema è di reagire con calma e con proporzionalità all’evento che ha originato una certa situazione per così dire critica e ciò non è molto diverso da un’educazione che un genitore dà al proprio figlio e cioè un rapporto senz’altro tra amici, ma dove comunque il genitore rimane pur sempre il genitore. Se la fiducia del cavallo verso il proprio cavaliere viene indebolita, o addirittura persa completamente a causa di un trattamento brutale o comunque irragionevole, l’eventuale opera di correzione e rieducazione necessiterà di mesi se non anni (a volte purtroppo senza successo) prima che la fiducia del cavallo venga ripristinata. Metodi di addestramento non sistematico con richieste che vanno al di là delle possibilità psichiche e fisiche (del momento) del cavallo e quindi ottenute con forza, porteranno sicuramente all’insorgenza di problemi di varia natura.

Lo studio della psiche di un cavallo è di vitale importanza nell’addestramento del cavallo stesso. L’armonia tra essere umano e cavallo è fondamentale ai fini di un corretto addestramento e quindi il suo benessere psichico-fisico deve sempre stare al primo posto allorché l’istruttore-cavaliere dovrà decidere circa il grado di difficoltà degli esercizi richiesti al cavallo.

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