Dressage olimpico, un viaggio lungo 100 anni/4

di Umberto Martuscelli

Con le Olimpiadi che vanno da Atlanta 1996 a Tokyo 2020 (2021 in realtà) si completa la storia del cammino a cinque cerchi della specialità del dressage. Un periodo durante il quale si determinano cambiamenti importantissimi sotto tutti i punti di vista, tecnico, regolamentare, agonistico. Soprattutto un periodo durante il quale compaiono in rettangolo amazzoni, cavalieri e cavalli che raggiungono livelli quasi estremi di competitività stabilendo record che non sarà facile superare per i protagonisti del futuro…

1996 Atlanta

È la prima Olimpiade della storia per partecipare alla quale il Cio stabilisce l’obbligo di qualificazione. Ciò vale per tutte e tre le discipline. Presenti di diritto la squadra detentrice del titolo olimpico e quella del Paese ospitante. La qualificazione si conquista nel Campionato del Mondo del 1994, nel Campionato d’Europa 1995, nei Giochi Panamericani 1995. Per Africa, Asia e Oceania si stabiliscono apposite procedure. In dressage sono ammessi un massimo di 50 cavalli e di 50 tra amazzoni e cavalieri: saranno in rettangolo 49 atleti in rappresentanza di 18 nazioni (10 squadre). Compare per la prima volta il Grand Prix Freestyle (la Kur) che diventa la prova decisiva per l’assegnazione delle medaglie individuali combinandone l’esito con quello del Grand Prix (che assegna le medaglie a squadre) e del Grand Prix Special. Atlanta segna la fine del ‘dominio’ di Nicole Uphoff e di Rembrandt (14° posto in classifica) e contemporaneamente la nascita del grande duello tra Isabell Werth con Gigolo e Anky van Grunsven con Bonfire, dopo che entrambi i binomi avevano cominciato ad affilare le armi a Barcellona nel 1992: l’amazzone tedesca vince la medaglia d’oro individuale, l’olandese quella d’argento, mentre il bronzo va al collo del tedesco Sven Rothenberger su Weyden (divenuto tuttavia olandese per matrimonio con l’amazzone per l’appunto olandese Gonnelien Gordijn). Germania e Olanda oro e argento a squadre proprio come le loro più competitive rappresentanti: i tedeschi vincono schierando – oltre a Werth/Gigolo – Klaus Balkenhol su Goldstern, Monica Theodorescu su Grunox, Martin Schaudt su Durgo. Gli Stati Uniti conquistano la medaglia di bronzo.

Isabell Werth con Gigolo

L’Italia per la seconda volta dopo Barcellona 1992 è presente con una squadra, che si classifica al 9° posto: Paolo Margi su Destino di Acciarella, Fausto Puccini su Fiffikus, Daria Fantoni su Sonny Boy, Pia Laus su Liebenberg. Nessuno degli azzurri arriva al GPS: il nostro miglior risultato in GP è il 34° posto di Pia Laus con Liebenberg, seguita da Paolo Margi al 35°, Daria Fantoni al 43° e Fausto Puccini al 47°.

2000 Sydney

Molto complicato e laborioso l’accesso dei cavalli in Australia a seguito di quelle stesse norme sanitarie che nel 1956 avevano fatto dirottare l’intero programma dello sport equestre da Melbourne a Stoccolma. Questa volta l’ingresso è permesso ma con due settimane di quarantena in Europa e altre due una volta giunti i cavalli in Australia. Gli atleti in gara sono ancora 49, ma le nazioni rappresentate salgono a 18: solo 9 però le squadre. Il meccanismo per l’assegnazione delle medaglie è identico a quello di Atlanta: Grand Prix come gara a squadre e prima prova individuale, Grand Prix Special seconda prova individuale riservata ai primi 25 del GP, Freestyle per i migliori 15 del GPS.

Anky van Grunsven su Bonfire

Il duello tra le due stelle incontrastate del dressage mondiale continua, ma l’esito è inverso rispetto a quello di quattro anni prima: l’olandese Anky van Grunsven su Bonfire conquista la medaglia d’oro davanti alla tedesca Isabell Werth su Gigolo, mentre la tedesca Ulla Salzgeber su Rusty è medaglia di bronzo. Identico a quello di Atlanta invece il podio a squadre: Germania oro con Isabell Werth su Gigolo, Alexandra Simons de Ridder su Chacomo, Ulla Salzgeber su Rusty, Nadine Capellmann su Farbenfroh. Poi Olanda e Stati Uniti. Italia assente: unico nostro rappresentante Pia Laus che su Renoir porta a termine una prestazione molto positiva: 16° posto in GP, 17° in GPS, 12° in Freestyle per infine il 14° posto nella graduatoria individuale.

