Dressage olimpico: un viaggio lungo 100 anni/2

di Umberto Martuscelli

La Seconda Guerra mondiale è davvero una sorta di Grande Mietitrice che con la sua mortifera falce compie una strage sconvolgente. Il mondo che si presenta alle Olimpiadi di Londra 1948 non è più quello protagonista dei Giochi di Berlino 1936: tanti atleti sono morti, tanti non sono più atleti, Germania e Giappone sono fuori dalla famiglia olimpica mentre l’Italia vi è compresa seppure con un’immagine decisamente compromessa. La guerra cancella due edizioni delle Olimpiadi: quella del 1940 e quella del 1944. La competizione a cinque cerchi si ripresenta nel 1948 nella città che forse più di ogni altra ha rappresentato i valori opposti a quelli delle dittature e degli assolutismi criminali del fascismo e del nazismo: quella di Londra è un’Olimpiade ben lontana dal gigantismo di Berlino 1936 in termini di organizzazione e strutture e impianti, ma è quella che celebra il ritorno del mondo alla normalità, alla pace, alla fratellanza e alla libertà. Riprendiamo dunque da qui la storia del dressage olimpico.

1948 Londra

Tenendo conto delle difficoltà – talvolta delle impossibilità – incontrate nel mantenere il lavoro dei cavalli durante gli anni di guerra, la Fei propone una ripresa di durata inferiore rispetto a quella utilizzata a Berlino 1936, e inoltre priva di piaffe e passage. La composizione della giuria si riduce da cinque a tre elementi. Partecipano 19 concorrenti in rappresentanza di nove nazioni: Francia, Stati Uniti, Portogallo, Argentina, Svezia con la squadra, mentre a titolo individuale sono rappresentate Svizzera, Austria, Spagna e Messico. La Svezia avrebbe fatto la parte del leone vincendo l’oro sia individuale sia a squadre… se non fosse stato per un fatto davvero sconcertante! Accade questo. La partecipazione alla gara olimpica era ancora riservata a ufficiali. La Svezia aveva il suo più forte rappresentante nel binomio composto da Gehnall Persson con il cavallo Knaust: però Persson era un sottufficiale, con il grado di sergente. Così tre settimane prima dell’inizio della gara l’esercito svedese promuove Persson al grado di sottotenente. A Londra Persson e Knaust confermano il pronostico: e la Svezia conquista la medaglia d’oro! Ma poi accade un fatto inspiegabile: due settimane dopo la fine dei Giochi Persson viene riportato al grado di sergente… Forse le gerarchie militari svedesi avranno pensato che la cosa sarebbe passata inosservata… Purtroppo per loro così non è: il 27 aprile 1949 la Fei con l’approvazione del Comitato Olimpico Internazionale squalifica Gehnall Persson, provvedimento a seguito del quale viene squalificata anche la squadra (bisogna ricordare che le squadre sono ancora composte da tre binomi). La Svezia perde così la medaglia d’oro che passa alla Francia (André Jousseaume su Harpagon, Jean Saint-Fort Paillard su Sous-les-Ceps, Maurice Buret su Saint Queen), gli Stati Uniti ottengono la medaglia d’argento e il Portogallo quella di bronzo. Il podio individuale vede la medaglia d’oro dello svizzero Hans Moser su Hummer, quella d’argento del francese André Jousseaume su Harpagon, quella di bronzo dello svedese Gustaf Boltenstern su Trumpf.

1952 Helsinki

Il… sacrificio di Gehnall Persson nel 1948 produce tuttavia un effetto positivo per l’intero mondo dello sport equestre olimpico: quelle di Helsinki sono infatti le prime Olimpiadi della storia dell’equitazione aperte ai civili, oltre che ai militari sia ufficiali sia sottufficiali. Il salto ostacoli e il completo dunque ricevono un preziosissimo contributo… dal dressage! Non solo: il dressage (e per ora solo il dressage) compie un decisivo passo verso il futuro ammettendo per la prima volta anche le donne in gara. Ripresa di 15 minuti comprendente di nuovo piaffe e passage. I concorrenti sono 27 (quattro amazzoni). I giudici cinque: per la prima – e fino a oggi unica – volta nella storia non vengono calcolati per ciascun concorrente il punteggio più alto e quello più basso. In ogni caso il punteggio viene reso noto pubblicamente solo al termine dell’intera competizione. Ma il fatto più significativo e letteralmente eccezionale di questa edizione olimpica è legato all’impresa compiuta proprio da un’amazzone: la danese Lis Hartel che conquista la medaglia d’argento individuale su Jubilee (oro lo svedese Henri St. Cyr su Master Rufus e bronzo il francese André Jousseaume su Harpagon) nonostante la paralisi di entrambi gli arti inferiori dal ginocchio in giù a causa di una violenta forma di poliomelite che l’aveva colpita a 23 anni nel 1944.

