A tu per tu con Valentina Viciani

di Redazione

Diciottenne, di Certaldo (FI), Valentina Viciani – giovane leva di successo per il dressage italiano, pratica l’equitazione presso il Centro di Equitazione SEM di Mercatale Val di Pesa, dove la segue quotidianamente l’istruttrice Paola Micheletto. Interpellata da Dressage.it. ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Ci può raccontare come e perché l’equitazione è entrata nella sua vita?

«Penso che l’amore per il cavallo è stato dentro di me: fin da bambina ne sono stata attratta in modo spontaneo ed inconsapevole. E ho riempito le mie giornate giocando ad imitare amazzoni che correvano su cavalli selvaggi. La mia passione si è trasformata in equitazione all’età di 6 anni, in un maneggio semplice e poco organizzato, dove però ho pian piano capito che era davvero quello lo sport che volevo praticare. Ho praticato equitazione a scopo ludico per molto tempo e mi sono avvicinata all’agonismo all’età di 14 anni».

Perché il dressage?

«Il dressage è stata una scelta naturale, è una pratica fatta di precisione, sensibilità e disciplina allo stesso tempo, elementi in cui mi identifico e a cui mi ispiro, ma soprattutto  richiede un rapporto simbiotico con il cavallo che diviene un tutt’uno con il suo cavaliere»

Chi è stato il suo primo istruttore?

«Mi sono avvicinata al dressage lavorando per un breve, ma intenso periodo con Monica Iemi. Ho poi proseguito la mia attività, con ingresso  all’agonismo, con la mia attuale istruttrice Paola Micheletto».

Chi è il suo cavaliere/amazzone preferito e per quali ragioni

«La mia amazzone preferita è Cathrine Dufour, perché trovo in lei caratteristiche essenziali per un dressagista: energia e precisione, ma anche sensibilità ed espressività (perché dressage è anche capacità di esprimere la personalità di amazzone e cavallo che si integrano durante una ripresa)

Il cavallo che sognerebbe avere in scuderia?

«Non ho ancora incontrato il cavallo dei miei sogni; ogni cavallo è espressione del proprio cavaliere e la connessione necessaria per un binomio è a mio avviso spesso imprevedibile, così anche il cavallo più lontano dalle proprie caratteristiche può conquistarti andando a stimolare sensibilità inattese dentro l’amazzone»

Parlando dei suoi risultati, ci può riassumere la sua carriera agonistica con i risultati più importanti?

«I miei risultati più importanti sono arrivati da junior prima a livello regionale (primo posto al Campionato Toscano Dressage), poi a livello nazionale nel 2021 con secondo e terzo posto al Campionato Italiano FEI, rispettivamente in Freestyle KUR e Team Test Junior. Nella mia carriera ho partecipato ad una competizione internazionale presso le scuderie della Malaspina ottenendo un quarto posto».

Qual è la sua principale preoccupazione quando entra in rettangolo?

«Quando entro nel rettangolo la mia principale preoccupazione è tenere sotto controllo le mie reazioni emotive che possono condizionare la prestazione del cavallo»

Quali sono i suoi cavalli e quali sono le loro caratteristiche?

«Il mio cavallo è Paolo 63. Le sue caratteristiche più specifiche sono la sensibilità e la generosità prestazionale».

Qual è il suo cavallo di punta? Ha un soprannome di scuderia?

«Paolo è stato il mio cavallo di punta, e il nostro binomio ha ottenuto risultati per noi soddisfacenti, per certi aspetti inattesi anche se fortemente desiderati.Ii nostri risultati sono stati il frutto di un lavoro assiduo, ben programmato con la mia istruttrice, basato sull’esaltazione dei punti di forza del mio cavallo e sulla fiducia reciproca che necessariamente deve esserci nel binomio».

Qual è l’aspetto del dressage, come disciplina, che le piace di più e quale di meno?

«L’aspetto del dressage che più mi piace è la forte esaltazione del binomio, secondo me la ripresa migliore è quella da cui traspare, non solo l’integrazione tecnica, ma anche espressiva tra cavallo ed amazzone; l’aspetto negativo è a mio avviso l’eccessiva componente economica legata al mercato dei cavalli, che spesso prevarica su aspetti più virtuosi come il talento, la disciplina e la correttezza nel lavoro».

Un pensiero su cosa potrebbe suggerire alla Fise per migliorare la disciplina…

«Mi sento di suggerire alla FISE di incrementare i momenti di formazione integrata tra atleti-giudici-istruttori e di lavorare sul talento degli atleti-amazzoni supportando la creazione di binomi efficaci»

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