2004 Atene

Un’Olimpiade storica per l’Italia del dressage: e non grazie a binomi in rettangolo… Per la prima volta nella lunga vita della gara a cinque cerchi infatti un italiano è compreso nel collegio giudicante: Vincenzo Truppa, che giudica in H il Grand Prix e in E il Freestyle. Da un punto di vista soggettivo si tratta di un riconoscimento ovviamente importantissimo per la qualità tecnica e per la competenza specifica della persona, ma oggettivamente parlando è un fatto di significato enorme se si considera il rapporto storicamente intercorso tra la tradizionale cultura italiana che per decenni aveva considerato il dressage come una sorta di aberrazione del verbo caprilliano e l’espressione agonistica della specialità stessa. Dopo aver avuto un singolo atleta in rettangolo per la prima volta (Fausto Puccini nel 1976), dopo aver avuto una squadra in campo per la prima volta (Barcellona 1992), ora la nomina di Vincenzo Truppa tra i giudici olimpici rappresenta davvero la chiusura di un cerchio che ‘contiene’ il dressage azzurro formalmente parlando all’interno della stessa area in cui si trovano tutte le altre nazioni del mondo (quella dei risultati agonistici ovviamente è un’altra questione…).

Anky van Grunsven con Salinero

Ad Atene partecipano 52 atleti in rappresentanza di 18 nazioni (10 squadre). Non ci sono più né Gigolo né Bonfire, i quali hanno terminato la loro carriera agonistica, ma Anky van Grunsven è in sella a un nuovo cavallo, Salinero, con il quale conquista la medaglia d’oro individuale: dopo Henri St. Cyr nel 1952 su Master Rufus e nel 1956 su Juli, è la prima volta che uno stesso atleta conquista due medaglie d’oro olimpiche individuali consecutive su due cavalli diversi (Nicole Uphoff nel 1988 e nel 1992 sempre con Rembrandt). Isabell Werth invece non partecipa del tutto, e così la stella della squadra tedesca è Ulla Salzgeber: medaglia d’argento su Rusty. Questa Olimpiade sarà ricordata anche per i risultati straordinari della Spagna: Beatriz Ferrer Salat medaglia di bronzo individuale su Beauvalais ma soprattutto la squadra in argento con anche Juan Antonio Jimenez Cobo su Guizo, Ignacio Rambla Algarin su Oleaje e Rafael Soto Andrade su Invasor. Sensazionale anche la medaglia d’oro della Germania per il semplice fatto che si tratta dell’undicesima su quattordici partecipazioni… La formazione tedesca schiera Heike Kemmer su Bonaparte, Hubertus Schmidt su Wansuela Suerte, Martin Schaudt su Weltall, e Ulla Salzgeber su Rusty. Ancora gli Stati Uniti al 3° posto. Italia assente del tutto.

2008 Pechino

Problemi sanitari per l’ingresso dei cavalli in Cina. Viene così deciso di dirottare lo sport equestre su Hong Kong, dove grazie all’ippica vi è una notevole preparazione all’accoglimento di cavalli provenienti da tutto il mondo. In ogni caso si rende necessaria una quarantena complessivamente di quasi tre mesi tra il periodo precedente la partenza e quello successivo all’arrivo dei cavalli sul luogo delle competizioni. Si registra una novità epocale per il dressage: tre binomi per ciascuna squadra in gara e non più quattro, e dunque senza più la possibilità di scartare il punteggio individuale peggiore. Inoltre la classifica individuale si basa solo su GPS e Freestyle.

Isabell Werth con Satchmo

Anky van Grunsven stabilisce un record formidabile: in sella a Salinero vince la medaglia d’oro individuale divenendo così il primo atleta nella storia olimpica dello sport equestre capace di conquistare il primo posto per tre volte (e per giunta consecutive…!). Isabell Werth ritorna in gara da par suo classificandosi al 2° posto su Satchmo mentre la tedesca Heike Kemmer su Bonaparte è medaglia di bronzo. Dodicesimo oro per la Germania tra le squadre con anche Nadine Capelmann su Elvis (oltre a Kemmer e Werth) davanti a Olanda e alla sorprendente Danimarca. Italia rappresentata a solo titolo individuale con Piero Sangiorgi su Flourian, infine 37°. In totale i concorrenti individuali sono 47, le squadre 11.

2012 Londra

È l’edizione del centenario olimpico dello sport equestre, comparso per la prima volta nel calendario a cinque cerchi a Stoccolma nel 1912. In dressage partecipano 50 atleti in rappresentanza di 18 nazioni, con 10 squadre. Per la Gran Bretagna un successo ubriacante: dopo non aver mai riportato una medaglia olimpica in dressage a partire dal 1912, al cospetto del proprio pubblico gli atleti di Sua Maestà ne conquistano ben due: oro individuale e a squadre!

