A tu per tu con Roberto Brenna

di Redazione

Roberto Brenna ha 38 anni, è di Milano e da diversi anni monta presso il Centro Ippico La Pinetina. Periodicamente viene seguito da Morten Thomsen. Determinato, ironico ma molto serio nel lavoro, Roberto è uno dei volti ricorrenti nei rettangoli soprattutto lombardi dove, nonostante l’età, ‘milita’ da molto tempo.

Ci può raccontare come e perché l’equitazione è entrata nella sua vita? 

«I cavalli sono entrati nella mia vita fin da piccolo. All’ età di 4 anni rimasi affascinato dai cavalli durante una vacanza e al nostro ritorno chiesi di poter imparare a montare».

Perché il dressage?

«Il dressage è sempre stato parte importante della mia vita equestre. Iniziai a montare in una scuderia di dressagisti e anche in seguito fu sempre molto presente nella mia crescita, fino a diventarne parte principale».

Chi è stato il suo primo istruttore?

«Iniziai a montare con Laura Cortese ma l’istruttore che mi ha seguito in tutto il mio percorso e al quale devo molto, è James Connor».

Chi è il suo cavaliere preferito e per quali ragioni?

«Ci sono molti cavalieri che ammiro, non ne ho uno preferito ma cerco di imparare ed ispirarmi, per motivi e caratteristiche diverse, da ognuno di loro».

Il cavallo che sognerebbe avere in scuderia? 

«Mi piacerebbe molto poter avere in scuderia Salvino, il cavallo di Adrienne Lyle».

Parlando dei suoi risultati, ci può riassumere la sua carriera agonistica con i risultati più importanti?

«Nella mia carriera agonistica ho partecipato a 6 Campionati Europei entrando due volte in finale e ho partecipato a un campionato del mondo dei giovani cavalli».

Qual è la sua principale preoccupazione quando entra in rettangolo?

«Non ho una particolare preoccupazione ma una voglia di entrare in rettangolo molto concentrato e in armonia con il mio cavallo per poter eseguire il grafico nel modo più preciso e fluido possibile».

Quali sono i suoi cavalli e quali sono le loro caratteristiche?

«Al momento ho in scuderia molti cavalli giovani, 8 per la precisione, ed ognuno di loro è speciale a modo suo. Ci sono poi i due cavalli da Gran premio, Diamant, un castrone di 13 anni, un compagno affidabile e sincero che prova sempre a fare del suo meglio e Gabber, uno stallone di 10 anni, un cavallo estroverso che ama essere protagonista».

Qual è il suo cavallo di punta? Ha un soprannome nome di scuderia?

«Attualmente ho due cavalli di punta che sono Diamant e Gabber, in scuderia Didò e Justin».

Qual è l’aspetto del dressage, come disciplina, che le piace di più e quale di meno?

«Amo del dressage la continua ricerca di perfezionarsi ed il legame e la perfetta conoscenza e sintonia che si crea con il proprio cavallo. Potrei dire che l’aspetto che meno preferisco è che sia una disciplina a giudizio anche se in realtà è grazie al parere dei giudici che si cresce e ci si migliora».

Un pensiero su cosa potrebbe suggerire alla Fise per migliorare la disciplina…

«Non mi sento di suggerire qualcosa in particolare ma mi piacerebbe ci fosse una maggiore sinergia, finalizzata a obbiettivi e progetti comuni».

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