Lis Hartel

Più tardi, alla fine degli anni Cinquanta, Lis Hartel fonderà un centro dedicato alla riabilitazione in sella di persone disabili: nasce da lì l’insieme di attività terapeutiche oggi universalmente conosciute e adottate con il nome di rieducazione equestre o ippoterapia. Tornando a Helsinki: oro per la Svezia con Henri St. Cyr su Master Rufus, Gustaf Boltenstern su Krest, Gehnall Persson su Knaust; Svizzera medaglia d’argento, Germania di bronzo. Altro particolare decisamente straordinario: la squadra tedesca schiera nella propria formazione il campione di salto ostacoli Fritz Thiedemann (12° individuale su Chronist), che per l’appunto nella specialità del salto ostacoli a Helsinki conquista sul leggendario Meteor la medaglia di bronzo individuale.

1956 STOCCOLMA – Olimpiadi a Melbourne, ma lo sport equestre viene dirottato su Stoccolma a causa delle restrizioni veterinarie per l’ingresso dei cavalli in Australia: cosa della quale non si era tenuto sorprendentemente conto in fase di assegnazione dell’evento… In rettangolo si affrontano 36 concorrenti dei quali 11 amazzoni. E proprio due amazzoni salgono sul podio, a dimostrazione di quanto significativa fosse stata l’apertura nei confronti del gentil sesso nel 1952: ancora una volta Lis Hartel su Jubilee (straordinaria campionessa, considerando quanto già detto in precedenza… ) per la medaglia d’argento, mentre quella di bronzo va al collo della tedesca Liselott Linsenhoff su Adular. L’oro per la seconda volta consecutiva lo vince lo svedese Henri St. Cyr, ora in sella a Juli (tre Olimpiadi consecutive su tre cavalli diversi!). Svezia oro con anche Gehnall Persson su Knaust (4° posto individuale, terza Olimpiade consecutiva per loro… !) e Gustaf Boltenstern su Krest (tre Olimpiadi per il cavaliere, due per il cavallo): i tre cavalieri che avevano composto la squadra che avrebbe vinto l’oro anche nel 1948 senza la ‘faccenda’ Persson, e che lo conquista poi nel 1952; Germania argento, Svizzera bronzo.

Henri St. Cyr con Juli

Ma ancora una volta il dressage viene scosso da un fatto che avrà pesanti conseguenze in futuro: il giudice tedesco, generale Berger, classifica i concorrenti tedeschi ai primi tre posti, il generale svedese Colliander fa lo stesso con i tre svedesi. È la goccia che fa traboccare un vaso già ben pieno di malcontento circa la discrezionalità e la parzialità del giudizio dei componenti le giurie delle gare di dressage. La Fei non può non reagire di fronte a tutto ciò: le classifiche rimangono inalterate ma i due giudici vengono sospesi e soprattutto si adottano alcuni sconcertanti provvedimenti circa la successiva edizione dei Giochi Olimpici: che è quella di Roma…

1960 ROMA – Lo ‘scandalo’ di Stoccolma viene pagato a caro prezzo dal programma del dressage di Roma, un’Olimpiade che nel suo complesso rimarrà per sempre nella storia grazie alla sua organizzazione eccezionale, alla sua formidabile portata divulgativa (diffusione televisiva in tutta Europa), a un budget economicamente potentissimo (13 milioni di franchi svizzeri per Melbourne, 120 milioni per Roma… !). In un primo momento la Fei aveva addirittura preso in considerazione la possibilità di escludere del tutto il dressage dal programma dello sport equestre olimpico, salvo poi giungere a propositi più miti sebbene fortemente penalizzanti: eliminazione della classifica di squadra, due soli concorrenti per nazione, nessun giudice della nazionalità di anche solo un concorrente, punteggio per ciascun movimento da 0 a 10 (invece che 0-6). Inoltre al termine di ciascuna ripresa i giudici avrebbero avuto venti minuti di tempo per riunirsi e discutere della prestazione del concorrente e del punteggio assegnatogli (venti minuti di… nulla per il pubblico che ha affollato Piazza di Siena… !); terminato il Grand Prix, i migliori cinque binomi avrebbero ripetuto l’identico Grand Prix il giorno seguente (sempre in Piazza di Siena): le cinque riprese sarebbero state filmate e il risultato annunciato tre giorni dopo… !

Olimpiadi di Roma 1960 – Sergei Filatov su Absent

Diciassette concorrenti in rappresentanza di dieci nazioni: Gran Bretagna, Germania, Portogallo, Svizzera, Svezia, Unione Sovietica, Stati Uniti con due binomi ciascuna, mentre con uno solo Argentina, Bulgaria e Cecoslovacchia. I giudici sono tre: Le Heux (olandese), Margot (francese), Yanez (cileno). Vince la medaglia d’oro il sovietico trentaquattrenne Sergej Filatov sullo stallone di 8 anni Absent; medaglia d’argento lo svizzero Gustav Fischer su Wald e di bronzo il tedesco Josef Neckermann su Asbach.

(2 – continua)

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