Charlotte Dujardin su Valegro

Charlotte Dujardin sul portentoso Valegro si lascia alle spalle l’olandese Adelinde Cornelissen su Jerich Parzival e la ugualmente britannica Laura Tomlinson su Mistral Hojris, mentre la squadra che allinea anche Carl Hester su Uthopia vince davanti a Germania e Olanda. Anky van Grunsven stabilisce l’ennesimo record: è la prima tra le amazzoni e i cavalieri di dressage a partecipare a sette edizioni dei Giochi Olimpici! Non solo: con il bronzo a squadre di Londra, l’amazzone olandese sale a un totale di nove medaglie olimpiche personali stabilendo così il nuovo primato assoluto davanti ai tedeschi Isabell Werth e Reiner Klimke con otto. Per l’Italia la gioia corrisponde al nome di Valentina Truppa: l’amazzone piemontese in sella al cavallo italiano Eremo del Castegno parte con il 9° posto in Grand Prix su 50 partecipanti, prosegue con il 18° in Grand Prix Special e termina con il 15° in Freestyle classificandosi così al 15° posto nella graduatoria generale finale, unendosi a Pia Laus (7° posto nel 1992 e 14° nel 2000) nello stabilire i migliori risultati azzurri olimpici di sempre in dressage.

2016 Rio de Janeiro

Alla prima Olimpiade della storia organizzata in America del Sud partecipano 60 atleti in rappresentanza di 25 nazioni con 11 squadre. La britannica Charlotte Dujardin e il suo fenomenale Valegro si confermano oro per la seconda volta consecutiva, davanti alle tedesche Isabell Werth su Weihegold e Kristina Broring Sprehe su Desperados.

Kristina Broring Sprehe su Desperados

La Germania (si ritorna a squadre di quattro binomi) vince la tredicesima medaglia d’oro della sua storia (l’ottava nelle ultime nove edizioni…!) con Sonke Rothenberger su Cosmo, Dorothée Schneider su Showtime, Kristina Broring Sprehe su Desperados, Isabell Werth su Weihegold; argento per la Gran Bretagna, bronzo per gli Stati Uniti. Isabell Werth segna un nuovo primato: con l’oro a squadre e l’argento individuale conquistati a Rio l’amazzone tedesca sale a un totale personale di dieci medaglie olimpiche stabilendo il nuovo record assoluto! I colori azzurri sono rappresentati ancora una volta da Valentina Truppa questa volta in sella al suo Chablis, cavallo insieme al quale l’amazzone azzurra ha costruito la sua favolosa carriera fin dalle gare riservate ai più giovani. Insieme ottengono il 23° posto in Grand Prix, un risultato il cui valore va ben oltre il piazzamento di per sé stesso, calcolando che l’amazzone azzurra vi arriva dopo essere stata vittima di un gravissimo incidente e che lo stesso Chablis una volta giunto in Brasile manifesta qualche problema di salute.

2020 Tokio

In realtà l’anno è il 2021: le Olimpiadi sono state posticipate a causa della pandemia del Covid-19, dopo che si era arrivati addirittura a temere che potessero essere del tutto cancellate come in precedenza è accaduto solo a causa delle due guerre mondiali… L’altra caratteristica molto significativa di questa Olimpiade è che per tutte e tre le discipline le squadre si compongono di tre binomi, quindi senza la possibilità del cosiddetto drop-score (lo scarto del peggior punteggio individuale per stabilire il totale della squadra). Nonostante le difficoltà generate dalla pandemia, la partecipazione è record: in dressage gli atleti sono 58 (la quota massima di 60), le nazioni rappresentate 30, le quadre 15.

Jessica von Bredow-Werndl con TSF Dalera

La tedesca Jessica von Bredow Werndl su Dalera vince la medaglia d’oro davanti alla connazionale Isabell Werth su Bella Rose e alla britannica Charlotte Dujardin su Gio. La Germania aggiunge l’ennesima medaglia d’oro al suo straordinario palmares (oltre a Werth e a von Bredow Werndl la squadra si compone di Dorothée Schneider su Showtime), con gli Stati Uniti in argento e la Gran Bretagna in bronzo. Isabell Werth incrementa così ulteriormente il suo personale carnet di medaglie arrivando a dodici: record assoluto per lo sport equestre (non solo per il dressage). Per l’Italia in gara Francesco Zaza su Wispering Romance: 43° posto in Grand Prix.

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